Cosa rende un territorio più “attraente” di un altro? Quali sono gli elementi su cui la PA dovrebbe puntare per migliore i processi di sviluppo locale?
Proviamo a dare una risposta ai dilemmi spesso complessi che gli amministratori locali, al giorno d’oggi, si trovano a dover risolvere quando si parla di attrazione degli investimenti e di “sostenibilità” dello sviluppo economico locale.
Le strategie di sviluppo degli enti locali
L’attuale economia globale e le mutevoli dinamiche di mercato impongono una profonda revisione delle strategie di sviluppo economico degli Enti locali.
Queste strategie devono necessariamente evolversi per adattarsi al nuovo contesto competitivo, caratterizzato da una forte volatilità della domanda e da cambiamenti repentini e difficilmente prevedibili degli scenari in cui le istituzioni locali si trovano ad operare.
In tale ambito, gli incentivi di natura economica e fiscale giocano sicuramente un ruolo importante, ma è fondamentale porre in evidenza che tali agevolazioni da sole non bastano per attrarre le imprese e sono sempre più i grandi investitori che fondano le proprie scelte di delocalizzazione su altri aspetti prettamente concernenti i fattori di contesto.
Innovazione digitale e attrattività del territorio
Al riguardo, è opportuno sottolineare che non esiste un one best way da applicare per ottenere in maniera scientifica il risultato desiderato, tuttavia è possibile sostenere che l’innovazione digitale è diventata oramai il principale fattore abilitante di attrattività per i territori, nonché una conditio sine qua non per accelerare la crescita e facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro.
La digital innovation, infatti, incide fortemente sulle dinamiche competitive e sul modo in cui la società funziona, cambia il modo in cui lavoriamo e viviamo e sposta la comprensione del territorio e delle distanze.
Facendo leva su tale concetto, i responsabili politici dovrebbero fungere da promotori di un ecosistema digitale territoriale che fornisca alle imprese un vantaggio competitivo di lungo periodo in grado di auto-rinnovarsi periodicamente sfruttando le favorevoli condizioni presenti a livello locale.
La creazione di tale ecosistema dovrebbe passare dalla comprensione dei benefici derivanti dalle collaborazioni e dalle reti, nonché dal modo in cui i diversi stakeholder possano completarsi a vicenda, interagire e cooperare con il fine comune di creare opportunità vantaggiose di sviluppo per tutte le parti interessate.
La collaborazione al centro della governance dei sistemi locali
Ciò posto, lo sforzo da richiedere all’Ente Locale dovrebbe essere quello di implementare un’azione di coordinamento su più livelli (imprese, università, cittadini, start up innovative, centri di ricerca, ecc.) che ponga la collaborazione al centro della governance dei sistemi locali e delle strategie di sviluppo.
In un mondo interconnesso, instabile e in rapida evoluzione, le partnership, le reti e le joint venture sono fondamentali per realizzare un ecosistema digitale favorevole, creando un quadro “motivazionale” di rilievo, molto richiesto dalla stragrande maggioranza degli investitori.
Gestire lo sviluppo locale in modo collaborativo dovrebbe diventare un imperativo per avere successo in ambienti caratterizzati da un crescente numero di stakeholder, ma soprattutto per sviluppare delle comunità tecnologiche in grado di sopravvivere in scenari competitivi sempre più sfidanti.
Le parti interessate da questo processo a livello locale dovrebbero rendersi conto e accettare che non esiste innovazione senza collaborazione e che l’interdipendenza è un fattore da cui non si può più prescindere se si vuole assicurare la crescita del territorio.
Ritornando, dunque, alla prima domanda, possiamo sostenere che l’attrattività di un territorio è il risultato della capacità degli amministratori locali nel saper selezionare e gestire il giusto mix di collaborazioni.
Il modello della Silicon Valley
In tale ambito il caso più emblematico è rappresentato senza dubbio dal modello della Silicon Valley, frutto di un complesso intreccio di collaborazioni che si sono susseguite negli anni e continuano ad auto-alimentarsi.
Gli amministratori locali e più in generale tutti gli stakeholder della Bay Area di San Francisco hanno sviluppato una solida cultura della collaborazione in quanto sono consapevoli che alimentare tale processo, genera più innovazione e contribuisce in maniera significativa a rendere sempre più grande la torta da spartire.
Il tema di fondo, dunque, per le autonomie locali è saper costruire una cultura alla collaborazione che riesca a mettere al centro l’interesse generale e processi di sviluppo inclusivi, piuttosto che il network del clientelismo, i finanziamenti a pioggia e la rete dei favoritismi che ancora oggi, purtroppo, dilaniano le capacità di un territorio di creare valore ed essere competitivo.
Le linee strategiche per un ecosistema digitale
Partendo da queste considerazioni preliminari, è possibile iniziare a tracciare le linee strategiche che la PA locale dovrebbe seguire per creare un ecosistema digitale territoriale:
- facilitare il modo in cui è possibile connettersi, collaborare, negoziare e condividere informazioni;
- incentivare la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative basate sull’utilizzo di nuove tecnologie (machine learning, blockchain, cloud computing, ecc.);
- creare le condizioni favorevoli per tradurre velocemente i risultati della ricerca e le idee in impresa;
- favorire il modo in cui le organizzazioni possono analizzare i dati per approfondire e migliorare il processo decisionale;
- agevolare l’adozione di tecnologie dell’automazione allo scopo di ottimizzare la produttività delle aziende ed incrementare l’efficienza delle attività di routine;
- offrire incentivi per attirare e trattenere la “manodopera” qualificata e le competenze necessarie per innovare.
Seguire queste linee significa iniziare un processo di ripensamento delle logiche tradizionali di sviluppo locale che consentirebbe alla PA di creare le giuste condizioni per stimolare lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e canali in tutti i settori strategici del territorio, generando valore economico per l’intera collettività.
Questo ripensamento dovrebbe avere lo scopo di attivare un circolo virtuoso che ha quale principale effetto quello di attrarre, trattenere e coinvolgere i migliori talenti nello sviluppo e nella crescita del territorio.
Difatti, i talenti presenti su un territorio, interagendo con l’evoluzione delle conoscenze tecnologiche, riuscirebbero ad alimentare il processo di collaborazione, creando le basi per una crescita costante nel tempo che edificherebbe le proprie origini in fattori autenticamente endogeni.
L’Ente locale quale “garante della fiducia”
Tuttavia, in un approccio come quello appena descritto, la teoria dei giochi, venuta alla ribalta con gli studi e gli approfondimenti condotti dal premio Nobel per l’economia, John Forbes Nash jr, ci suggerisce che una soluzione di tipo collaborativo diventa realmente efficace solo quando gli agenti, nel nostro caso gli attori del territorio, si aspettano di dover interagire con una certa sistematicità nel lungo periodo.
L’aspetto sistematico dell’interazione deriva direttamente dalla fiducia: uno stakeholder deve poter confidare nell’ottenimento di una risposta collaborativa da parte degli altri stakeholder con cui entra in contatto; tale risposta deve essere effettivamente messa in atto per creare la cosiddetta relazione win-win in cui tutti gli attori del territorio ne traggono un effettivo vantaggio.
In questo “gioco”, l’Ente locale dovrebbe essere il garante della fiducia ossia il soggetto al quale è demandato il compito di assicurare che all’interno dell’ecosistema digitale territoriale ci siano prevalentemente relazioni di tipo win-win.
Per concludere, dunque, è plausibile affermare che, nel medio-lungo termine, il governo locale che saprà gestire efficacemente i processi di sviluppo locale basati su fiducia e collaborazione, creerà una qualità della vita più elevata, riguadagnerà la stima dell’elettorato e migliorerà la competitività del territorio.