servizi pubblici

Intelligenza artificiale open source per la PA: le norme e i modelli



Indirizzo copiato

I modelli di IA per finalità generali rappresentano un’opportunità significativa per modernizzare la PA. Tra regolamentazione europea, rischi sistemici e necessità di standardizzazione, emerge l’importanza di sviluppare soluzioni pubbliche open source come Minerva

Pubblicato il 22 gen 2025

Giulia Pinotti

Assegnista di Ricerca e PhD in Diritto amministrativo e Droit Comparé



intelligenza artificiale ai act

I modelli di AI per finalità generali appresentano una delle evoluzioni più avanzate nel campo dell’intelligenza artificiale. Questi sistemi sono progettati per affrontare una vasta gamma di compiti, grazie alla loro capacità di apprendere da grandi quantità di dati e di sfruttare le conoscenze acquisite. Si differenziano dalle IA tradizionali, solitamente limitate a un compito specifico, per la loro versatilità e la loro applicazione in contesti diversificati.

Cosa sono i modelli di AI per finalità generali

Fra le loro caratteristiche essenziali si evidenzia la versatilità, ossia la capacità di generare testo, immagini, audio e persino azioni autonome. Questo li rende applicabili in diversi settori, dalla sanità alla giustizia, fino all’amministrazione pubblica, che è il punto sul quale è centrato questo intervento. Divergono poi dai modelli di IA tradizionali per dimensioni e complessità: sono di dimensioni estremamente grandi, addestrati su miliardi di dati provenienti da fonti diverse, come libri, articoli scientifici e contenuti digitali. Da ultimo ricordiamo l’autoadattabilità, dato che i modelli possono essere personalizzati o “addestrati” ulteriormente per specifiche applicazioni senza la necessità di ripartire da zero. Ne sono un esempio GPT-3 e GPT-4 sviluppati da OpenAI, che alimentano strumenti di generazione di testo, come ChatGPT, utilizzati per creare documenti, rispondere a domande o supportare decisioni complesse, MidJourney, che è un modello IA per la generazione di immagini di alta qualità a partire da descrizioni testuali, e altri sistemi integrati, già incorporati in strumenti di uso quotidiano come Microsoft Office (ad esempio, per la scrittura assistita) o nei motori di ricerca come Google e Bing.

Concetto di rischio per l’AI con finalità generali

L’AI Act, che nella sua ultima versione approvata nel maggio 2024, si occupa anche di regolare i modelli di AI per finalità generali, li suddivide in due categorie: generici e sistemici. Questi ultimi sono un sottoinsieme dei Foundation models caratterizzati da un impatto significativo e presentano rischi classificabili appunto come sistemici, poiché il loro utilizzo improprio o la loro vulnerabilità possono avere conseguenze ampie e profonde.[1]

Il tentativo definitorio risulta piuttosto sfumato: potrebbero rientrarvi grandi modelli di linguaggio (come GPT o BERT) utilizzati in infrastrutture linguistiche globali che hanno caratteristiche di versatilità, dato che possono essere adattati a molteplici applicazioni e che hanno impatto su larga scala, influenzando quindi anche indirettamente settori critici (salute, sicurezza, economia). Possono rientrarvi quei modelli utilizzati in catene di fornitura tecnologiche globali, che rendono eventuali malfunzionamenti o abusi particolarmente dannosi.

La dimensione dei modelli e il loro raggio di utilizzo aumentano anche i rischi di propagazione: i difetti o bias introdotti nei Foundation model possono essere amplificati nelle applicazioni derivate. Dovrebbe essere la Commissione europea, con una procedura per ora non chiarissima (data anche la definizione normativa di rischio sistemico, che appare un po’ tautologica), a designare l’appartenenza o meno di un modello alla categoria. Centrale sarà soprattutto la nozione di high impact capabilities, che si ritrova all’art. 3 par. 64 «capacità di impatto elevato»: capacità che corrispondono o superano le capacità registrate nei modelli di IA per finalità generali più avanzati. Come si può ben immaginare è una nozione che lascia molto spazio di discrezionalità alla Commissione – e all’AI Office, chiamato a supportarla.

Le norme di riferimento

Le norme di riferimento sembrano essere le sezioni 2 e 3 del Capo V (modelli di AI per finalità generali), rubricati rispettivamente obblighi dei fornitori di modelli di base e Specificità per i Foundation model generativi con rischio sistemico, a norma delle quali, in sintesi:

  • I fornitori devono garantire che i modelli siano progettati, sviluppati e testati in modo da rispettare i requisiti essenziali di sicurezza e trasparenza;
  • Vi è l’obbligo di fornire una documentazione dettagliata sui dati di addestramento, inclusi i metodi di raccolta e i criteri di selezione, per ridurre i rischi di bias e discriminazione.

Gli oneri aggiuntivi previsti dall’art. 55 hanno come oggetto la necessità di fare un costante assesment del rischio da parte di coloro che sviluppano e rilascio modelli a rischio sistemico.

Le sfide nell’enforcement della regolazione

Le maggiori sfide nell’enforcement della regolazione appena ricostruita possono essere riassunte così:

  • In primo luogo abbiamo detto che l’identificazione dell’impatto è complessa, e da essa discende la distinzione tra i modelli generici e quelli con impatto sistemico;
  • In secondo luogo si tratta di sistemi con un alto potenziale di responsabilità condivisa: i Foundation model sistemici sono spesso sviluppati da un fornitore e utilizzati da terzi in applicazioni specifiche, e ciò rende ancora più complesso attribuire gli assetti di responsabilità;
  • Rischi emergenti: poiché i modelli sono adattabili, il loro utilizzo futuro potrebbe non essere prevedibile al momento della regolamentazione.

Modelli di AI per il settore pubblico: potenzialità e sfide regolatorie

Tentata una ricostruzione della disciplina di riferimento, bisogna interrogarsi su quale sia lo spazio per l’utilizzo dei modelli in esame, tanto generici quanto sistemici, da parte dell’Amministrazione Pubblica italiana.

Sul fatto che vi sia un ampio margine di azione non sembrano esserci dubbi, basta leggere la Strategia italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, che ha una sezione ad hoc dedicata alle potenzialità per la PA e il cui incipit recita: “l’Intelligenza Artificiale può diventare un fattore centrale nella trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, per il suo potenziale che può esprimere sia in termini di strumenti atti a rendere più efficienti le attività interne, sia in termini di servizi più vicini alle esigenze dei cittadini”.

Maggiori dubbi emergono quando si entra nel vivo della costruzione dei progetti con la conseguente necessità di identificare la normativa applicabile. Ciò è ancora più vero quando si tratta di utilizzare sistemi di AI Generativa, a maggior ragione quando classificati a rischio sistemico.

Procediamo con ordine. Se, come si è visto, sull’enunciato teorico dell’utilità dell’IA nella PA non sembra esserci discussione, un passo avanti può essere fatto esaminando i progetti fino ad ora intrapresi: dal Piano Triennale per l’Informatica – sezione dedicata all’IAI – emerge che numerose iniziative sono state intraprese da INAIL (ben 8 i progetti in corso), da INPS – che ha sviluppato fra i tanti un progetto che ha ricevuto molteplici riconoscimenti per smistare automaticamente le PEC in entrata, e da altre amministrazioni virtuose.

Più complesso però è addentrarsi nei meandri delle tecnologie utilizzate e dei problemi regolatori emersi: nella sezione dedicata ai progetti sviluppati da INPS, ad esempio, si legge che è stata già avviata una discussione sulle conseguenze dell’utilizzo di IA generative da parte di Pubbliche Amministrazioni, e che i profili rilevanti sono svariati – dall’utilizzo preferenziale di sistemi sviluppati open source, all’utilizzo di dati sensibili in presenza di sistemi in cloud.

L’esperienza del servizio sanitario UK

Se usciamo dal panorama nazionale, possiamo rintracciare esperienze di utilizzo di IA generative sistemiche da parte del settore pubblico: lo ha fatto l’NHS partecipando allo sviluppo di Limbic (“a ChatGPT-based therapy app”), un chatbot che funge da primo interfaccia per i pazienti con problemi di salute mentale.

IA nella PA: le possibili direzioni per un’esperienza condivisa

Il panorama attuale appare quindi costellato da singole esperienze in via di rapido sviluppo, e da un apparato normativo molto articolato che necessita di un’ampia implementazione, soprattutto per le fasi più operative dei progetti: sarebbe interessante che, in parallelo alle esperienze sul campo, si sviluppasse un’esperienza condivisa, a livello nazionale o europeo, quanto meno in due direzioni:

  • Sarebbe auspicabile la creazione di un protocollo condiviso di utilizzo per tutte le amministrazioni: il primo suggerimento lo si coglie proprio dal Piano triennale, che invita a creare strumenti comuni per l’analisi del rischio modulati sulla base della dimensione di ciascuna PA. Serve poi una ricognizione dei fabbisogni sia in termini di infrastrutture tecnologiche disponibili e da acquisire che di competenze, con una determinazione di ciò che verrà realizzato in house e ciò che può essere esternalizzato. Oltre a ciò, sarebbe rilevante elaborare delle linee guida sui dati che possono essere oggetto di trattamento e sugli strumenti più idonei da utilizzare considerato il fine dell’interesse pubblico (e considerata anche la chiara spinta del Legislatore per l’utilizzo del software aperto).
  • È anche auspicabile la prospettiva di uno sviluppo pubblico di modelli di IA generativa, che permetterebbe un più agevole rispetto della normativa europea e una filiera di trasparenza fin dal modello di training iniziale.

Modelli open source: l’esempio di Minerva

Ovviamente la prima soluzione, anche in questo caso, potrebbe essere quella, da parte del settore pubblico, di ricorrere a modelli sviluppati opensource (ne è un esempio la francese Mistral AI), ma a mio parere è interessante fare un passaggio ulteriore: un modello sviluppato da soggetti pubblici (o in partenariato) pensato per l’esercizio/l’erogazione di funzioni e servizi da parte di Pubbliche Amministrazioni. Va in questa direzione “Minerva”, una famiglia di LLM allenata da zero per la lingua italiana. Anche in questo caso si tratta di un modello aperto, con la peculiarità di essere stato allenato su una fonte di dati aperta. Il progetto è stato realizzato dal gruppo di ricerca Sapienza NLP – Natural Language Processing, all’interno di FAIR – Future Artificial Intelligence Research, con i fondi PNRR e la collaborazione di CINECA, che ha reso disponibile il supercomputer Leonardo, e anche dalle dichiarazioni dei suoi stessi fondatori emerge come la volontà sia quella di diventare il Large Language Model di riferimento per la Pubblica Amministrazione.

Note

Considerando 111: È opportuno stabilire una metodologia per la classificazione dei modelli di IA per finalità generali come modelli di IA per finalità generali con rischi sistemici. Poiché i rischi sistemici derivano da capacità particolarmente elevate, si dovrebbe considerare che un modello di IA per finalità generali presenti rischi sistemici se ha capacità di impatto elevato, valutate sulla base di metodologie e strumenti tecnici adeguati, o se ha un impatto significativo sul mercato interno a causa della sua portata. Per i diversi usi di concetti come sistemi fondazionali e sistemi per finalità generali, si veda A.Santosuosso – G.Sartor, Decidere con l’IA, Il Mulino 2024, pp. 51 e 166.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Video&podcast
Analisi
VIDEO&PODCAST
Video & Podcast
Social
Iniziative
Da OpenCoesione 3.0 a Cap4City: ecco i progetti finanziati dal CapCoe.  Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Capacità amministrativa e coesione: il binomio vincente per lo sviluppo dei territori
FORUM PA PLAY: come unire sostenibilità e investimenti pubblici. Speciale FORUM PA CAMP Campania
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Da OpenCoesione 3.0 a Cap4City: ecco i progetti finanziati dal CapCoe.  Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Capacità amministrativa e coesione: il binomio vincente per lo sviluppo dei territori
FORUM PA PLAY: come unire sostenibilità e investimenti pubblici. Speciale FORUM PA CAMP Campania
Scenari
Il quadro economico del Sud: tra segnali di crescita e nuove sfide
Sostenibilità
Lioni Borgo 4.0: un passo verso la città del futuro tra innovazione e sostenibilità
Podcast
Centro Servizi Territoriali: uno strumento per accompagnare gli enti nell’attuazione della politica di coesione. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
Podcast
EU Stories, il podcast | Politiche di coesione e comunicazione: una sinergia per il futuro
Opinioni
La comunicazione dei fondi europei da obbligo ad opportunità
eBook
L'analisi della S3 in Italia
Norme UE
European Accessibility Act: passi avanti verso un’Europa inclusiva
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3