L’interoperabilità è un concetto poco conosciuto alla maggior parte dei cittadini europei, nonostante i significativi vantaggi economici che porterebbe al percorso di digitalizzazione dell’Unione Europea.
Fino a oggi, infatti, l’evoluzione delle politiche digitali sia a livello continentale che a livello dei singoli Paesi era stata colpevolmente lasciata nelle mani di alcune grandi aziende – le cosiddette Big Tech – che non hanno alcun interesse ad andare in direzione dell’interoperabilità, perché questo – aprendo il mercato – potrebbe avere un impatto negativo sul loro fatturato in Europa.
Interoperabilità dei dati pubblici, l’Italia fa resistenza? La spinta arriva dall’Europa
Oggi, qualcosa finalmente si muove in direzione degli interessi dei cittadini, con l’arrivo dell’Interoperable Europe Act, un documento politico dell’Unione Europea che ha l’obiettivo di migliorare la cooperazione tra le amministrazioni pubbliche dell’UE e gli Stati membri.
Cos’è, in pratica, l’interoperabilità
Il termine interoperabilità è composto dai termini “inter” (latino per tra), “opera” (latino per lavoro) e “capacità”, e descrive la capacità di sistemi e organizzazioni di cooperare per perseguire obiettivi comuni.
In ambito pubblico, l’interoperabilità si riferisce alla capacità – da parte delle amministrazioni – di cooperare, scambiare informazioni e fornire i servizi senza soluzione di continuità attraverso i confini, i settori e le organizzazioni. Supporta inoltre la condivisione e l’accesso ai dati tra i vari settori e livelli amministrativi, per migliorare l’elaborazione e l’attuazione delle politiche.
In sostanza, l’interoperabilità permette di raggiungere obiettivi comuni, in modo indipendente dalla distanza organizzativa o geografica tra gli attori. Per questo, le soluzioni di interoperabilità vengono spesso paragonate a mattoncini giocattolo che possono essere facilmente utilizzati, scambiati e collegati, anche se di colori e forme completamente diverse.
Gli obiettivi dell’Interoperable Europe Act
Secondo la proposta, gli Stati membri, la Commissione, il Comitato delle Regioni (CdR) e il Comitato Economico e Sociale Europeo (EcoSoc) concordano priorità comuni e lavorano insieme a soluzioni comuni di interoperabilità, progettando e attuando politiche in cui gli aspetti digitali sono considerati fin dall’inizio.
La proposta favorisce la condivisione e il riutilizzo di soluzioni e dati tra le amministrazioni, privilegiando l’eliminazione degli oneri amministrativi inutili (compresi gli ostacoli legali, organizzativi, semantici e tecnici), in modo tale da ridurre i costi e i tempi per i cittadini, le imprese e lo stesso settore pubblico.
I risparmi stimati e i vantaggi per cittadini e imprese
I risparmi annui stimati grazie all’interoperabilità sono compresi tra 5,5 e 6,3 milioni di euro per i cittadini e tra 5,7 e 19,2 miliardi di euro per le imprese. Uno studio del 2022 del Centro Comune di Ricerca (CCR) dimostra, ad esempio, che i singoli cittadini potrebbero risparmiare fino a 24 milioni di ore e le imprese fino a 30 miliardi di ore all’anno in attività che non portano nessun vantaggio, e sono dovute all’incapacità di parlare tra loro dei sistemi digitali.
Pertanto, l’interoperabilità diventa un tema fondamentale per le politiche digitali e dei dati dell’UE, e rappresenta un pilastro fondamentale per l’ulteriore sviluppo del mercato unico digitale.
Oltre alla riduzione dei costi, il miglioramento dell’interoperabilità nel settore pubblico può contribuire alla crescita economica, all’aumento dell’indipendenza strategica e politica e alla fiducia dei cittadini nei confronti dei loro governi, con la digitalizzazione e il miglioramento della qualità dei servizi pubblici.
I cittadini potranno finalmente compilare i moduli fiscali, rinnovare il passaporto e accedere alle prestazioni sanitarie con pochi clic, senza dover passare da un sito web o da un ufficio pubblico all’altro e senza dover ricompilare più volte lo stesso modulo, grazie al forte legame di fiducia tra le amministrazioni pubbliche che si stabilisce grazie a uno scambio di dati trasparente.
Nuove opportunità di business per aziende e startup tecnologiche
L’innovazione nel settore pubblico, oltre a migliorare i servizi per i cittadini, crea nuove opportunità di business per le aziende e le startup tecnologiche a livello dei singoli Stati membri, in quanto la cooperazione pubblico-privata “GovTech” – che viene introdotta dall’Interoperable Europe Act – favorisce l’adozione di tecnologie innovative e la sperimentazione congiunta di nuove soluzioni a livello locale.
Quindi, il miglioramento dell’interoperabilità dovrebbe auspicabilmente portare alla nascita e allo sviluppo di una rete di amministrazioni pubbliche interconnesse che collaborano strettamente per promuovere l’innovazione e ridurre l’attuale frammentazione nell’attuazione delle politiche e nel perseguimento degli obiettivi digitali dell’UE per il 2030.
La nascita dell’Interoperable Europe Board
Per guidare questo sforzo comune viene istituito l’Interoperable Europe Board, che riunisce i rappresentanti delle autorità centrali per la trasformazione digitale degli Stati membri, la Commissione Europea, il Comitato delle Regioni e il Comitato Economico e Sociale Europeo. Il board ha il mandato di organizzare le risorse comuni che possono essere riutilizzate per l’interoperabilità e le misure di supporto, e di aggiornare il Framework Europeo di Interoperabilità (FEI).
È essenziale la compartecipazione con e tra gli Stati membri, rappresentati dai loro principali stakeholder: i Chief Information Officer (CIO) governativi (figura che in Italia non è mai esistita, anche se in qualche misura potrebbe essere AgID), responsabili dell’interoperabilità a livello nazionale e dell’implementazione di strumenti e sistemi politici interoperabili a livello europeo. Il consenso tra questi attori può accelerare e sostenere lo sviluppo e l’attuazione di misure e soluzioni per l’interoperabilità.
Lo sviluppo delle soluzioni di interoperabilità – concetti, strumenti, specifiche, programmi, risorse semantiche – verrà finanziato con i fondi del programma UE per l’Europa digitale (DIGITAL) che dispone di risorse specifiche per lo sviluppo e la manutenzione di software e librerie. L’attività coordinata a livello UE eviterà la reinvenzione delle risorse già esistenti, con una duplicazione degli sforzi che costituirebbe un notevole spreco di energie.
Sulla carta, l’Interoperable Europe Act rappresenta un primo passo importante in direzione della restituzione, ai cittadini europei, di quella sovranità digitale che in questo momento passa attraverso il filtro delle Big Tech. Speriamo che il futuro non ci smentisca.