Mi è piaciuto molto ciò che il Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Diego Piacentini, ha scritto nel suo post ‘Verso il nuovo “sistema operativo” del Paese’, perché si torna finalmente a parlare di strategia, cosa che nel nostro Paese non si fa più da oltre vent’anni, non solo in informatica.
Nel passato sono stati fatti grandi progetti, con budget milionari, che hanno portato risultati scarsi o nulli, sicuramente non hanno fatto sistema, hanno portato grandi benefici economici a numerose software house, spesso, purtroppo, senza nemmeno creare posti di lavoro a lungo termine. Ancora peggio, spesso si è fatta confusione fra gli strumenti e i mezzi con la strategia, facendo ancora più danni!!
I punti strategici declinati dall’ing. Piacentini sono tutti corretti e la strategia è chiara. Mi permetto di aggiungere un ulteriore punto. Ovvero la creazione di un archivio strategico a livello nazionale: l’Anagrafe delle Unità Immobiliari, cioè l’associazione fra i dati catastali e quelli di toponomastica. Anche questo archivio deve rispettare il principio valido per l’ANPR (Anagrafe nazionale della Popolazione Residente), ovvero i dati sono unici e stanno in un unico posto. Quello che si sta facendo non mi convince neanche un po’. Bisognerebbe avere il coraggio di cambiare poche semplici regole nel fare gli accatastamenti dei fabbricati. Ma questa è un’altra storia, non vorrei dilungarmi oltre su questo tema.
Il Sistema Operativo del Paese sarà tale se si riuscirà a farlo adottare altrimenti sarà l’ennesimo sforzo invano. C’è un livello intermedio della Pubblica Amministrazione dove si potrebbe agire con una buona speranza di riuscire a fare sistema: i Comuni Capoluogo di Provincia. Io sono il CIO di un Comune Capoluogo di Provincia. In Italia siamo circa 100 ad avere questo ruolo. Sarebbe abbastanza facile riunire questo “team”, trovare una visione comune e attuarla, portandoci dietro tutto il Paese.
Mi permetto di segnalare tre problemi basilari che oggi affliggono i nostri Sistemi Informativi. Questi vanno affrontati e risolti, è la “condicio sine qua non” che se non affrontata non ci permetterà di declinare nessun Sistema Operativo del Paese. E’ così anche nella nostra piccola realtà, dove il progetto politico dell’attuale Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Matteo Ricci viene definito Comune 3.0. Dirò meglio in seguito di cosa si tratta.
Tornando ai problemi di base essi sono:
– Conoscenza e formazione. E’ il problema dei problemi!! Molto spesso nel passato grandi progetti hanno avuto il loro tallone di Achille proprio in questo aspetto. Dobbiamo essere consapevoli che un semplice copia/incolla o spostamento di un file da una cartella ad un’altra è un’operazione che non tutti sanno fare. Ma ancora peggio abbiamo dirigenti di strutture e quadri intermedi che non sanno usare il gestionale specifico della loro attività quotidiana e/o quello della gestione documentale dell’Ente (protocollo, determine, ecc). Questi aspetti di conoscenza, entrambi, sono strategici per il buon funzionamento dell’Ente. La conoscenza e l’uso corretto dei sistemi non comporta solo un aumento di produttività, ma soprattutto deve comportare riflessioni per migliorare gli aspetti procedurali, grazie ad un uso consapevole delle potenzialità del sistema. Spesso la mancanza di conoscenza provoca la creazione di soluzioni complesse, lunghe e dispendiose. Un solo esempio: il mancato utilizzo di una firma digitale su un documento e l’invio del file così firmato viene risolto con la stampa del documento, la firma a penna sulla stampa, l’acquisizione a scanner del documento e il suo invio, magari mediante fax, magari ad una PA (si veda a tal proposito l’art. 47 del CAD!!!). Una follia, lunga e dispendiosa!!!
Cosa possiamo fare? Non stancarci di fare formazione e dedicare risorse a questo tema. Rimotivare il personale, che, con una nota un po’ polemica, è lo stesso che sa usare benissimo facebook (!).
Pensare anche ad un ringiovanimento indispensabile nella PA attuale, che registra un’età media dei dipendenti molto elevata. Introdurre nei concorsi anche prove di informatica, ovviamente per una verifica delle conoscenze di base (office automation, posta elettronica, ecc).
– Strumenti e infrastrutture. Lavoriamo quotidianamente con computer molto datati e con infrastrutture implementate da alcuni lustri. L’informatica va avanti molto velocemente e spesso fatichiamo a seguirne l’evoluzione. Anzi, spesso c’è qualcuno che si chiede se serva veramente un rinnovo del parco macchine oppure se sia meglio utilizzare sistemi che possano “girare” anche su computer obsoleti. SI arriva a mettere in discussione l’utilità di tecnologie nuove, come il cloud, asserendo che esso non serve nella PA italiana. La mia risposta è che serve una continua evoluzione. Nelle aziende private non si cambiano i computer per moda o per vezzo, ma in base a ragionamenti economici. Dobbiamo pensare che un dipendente costa mediamente 150 euro al giorno e la sua produttività deve essere al massimo. Rimanere 15 minuti e oltre, al mattino ad attendere che il proprio computer si avvii non è accettabile.
Anche l’infrastruttura il più delle volte non è più adeguata ad assolvere il suo compito. Parlo dei server, della rete e della connettività. In molte situazioni definiamo server dei semplici computer a cui sono stati affidati compiti “superiori”, la virtualizzazione è una sconosciuta… La rete interna spesso è datata e la capacità trasmissiva non va oltre i 100 Mbit. Ma il vero problema è la connettività. Molti piccoli Comuni vivono in situazione di digital divide dove pensare ad avere una ADSL con banda larga è un sogno. Qui si innesta anche un tema economico: una rete composta da da una decina di computer deve avere a disposizione banda garantita per funzionare al meglio. La banda garantita ha un costo eccessivo. Faccio un esempio: per un Comune con 50 postazioni di lavoro un utilizzo di ADSL con 4 Mbit/s di banda garantita simmetrica e con 8 di picco hanno un costo di circa 5 mila euro all’anno. Sono troppi, considerando soprattutto che la banda sopra citata non rende possibile la remotizzazione di un file system sul cloud oppure in una infrastruttura centralizzata. Con tale banda è appena possibile utilizzare in maniera decente degli applicativi WEB con server centralizzati. Dirò nel punto successivo come penso che possa essere risolto questo problema, in attesa che i costi diminuiscano.
– Frammentazione Ecco un’altra nota dolente!! In questo momento oltre a Pesaro seguo anche tre altri piccoli Comuni e ho avuto modo di toccare con mano la situazione esistente nei piccoli Enti. Giova ricordare un po’ di numeri per capire meglio la dimensione del problema: su circa 8000 comuni italiani circa 5500 hanno meno di 5000 abitanti. Nei piccoli Enti, quindi in circa 5500 realtà, quasi mai si ha una figura specializzata che segue solo l’informatica. La funzione è svolta da ditte esterne oppure dal dipendente che ha sviluppato conoscenze informatiche per passione. Così si fa a mala pena la gestione della quotidianità, nessuna progettualità, nessuna strategia…
Il tema è ben noto, anche Agid ha pubblicato delle raccomandazioni per la razionalizzazione dei CED della PA.
Serve con urgenza concentrare tutto in strutture più organizzate e di dimensioni maggiori, ovvero affidare le funzioni ai Comuni Capoluoghi oppure alle Unioni/Comunità Montane. Per fare questo è strategica la realizzazione di un’infrastruttura, come descritto nel punto precedente. Si dovrà dotare la sede centrale di una connettività con una quantità di banda garantita importante (oltre 300 Mbit/s simmetrica). Le sedi periferiche dei vari Comuni saranno connesse mediante WIFI alla sede centrale. Così si possono avere server virtuali, sicurezza, utilizzo del cloud, ecc.
Ritengo che per affrontare i temi sopra indicati si debbano garantire ai Sistemi Informativi dei vari Enti risorse umane qualificate ed economiche. Per quelle umane si dovrebbe dare la possibilità di escludere dalle regole del turn over i dipendenti addetti ai Sistemi Informativi, garantendo così il mantenimento numerico della dotazione organica. Per quelle economiche si dovrebbe garantire la disponibilità di risorse per investimenti, la cui mancanza nel passato ha generato la situazione attuale. Una prima risposta per un po’ di anni potrebbe essere quella di considerare le spese per investimenti informatici fuori dal patto di stabilità in totale o in parte.