Vediamo qualche progresso promettente da parte del Governo, nelle politiche digitali, rispetto a quel silenzio e vuoto assoluto che avevano caratterizzato i primi mesi dopo le elezioni.
Gli annunci del Governo
Si evidenziano per esempio due idee, annunciate di recente dal vicepremier Di Maio: un fondo dei fondi per promuovere gli investimenti venture pubblici e privati sulle startup (con una leva che secondo il Governo potrebbe mobilitare 3 miliardi di euro) e il prosieguo (riveduti e corretti) degli incentivi Industry 4.0 per le aziende.
Sono due misure apprezzabili, almeno a livello teorico.
A questo si può aggiungere una importante apertura della ministra alla Difesa Trenta a favore gli investimenti in cyber security.
In questo filone bene augurante, di ripresa dei lavori sul digitale, si può inserire anche la nomina di Teresa Alvaro a direttore generale dell’Agid (annunciata nei giorni scorsi dalla ministra della PA e in attesa di essere ufficializzata). Così anche sembra ormai certo il rinnovo del Team Digitale (contenuto nel decreto Milleproroghe, in via di approvazione).
I punti da chiarire
Resta molto da fare e un momento importante di verifica sarà la Legge di Stabilità 2019. Qui, nei dettagli del suo articolato, ci sarà la prima vera opportunità di capire impegno e direzione del Governo. Sapremo in pratica (e davvero) che cosa il Governo farà, come e quanto, a favore dell’innovazione digitale.
Chiarezza è necessaria anche ad altri livelli e su altri fronti.
Non è stato ancora deciso il nome del commissario all’Agenda Digitale, successore di Diego Piacentini. Né circolano nomi a riguardo: vuoto assoluto. E non solo: non c’è stata ancora chiarezza, probabilmente nemmeno nella testa degli stessi decisori, su quali dovranno essere i rapporti tra Agid e Team Digitale.
Insomma, manca ancora una coerenza complessiva a livello di governance nel digitale: annoso problema italiano.
Non si vede, nemmeno all’orizzonte, una strategia – che invece è sempre più chiara in altri Paesi – che metta assieme i vari tasselli della trasformazione digitale ora in capo ai diversi ministeri e coordini l’azione con un piano organico.
La trasformazione della PA e dalla Sanità con la banda ultra larga, gli incentivi a startup e a Industry 4.0; per finire con la cyber security e (l’altra grande dimenticata) la Scuola digitale. Tutti gli esperti concordano che la trasformazione digitale o abbraccia tutto o non è niente.
- Inutile avere aziende incentivate al digitale se le infrastrutture banda ultra larga sono carenti (e viceversa).
- Inutile e pericoloso averle digitali e connesse se poi la cyber security fa acqua.
- Inutile e frustrante, per le aziende, averle digitalizzate quando la PA non lo è affatto (e viceversa: una PA digitale con aziende incapaci di coglierne i benefici della trasformazione è una rivoluzione a metà).
E così via. Questa strategia complessiva – si diceva prima della formazione del Governo – sarebbe potuta essere sostenuta dalla nomina di una figura apicale nel Governo, dedicata al digitale. Nomina che poi, com’è evidente, non è arrivata.
Le speranze non sono esaurite, comunque, per vedere un piano strategico coerente per il digitale. E del resto il Governo è ancora nei suoi primi mesi.
Ci auguriamo di vederne i primi importanti segnali in questa Legge di Stabilità, per poi proseguire al rialzo per tutto il 2019, magari cogliendo le opportunità che arriveranno da importanti e già fissate scadenze. Come, su tutte, l’obbligo alla fatturazione elettronica tra privati, momento in cui sarà cruciale per il Paese avanzare coeso verso i benefici della trasformazione digitale.