Di solito questo è il periodo dei consuntivi e, soprattutto, dei buoni propositi. La serietà dell’attuale situazione pandemica e la recente approvazione della relazione, poi trasmessa al Parlamento e alla Commissione europea, sullo stato di attuazione del PNRR ci inducono però ad essere molto meno visionari e molto più pragmatici e a traguardare l’anno che verrà sulla base di quel che è stato fatto e di quel che dovremo fare nei prossimi mesi.
Ci si soffermerà, pertanto, sulla prima missione del Piano e in particolare sulla prima e seconda componente, che costituiscono buona parte degli impegni per “Italia digitale 2026” e degli obiettivi del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale.
PA digitale, Mochi: “Ripartire dalle competenze. Le tre azioni necessarie”
Partiremo quindi da un esame puntuale di quanto abbiamo già portato a casa, facendo tesoro dei documenti, invero un po’ nascosti nel sito italiadomani.gov.it , che riportano i contributi dei vari Ministeri alla Relazione citata. Metteremo poi in evidenza le principali scadenze previste per il nuovo anno e, infine, proveremo a proporre qualche indicazione speriamo utile per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che abbiamo davanti, senza perdere l’attenzione alla coesione sociale e i principi guida del Piano.
Dei 9 investimenti e 3 riforme che competono al Ministro Vittorio Colao e al Dipartimento della Transizione Digitale di cui si avvale, ben 7 investimenti e tutt’e tre le riforme riguardano la digitalizzazione dell’amministrazione pubblica. Gli altri importanti investimenti attengono alle “Reti ultraveloci, banda ultra-larga e 5G” e alle “Tecnologie satellitari ed economia spaziale”. In tutto stiamo parlando di circa 14,3 miliardi di euro da risorse del PNRR e 1,4 miliardi di euro dal Fondo Complementare.
I traguardi già raggiunti nel 2021
Come per quasi tutti i Dicasteri, con alcune importanti eccezioni, le scadenze del 2021 hanno riguardato solo alcune riforme; in particolare per l’area di nostro interesse parliamo di due riforme, a cui corrispondono due dei cosiddetti milestones, ossia obiettivi qualitativi. Vediamoli:
- Processo di acquisto ICT: la riforma è mirata a rinnovare le procedure di acquisto di servizi ICT per la PA. Attualmente, l’acquisto di servizi ICT comporta dispendio di tempo e risorse per gli attori soggetti al “codice degli appalti”. Per semplificare e velocizzare questo processo è stato approvato l’art. 53 del c.d. “Decreto semplificazioni bis”, il dl 77/21. Questa approvazione costituisce di per sé, secondo il Governo, il raggiungimento dell’obiettivo, infatti permette la possibilità di ricorrere all’affidamento diretto, al di sotto della soglia comunitaria per acquisti relativi a beni e servizi informatici, in particolare quelli basati sulla tecnologia cloud, come pure servizi per la connettività, finanziati in tutto o in parte con le risorse erogate per l’attuazione dei progetti del PNRR; impone l’interoperabilità delle tra le diverse banche dati gestite dagli organismi di certificazione che intervengono nel processo di verifica dei requisiti prevosti dal codice dei contratti pubblici, permettendo così agli operatori di non dover replicare n volte le stesse certificazioni; istituisce un fascicolo virtuale dell’operatore economico in cui figurano i dati per la verifica dell’assenza di motivi di esclusione e che consente la stesura di una “white list” di operatori per i quali la verifica è già stata effettuata.
- Introduzione linee guida “cloud first” e interoperabilità: questa riforma è mirata a facilitare gli interventi di digitalizzazione semplificando e innovando il contesto normativo. Anche questo obiettivo viene dichiarato come raggiunto attraverso l’approvazione dello stesso decreto semplificazioni (dl 77/21) che abolisce l’obbligo di concludere accordi quadro per le amministrazioni che accedono alla Piattaforma Digitale Nazionale Dati; rende inutile l’autorizzazione necessaria per l’accesso diretto ai dati; in merito alla migrazione al cloud introduce la possibilità per l’AgID di disciplinare, mediante regolamenti, i termini e i metodi con cui le pubbliche amministrazioni devono effettuare le migrazioni dei CED. Inoltre, il 30 settembre scorso sono state trasmesse alla Commissione europea le Linee Guida sull’infrastruttura tecnologica della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) per l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati e le Linee guida Policy Cloud First.
Certo non ci sfugge che entrambi questi obiettivi sono stati dichiarati raggiunti attraverso l’approvazione di alcuni articoli di una legge “monstrum”, la cui attuazione richiederà impegno, coerenza, continuo accompagnamento delle amministrazioni. Diciamo che abbiamo dato il via all’opera: è come se avessimo avuto una licenza per costruire una casa: senza licenza la casa non la potevamo fare, ma quanto ad averla in piedi è tutto un altro paio di maniche!
Gli obiettivi che vanno raggiunti nel 2022
Anche per il 2022 gli obiettivi da raggiungere sono principalmente qualitativi e da considerarsi abilitanti per le future azioni. Parliamo infatti di una riforma, di 8 milestones e di 3 target quantitativi.
Riforma 1.2 – Supporto alla trasformazione della PA locale (155 mln di budget tutte sovvenzioni)
Questa riforma, la terza dopo le due che hanno già avuto una codificazione normativa, prevede entro il quarto trimestre del 2022 la creazione di una struttura di supporto alla trasformazione della PA locale composta da un team centrale (con competenze di PMO, amministrazione/gestione delle forniture e competenze tecniche sui principali “domini” interessati) affiancato da unità di realizzazione che si interfacciano con i fornitori locali delle PA. In secondo luogo, sarà creata una nuova società (“NewCo”) dedicata a Software development & operations management, focalizzata sul supporto alle amministrazioni centrali. La migrazione al cloud, infatti, creerà un’opportunità storica di miglioramento delle applicazioni che supportano i processi delle PA. Consolidare in questa NewCo le competenze tecnologiche oggi frammentate su più attori consentirà di supportare al meglio le amministrazioni in questo percorso.
Investimento 1.1 Infrastrutture digitali (900 mln di budget tutte sovvenzioni)
L’investimento ha l’obiettivo di garantire che i sistemi, i dataset e le applicazioni della PA siano ospitati in data center altamente affidabili, con elevati standard di qualità per quanto riguarda la sicurezza, la capacità elaborativa, la scalabilità, l’interoperabilità europea e l’efficienza energetica. A tal fine l’investimento prevede:
- la creazione di una infrastruttura cloud nazionale all’avanguardia, pienamente ridondante e ibrida (cosiddetto “Polo Strategico Nazionale”, PSN)
- la certificazione di alternative di cloud pubblico, sicure e scalabili
- la migrazione dei dati e degli applicativi informatici delle singole amministrazioni verso un ambiente cloud.
L’unica scadenza (ancora un milestone) per il 2022 è fissata nell’ultimo trimestre e prevede che la piena realizzazione si riterrà completata quando tutte le amministrazioni pubbliche interessate avranno portato a termine il trasferimento dei rack individuati verso il Polo Strategico Nazionale (PSN) e sarà stata effettuata con successo la verifica di quattro centri dati, consentendo l’avvio del processo di migrazione delle serie di dati e delle applicazioni di specifiche amministrazioni pubbliche verso il PSN.
Sub-investimento 1.3.1 – Piattaforma nazionale digitale dei dati (556 mln di budget tutte sovvenzioni)
La misura prevede lo sviluppo di una “Piattaforma Nazionale Dati” digitale che dovrà garantire
l’interoperabilità dei dataset tramite un catalogo centrale di “connettori automatici” (le API), pubblicati e utilizzabili da tutte le amministrazioni centrali e locali. Una volta implementata, la piattaforma garantirà l’interoperabilità dei dataset grazie al catalogo API condiviso e alla loro descrizione semantica.
Entro il quarto trimestre del 2022 la piattaforma dovrà consentire alle amministrazioni che metteranno a disposizione le loro base dati tramite API di:
- pubblicare le rispettive interfacce API sul catalogo della piattaforma;
- redigere e firmare accordi sull’interoperabilità digitale attraverso la piattaforma;
- autenticare e autorizzare l’accesso alle API utilizzando le funzionalità della piattaforma;
- convalidare e valutare la conformità al quadro nazionale in materia di interoperabilità.
Investimento 1.5 – Cybersecurity (623 mln di budget tutte sovvenzioni)
Obiettivo di questo investimento è rafforzare le difese dell’Italia contro i rischi derivanti dalla criminalità informatica, a partire dall’attuazione di un “Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica” PSNC), in linea con i requisiti di sicurezza della direttiva europea sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (direttiva NIS), e tramite il rafforzamento delle capacità tecniche nazionali di difesa cyber in materia di valutazione e audit continuo del rischio. Questo investimento, che per il suo stesso oggetto riveste carattere di urgenza, deve essere in buona parte completato entro il 2022. E’ previsto infatti entro il quarto trimestre 2022 il raggiungimento di ben cinque obiettivi: quattro qualitativi (milestones) e uno quantitativo (target). Vediamoli in sintesi: i quattro obiettivi quantitativi sono tutti rivolti alla creazione, regolamentazione e messa in funzione a regime della neonata “Agenzia per la cybersicurezza nazionale”. Il primo obiettivo, ossia la conversione del Decreto legge che la costituisce e l’approvazione del regolamento organizzativo è già raggiunto oggi a fine 2021; il secondo prevede invece la definizione architetturale dell’intero ecosistema della cybersecurity con il suo CERT, il suo HyperSOC, l’uso dell’intelligenza artificiale del machine Learning per analizzare gli incidenti. Si tratta per questo obiettivo della progettazione. Il terzo obiettivo, più impegnativo, richiede che l’Agenzia individui i luoghi in cui sorgeranno i laboratori e i centri di screening e certificazione, i profili degli esperti da assumere, la piena definizione dei processi e delle procedure da condividere tra laboratori e che attivi un laboratorio; infine il quarto obiettivo qualitativo sarà raggiunto se sarà costituita in seno all’Agenzia un’unità interna con il mandato di svolgere le attività di unità centrale di audit per quanto riguarda le misure di sicurezza PSNC e NIS.
Passando all’unico obiettivo quantitativo per il 2022 per questo investimento, si richiede che siano effettuati almeno cinque interventi per migliorare le strutture di sicurezza nei settori del Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica (PSNC) e delle reti e sistemi informativi (NIS).
Tra i tipi di intervento figurano l’aggiornamento dei centri operativi per la sicurezza (SOC), il miglioramento della difesa dei confini informatici e le capacità interne di monitoraggio e controllo. Gli interventi devono riguardare in particolare i settori dell’assistenza sanitaria, dell’energia e dell’ambiente (approvvigionamento di acqua potabile).
Sub-investimento 1.6.3 – Digitalizzazione dell’INPS e dell’INAIL (296 mln di budget tutti prestiti)
ll progetto prevede una revisione approfondita dei sistemi e delle procedure interne, nonché l’evoluzione dei punti di contatto digitali con residenti, imprese e altre amministrazioni pubbliche, al fine di fornire agli utenti un’esperienza digitale senza soluzione di continuità.
Per il quarto trimestre del 2022 sono previsti due obiettivi quantitativi che riguardano l’INPS. Il primo prevede 35 servizi supplementari messi a disposizione sul sito web istituzionale. I servizi devono essere accessibili sul sito istituzionale mediante logiche di profilazione adeguate. I servizi da attuare riguarderanno la presentazione digitale delle richieste di servizi, la verifica dei requisiti per il beneficio, il monitoraggio dello stato della pratica da parte degli utenti, la proposta proattiva di servizi basata sulle esigenze degli utenti e il rinnovo automatico dei benefici senza la necessità di nuove domande.
Il secondo obiettivo quantitativo riguarda la valutazione di almeno 4.250 dipendenti dell’INPS per le competenze informatiche e le competenze certificate migliorate nei seguenti settori del quadro europeo delle competenze informatiche: i) Plan; ii) Build; iii) Run; iv) Enable; v) Manage. I settori di miglioramento delle competenze saranno individuati in base al gruppo di discenti destinatari.
Investimento 3 – Reti ultraveloci banda ultra-larga e 5G (può contare su un budget di 6.708 ml tutti prestiti)
Un ultimo obiettivo, di estrema importanza e decisamente impegnativo deve essere raggiunto per primo rispetto a tutti gli altri, entro il secondo trimestre del 2022 e riguarda l’aggiudicazione di tutte le gare pubbliche per progetti di banda ultralarga: i) “Italia a 1 Giga”, ii) “Italia 5G”, iii) “Scuola connessa”, iv) “Sanità connessa” e v) “Collegamento isole minori”.
Conclusioni
La prima constatazione, dopo questo esame puntuale di quanto si è fatto e di quanto ci aspetta nel 2022, è che, per gli obiettivi dell’Italia digitale, il più è ancora davanti a noi. Il grosso ci aspetta non nel 2022, ma a cominciare dal 2023. Questo in sé non è un male se usiamo l’anno che viene per costruire la macchina che ci dovrà portare ai traguardi dei prossimi anni. E non sono pochi né banali: stiamo parlando, a fronte dei due obiettivi qualitativi (milestones) previsti per il 2021 e degli 8 milestones e 3 obiettivi quantitativi (target) per il 2022, di raggiungere nei quattro anni successivi ulteriori 49 target e 11 milestones.
Una seconda considerazione riguarda un investimento tra tutti che, a mio parere, richiede la massima attenzione e, forse, tempi più veloci o, per lo meno, traguardi intermedi certificati, da intendersi come sub-obiettivi di cui dar conto ai cittadini. Sto parlando dell’investimento 1.7 “Competenze digitali di base”. Come sappiamo quello delle competenze digitali è uno dei nostri maggiori punti deboli nei confronti degli altri Paesi europei (basta guardare il DESI) e giustamente il PNRR inserisce questo obiettivo tra i più importanti tra quelli attribuiti al Dipartimento per la trasformazione digitale e al Ministro per l’innovazione. Sono stanziati direttamente 195 milioni divisi in due sub-investimenti:
- 1.7.1 Servizio civile digitale che consiste nel dispiegare una rete di giovani volontari di diversa provenienza in tutta Italia per fornire agli individui a rischio di esclusione digitale una formazione sullo sviluppo e il miglioramento delle competenze digitali. Può contare su un budget di 60 milioni di euro e ha come obiettivo di fornire, entro il secondo trimestre del 2025,formazione di base a un milione di cittadini attraverso l’impiego di 9.700 giovani che aderiscono all’iniziativa.
- 1.7.2 Reti di servizi di facilitazione digitale: una rete fatta di centri di facilitazione digitale sono punti di accesso fisico, solitamente presso biblioteche, scuole e centri sociali, che offrono formazioni in presenza e online per l’acquisizione di competenze digitali, in modo da sostenere efficacemente l’inclusione digitale. L’iniziativa fa leva su esperienze regionali di successo e mira a diffondere capillarmente questi centri sul territorio nazionale. Può contare su un budget di 135 milioni di euro e ha come obiettivo di fornire, entro il secondo trimestre del 2026, formazione di base ad almeno due milioni di cittadini che partecipino alle attività dei centri.
A questi stanziamenti si somma un fondo di ben 250 milioni destinato alle attività di “Repubblica digitale”, derivato da un’alleanza con le fondazioni bancarie.
A questo proposito mi permetto una raccomandazione che viene dall’esperienza: la formazione, specie per le persone a rischio di esclusione, va sempre legata strettamente ad un incremento, giudicato immediatamente come utile nel qui e ora, delle capabilities di ciascuno. Tante sono le occasioni: poter iscrivere i figli a scuola con SPID, poter usare l’App IO, poter gestire i propri rapporti con le banche, ecc. Si tratta di individuare killer application e usarle per fornire competenze utili subito. Per fare un esempio positivo voglio citare i corsi messi in piedi dalla Regione Emilia-Romagna per spiegare come ottenere e usare SPID, replicato poi in inglese per stranieri e nella lingua dei segni per le persone affette da difficoltà uditive. L’approccio deve partire sempre da bisogni reali e percepiti, che vanno ascoltati. Le competenze digitali non possono che essere considerate un mezzo per aumentare la libertà positiva di tutti, nessuno escluso.
Un ultimo aspetto importante penso abbia bisogno di una maggiore attenzione, ed è quello della comunicazione e della partecipazione dei cittadini e degli stakeholders sia alla fase ascendente dei programmi, quando se ne progettano fasi, tempi e modalità, sia alla fase discendente dell’attuazione. È un aspetto fortemente carente per tutto il PNRR che, sino ad ora, non ha certo brillato per trasparenza e accountability. Sino alla Vigilia di Natale il sito italiadomani.gov.it non aveva dati aggiornati di monitoraggio dell’attuazione e, anche ora, si rende conto ai cittadini di quanto fatto solo con la relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano. Una relazione né scritta né progettata per essere letta e giudicata dai cittadini. Eppure, esperienze positive non mancano, a cominciare dal più volte premiato sito di Opencoesione.
La strada davanti a noi è ancora lunga. Per ora abbiamo solo scritto norme, utili certamente, ma in sé non sufficienti a cambiare i comportamenti. Questo è il compito dei prossimi mesi, ma non lo si può fare da una stanza di Palazzo Chigi, deve essere un’impresa collettiva, progettata in un continuo confronto. Perché l’innovazione, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non si muove top-down né bottom up, ma è un moto circolare che coinvolge sempre e contemporaneamente tutti gli attori.