L’orizzonte
Scelse il sole a picco. Le ombre brevi. Il mare caldo. Il mercoledì, primo giorno del week end. La tanta gente sdraiata sulle stuoie, sulla sabbia bollente. I bambini vocianti nell’acqua limpida. Era affetto dalla Sindrome della Noia Assoluta da quando aveva 5 anni. Un soggetto prematuro. Un caso sempre più frequente, quando tutto era prevedibile e previsto. Fino a 19 anni fa, quando il dottor Annthok Mabiis riuscì in pochi secondi a causare il Grande Ictus Mnemonico e il Pianeta rimase senza memorie, quelle della rete globale, quelle delle nuvole, quelle dell’attuale 114esima generazione. Correva l’anno 2333. Era la mattina del 3 marzo, ore 3:33.
Il comandante della Colonia Astrale 1001, appena parcheggiata sopra il Sud Africa, era da pochi minuti in pausa terrestre, dopo dieci anni passati in navigazione di pattugliamento sulle rotte Terra-Luna e Terra-Marte, con le telecomunicazioni in avaria, senza sapere nulla del Grande Ictus Mnemonico, avvenuto 2 ore prima. Il comandante non era rientrato nel suo alloggio. Era scomparso nel nulla.
“E’ un soggetto a rischio, un rischio inutile, inaccettabile, stupido… Ora che di nuovo nulla è più veramente prevedibile… ora che ci si può di nuovo inventare la nostra vita!” Xina Shaiira chiuse gli occhi, guardando il futuro, lacrimando il passato e respirando a fatica il pezzo di presente circostante.
Akila Khaspros, responsabile della appena nata Memory Squad numero 3, scorreva lunghe liste di nomi, liste su memorie locali, le uniche rimaste. Non leggeva, cercava solo un appiglio visivo, che quelle migliaia di identità non riuscivano a darle. La squadra doveva essere di 5 componenti. L’ordine di formare almeno mille Memory Squad, entro 24 ore, era stato emanato 122 minuti dopo il Grande Ictus Mnemonico. Khaspros, caposquadra dormiente, era entrata in azione nel giro di 11 minuti. Aveva arruolato Xina Shaiira tirandola giù dal letto alle 5:46, perché era la prima analista di terreno e ambiente del continente, la sua migliore amica e magnifica atleta negli anni dell’Imbocco Universitario. Ora Khaspros era alla ricerca di un esperto di navigazione, di un analista di linguaggio e di uno storico delle memorie.
Le 6:57. La giornata era già torrida. Shaiira guardava con fastidio la sua faccia luccicante di sudore riflessa dallo schermo del computer di Khaspros. Al secondo piano del bus, preso come sede di copertura della squadra, l’aria condizionata era fuori uso. I finestrini sigillati per questioni di sicurezza e segretezza. Il bus a due piani stava facendo la sua prima corsa e ad ogni fermata caricava dei figuranti ingaggiati per occupare fino all’ultimo centimetro quadrato il piano strada del bus.
“Xina, una Memory Squad non può! Non può… non può agire su casi privati. Mi dispiace…” ragionò Khaspros con se stessa, con voce astraliata. “Non può… Il nostro compito è recuperare le memorie, le nuvole, o almeno ogni traccia che ci aiuti a ricostruirle…”
“Petran Shaiira non è un caso privato, è comandante di una Colonia Astrale, è terzo in comando nei Servizi del Sistema Solare… Il comando nella nostra galassia era reticolare… Ma ora non funzionano le memorie” constatò Shaiira “e il reticolo è azzerato poche ore… Si è tornati al vecchio sistema della gerarchia individuale…”
“È terzo in comando… Terzo globale” ripeté ragionando Khaspros “Senza reticolo decisionale collettivo… E’ una carica pubblica. E’ un uomo del governo, della collettività… Forse si può fare…” Non guardò gli occhi supplicanti di Shaiira ma il suo collo grondante. “Usciamo da questo forno.” Decise Khaspros, “Andiamo a cercarlo. Al comando dicono che è scomparso. Ma sono sicura che tu hai già delle tracce…” Khaspros aveva ripreso il tono direttivo che le competeva, accompagnato da una frazione di sorriso e d’ironia del cedimento.
Era stato semplice seguire le tracce di una divisa di comandante di Colonia Astrale, per giunta la numero 1001, la più grande e importante della Galassia. Le vistose mostrine e decorazioni sulla sua giacca non potevano passare inosservate. Fu una gara contro il tempo. Khaspros e Shaiira correvano indizio dopo indizio, segnalazione dopo segnalazione, alla vecchia maniera, chiedendo ad ogni angolo di strada “Scusi ha visto un signore, un comandate in divisa, capelli e barba nera, alto quasi due metri?”
Il berretto coi fregi da comandante galleggiava, laggiù, a cento metri dalla riva, sul pelo dell’acqua, in un tratto di mare lasciato frettolosamente libero dai bagnanti. Come si usava.
“Fratello mio, i big data sono cancellati, gli algoritmi previsionali distrutti… il futuro è tornato ignoto, come una volta… La vita è di nuovo tutta nostra, tutta tua…”
Xina Shaiira abbracciò il fratello sollevandolo dai due metri d’acqua che stavano per chiudersi sulla sua esistenza. Lei si girò verso la spiaggia strapiena, tenendolo stretto, perché lui, col mento appoggiato alla sua spalla, potesse guardare verso il mare aperto. Per riempirgli gli occhi d’orizzonte.
(5 – continua)