Entro il 18 settembre le pubbliche amministrazioni e società partecipate dalle pubbliche amministrazioni (in modo totalitario o prevalente) erano tenute a comunicare all’Agenzia per l’Italia digitale “l’elenco delle basi di dati in loro gestione e degli applicativi che le utilizzano”. Questo sulla base dell’art. 24-quater, comma 2, D.L. n. 90/2014, convertito in Legge n. 114/2014 l’11agosto 2014.
Come si evince dai dati pubblicati dall’AgID, le amministrazioni che hanno adempiuto all’obbligo sono state 11780, di cui 5668 comuni e oltre 5mila scuole e università, 10320 le amministrazioni inadempienti. A queste potrebbero aggiungersi, come si legge dal sito dell’AgID, anche altre amministrazioni “doppiamente inadempienti”, cioè quelle che non si sono registrate ancora all’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA),
La lettura della lista delle amministrazioni inadempienti presenta delle amare sorprese, non soltanto per il numero elevato, ma anche per alcune presenze di rilievo: ministeri (Affari Esteri, Sviluppo Economico, Lavoro, Difesa), imprese (Poste Italiane), comuni capoluogo di regione (Cagliari, Campobasso, Catanzaro, Napoli, Perugia, Roma), comuni capoluogo di provincia (Benevento, Caltanissetta, Como, Cosenza, Foggia, Latina, Messina, Ragusa, Reggio Calabria, Sassari, Trapani), oltre a diversi Ordini e Consigli, federazioni nazionali, Casse, enti di previdenza, scuole e università.
L’inadempienza, elevata, non è certo paragonabile a quella ancora oggi registrata per un altro noto e importante obbligo per le amministrazioni, relativo alla Continuità Operativa -art.50bis del CAD: lì ad oggi risultano soltanto un migliaio gli studi di fattibilità presentati per il parere dell’AgID. Ma sempre di inadempienza si tratta, tra l’altro correlata alla richiesta sulle basi di dati: se non ci fosse stata la prima, quasi tutti i dati richiesti con il DL 90/2014 sarebbero già stati noti.
Ecco, probabilmente uno degli scogli da superare in modo rapido, per realizzare un reale coordinamento delle iniziative e delle risorse nelle PA, essenziale per la “trasformazione esistenziale” della PA citata da Renzi, è quello della cultura dell’inadempienza. Secondo cui l’obbligo può essere eluso, senza conseguenze significative, e l’elusione può essere praticata come via alternativa quando le risorse e/o le competenze non consentono di rispettarlo, piuttosto che, ad esempio, pretendere supporto.
Forse è il momento che questa cultura sia bandita, perché rischia di vanificare qualsiasi sforzo positivo. Ed è il caso che il cambiamento culturale passi anche da qui.