La Digitalizzazione del Paese – dalla PA, alle imprese, ai cittadini – è probabilmente lo strumento principale che abbiamo a disposizione per uscire dalla crisi. Digitalizzazione non significa solamente dematerializzare la carta, ma impostare una profonda revisione delle organizzazioni e del modo di lavorare alla luce delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Si è spesso detto in questi ultimi due anni – da quando l’Agenda Digitale è tornata al centro del dibattito – che una componente essenziale della politica industriale del Paese è rappresentata da una chiara strategia verso la Digitalizzazione, che richiede consapevolezza sugli impatti attesi e sul percorso da intraprendere. È innegabile che agire sulla PA, in tutte le sue componenti, avrà un effetto di trascinamento positivo su tutto il sistema Paese.
Attraverso la digitalizzazione della PA e, quindi, aumentando la sua efficienza, è possibile arrivare a risparmiare circa 25 Miliardi di euro su base annua. Circa 15 Miliardi potrebbero essere recuperati digitalizzando i processi della PA: amministrazione, sanità, scuola, giustizia, e così via. Quasi 6,5 Miliardi potrebbero provenire dalla sola Sanità, facendo leva – oltre che sul supporto alle attività di front office, anche sulla deospedalizzazione, spingendo sull’assistenza domiciliare supportata dalla telemedicina, sulla Cartella Clinica Elettronica, sulla Dematerializzazione dei referti e sulla gestione informatizzata dei farmaci. Più di 1 miliardo di risparmi deriverebbe, invece, rendendo obbligatoria la Fatturazione Elettronica verso tutta la PA italiana. Una Digitalizzazione consapevole può infatti portare recuperi di produttività variabili tra il 60% e l’80% dei costi dell’intero processo, con una ricaduta positiva anche sui fornitori di oltre 500 Milioni di € all’anno. Questo valore potrebbe quadruplicare se la Digitalizzazione investisse non solo la fattura, ma tutti gli scambi informativi del Ciclo dell’Ordine. Oltre a questi benefici, potremmo aggiungere un altro Miliardo di € spingendo sul Cloud, che consentirebbe di razionalizzare le infrastrutture informatiche con la virtualizzazione delle macchine fisiche e la creazione di Data Center aggregati.
In aggiunta ai benefici in termini di produttività, la Digitalizzazione dei processi della PA potrebbe produrre oltre 5 Miliardi di risparmi negoziali, aumentando dall’attuale 5% al 30% la quota degli acquisti pubblici di beni e servizi tramite gli strumenti di eSourcing e di eProcurement pubblici. Ma non finisce qui: in termini prospettici, grazie all’introduzione di strumenti informatici come la Fatturazione Elettronica associata a soluzioni digitali per la gestione dei Workflow autorizzativi al pagamento delle fatture passive – si potrebbero contabilizzare minori interessi di mora sui ritardati pagamenti da parte della PA ai Fornitori per circa 5 Miliardi di euro all’anno, secondo quanto previsto dalla Direttiva 2011/07/UE, recepita dal DL n.192 del 7 novembre 2012. Non dobbiamo, infatti dimenticare, che purtroppo, il “primo cliente d’Italia” – la PA – si sta dimostrando incapace di sostenere la “sua” stessa filiera. La dimensione del Debito Pubblico e la scarsa attenzione dedicata negli anni ai modelli organizzativi e gestionali della macchina pubblica – oltre all’esigenza di rispettare accordi di stabilità internazionali – hanno portato la PA a conseguire enormi ritardi di pagamento. Una media ponderata porta a stimare il ritardo in 168 giorni (pari a circa 80 Miliardi di € di debito annuo). Il cronico ritardo della PA nel saldare i propri debiti verso le imprese denota una situazione insostenibile per la nostra struttura imprenditoriale, perché porta all’inversione dei ruoli: non più la PA come volano di uno sviluppo sistemico, ma il privato come “stampella” di un pubblico in estrema difficoltà. Non si possono tacere, ovviamente, nemmeno i benefici della digitalizzazione della PA nell’ambito della lotta all’evasione fiscale. I benefici derivanti potrebbero, infatti, riverberarsi positivamente sia sulla pressione fiscale di imprese e cittadini, attenuandola, che sull’ingresso di nuove fonti finanziarie da destinare a investimenti per migliorare quantità e qualità dei servizi. L’adozione di applicazioni di Data Mining, l’aumento dei pagamenti elettronici, la Conservazione Digitale delle Fatture, nonché una maggiore interoperabilità tra la pletora dei sistemi della PA, per facilitare il dialogo tra le diverse banche dati, potrebbero aiutare a recuperare:
● circa 10 Miliardi di € con l’obbligo di conservazione digitale dei documenti fiscali estesa a tutte le imprese, che faciliterebbe i controlli delle autorità preposte, raddoppiandone la produttività dei controlli;
● circa 5 Miliardi di €, nell’ipotesi di un aumento dal 20% al 30% nell’utilizzo dei Pagamenti Elettronici tra i clienti consumer, indispensabili per ridurre l’evasione su IVA e imposte.
Il capitolo della semplificazione della relazione tra PA, cittadini e imprese, da tanti sbandierata ma ancora da realizzare, può generare risparmi per circa 23 Miliardi di euro. La maggiore produttività che ne potrebbe derivare, è in grado di ridurre di 1/3 i costi della burocrazia oggi sostenuti dalle imprese.
Tutti questi benefici rappresenterebbero un’autentica “boccata di ossigeno” per il Sistema Italia, ottenibile peraltro migliorando la produttività delle risorse coinvolte nei processi e senza gravare sul Debito Pubblico. Naturalmente, l’effetto non è riconducibile esclusivamente a una maggiore disponibilità di risorse economiche, ma anche a un incrementato “potenziale umano”, che può essere impiegato in attività a maggiore valore. Si potrebbero attivare mirate azioni per la riduzione del carico fiscale, finalizzate ad agevolare l’occupazione giovanile, oppure a rivitalizzare sistemi economici in calo di competitività a livello internazionale; si potrebbero pensare misure per il controllo e la riduzione, ma anche indirizzare incentivi e investimenti, orientandoli all’innovazione e allo sviluppo del Paese nei principali ambiti oggetto di nuova imprenditorialità, come le Startup Hi-Tech.
La burocrazia italiana è purtroppo oggi ancora assolutamente asfissiante: lo dimostrano i 70 Miliardi spesi dalle imprese per assolvere ai diversi adempimenti amministrativi, che “bruciano” 285 ore all’anno, pari a più di 35 giorni. Un’enormità, alla quale è ora di dire basta!