Politecnico di Milano

La ricetta per un eGovernment che non sia solo moda

Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano, dopo i recenti risultati della Ricerca 2013-14 dell’Osservatorio eGovernment, indica la strada da percorrere di qui in avanti. Per evitare gli errori passati. Basta approssimazione, è tempo di de-burocratizzare

Pubblicato il 10 Lug 2014

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In questo periodo, complice la nuova riforma della Pubblica Amministrazione, si parla molto di eGovernment e di quanto sia stato fino a oggi realizzato. Ma secondo quanto emerge dalla Ricerca dell’Osservatorio eGovernment, condotta a cavallo tra il 2013 e il 2014, le ricette utilizzate negli oltre dieci anni di progetti di eGovernment, nel nostro Paese, sembrano mancare di alcuni ingredienti fondamentali. Su tutti, a livello strategico, l’identificazione ed il chiarimento di quali siano gli obiettivi che la digitalizzazione della PA realmente dovrebbe perseguire: risparmiare riducendo i costi delle Amministrazioni? Migliorare i servizi affinché corrispondano maggiormente alle reali necessità e aspettative dei cittadini? Oppure l’eGovernment dovrebbe perseguire entrambi questi importanti obiettivi? Rispondere a questi interrogativi concorre quindi a recuperare un disegno generale che è sembrato fino a oggi mancare. Se, infatti, sono anche numerose le esperienze virtuose da cui è possibile trarre spunti, bisogna concedere che si tratta, in ogni caso, di un panorama in cui la frammentarietà delle azioni di innovazione rappresenta un tema ricorrente che contribuisce ad aumentare il divario nella fruibilità e nella qualità dei servizi che gli Enti Locali sono oggi in grado di offrire all’utenza del proprio territorio.

Vi è poi da aggiungere che anche se disponessimo di obiettivi chiari, ancora non avremmo risolto i nostri problemi perché ciò che veramente manca è la realizzazione di azioni concrete e coerenti con gli obiettivi stessi. Quanto fin qui affermato risulta poi particolarmente evidente se analizziamo la fotografia fornita dalla Ricerca in tema di eProcurement. Dal versante della Pubblica Amministrazione, ad esempio, osserviamo come il Legislatore abbia proposto nuovi strumenti con l’obiettivo di razionalizzare la spesa e semplificare i processi di acquisto della PA, aumentando la trasparenza dell’azione pubblica e il livello di concorrenzialità tra le imprese. Ma gli Enti Locali che già utilizzano piattaforme elettroniche d’acquisto, pur riconoscendo la potenzialità di questi nuovi strumenti, oggi lamentano il fatto di non essere in grado di perseguire alcun risparmio e di avere – al contrario e semmai – incrementato le criticità nell’interazione con gli operatori economici. Due Comuni su tre, ad esempio, hanno difficoltà a ricercare i prodotti desiderati e a definire a priori la qualità della fornitura e il livello di servizio ottimale. Il successo e la diffusione delle piattaforme elettroniche passa necessariamente anche attraverso la rispondenza ai desiderata delle imprese che effettivamente riconoscono nel passaggio a piattaforme elettroniche una possibile occasione per semplificare la complicazione derivante dall’eccessiva burocrazia e ampliare così i propri canali di vendita.

Ma ciò che appare straordinario – una vera e propria eterogenesi dei fini, non si sa quanto inconsapevole – è che chi le ha sperimentate dichiara ora che le criticità maggiori risiedono proprio in quegli adempimenti burocratici che presiedono all’ingresso, all’accreditamento ai nuovi sistemi (60%) e alla documentazione tecnico-amministrativa che si deve produrre per l’abilitazione alla fornitura di prodotti e servizi (64%). Che la spinta degli Esecutivi a deburocratizzare, a dare velocità al sistema delle imprese impegnato in una competizione globale, produca il suo esatto contrario è materia sulla quale la politica dovrebbe riflettere e certo affilare le armi. É infatti assai singolare che, messi in campo gli strumenti della velocità, il risultato non sia solo la lentezza, ma – immaginiamo – una sempre più cocente frustrazione quale è quella che proviamo, tutti noi, di fronte ad una grande aspettativa incomprensibilmente delusa.

L’eGovernment e il processo di cambiamento della PA che lo deve accompagnare rappresentano infatti – lo sappiamo tutti, lo aspettiamo tutti – una sfida complessa quanto necessaria da affrontare per rilanciare il nostro Paese. La penuria di risorse e la competizione portata a livello globale non ci permettono più una gestione approssimativa di questi aspetti. È necessario che le azioni vengano correttamente programmate, pianificate e quindi severamente monitorate. Le opinioni pubbliche sono state troppo superficialmente allevate dai media a screditare il mondo della politica. A guardare quel dito che indica invece la pallida luna della burocrazia che – è il caso di dirlo – accompagna e dissemina il percorso della semplificazione con nuovi ostacoli, per opporsi così al cambiamento. Programmare, pianificare, monitorare con grande severità. E se necessario punire: questa è la ricetta con cui attivare un eGovernment che non sia solo moda.

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