Bitcoin nel pallone

Le criptovalute nello sport: casi di successo e rischi

Lo sport si sta rivelando un canale per lo scambio di criptovalute. Il mercato delle cripto sfrutta la profonda crisi delle società sportive, per aumentare il giro d’affari dei fan token e attrarre nuovi investimenti. Ecco le maggiori criticità

Pubblicato il 10 Dic 2021

Filippo Graziano

Consulente in Antiriciclaggio e Privacy

bitcoin terrausd

La grande e veloce espansione del mercato delle criptovalute e la profonda crisi delle società sportive, acutizzata da spese ed emolumenti sempre più alti e dalle entrate ridotte per effetto della pandemia, hanno accelerato l’ingresso delle monete virtuali nel mondo dello sport, con nuovi e importanti investimenti nel calcio in particolare. Ma, nonostante alcuni casi di successo, non mancano le criticità, soprattutto legate all’antiriciclaggio.

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Criptovalute: cosa sono i Fan token dei club

Le società che gestiscono il mercato delle criptovalute in genere hanno spesso molta disponibilità di denaro da investire in marketing. L’intero settore è ancora in una fase di crescita iniziale e quindi sta vivendo un momento in cui ha bisogno di registrare grandi numeri di nuovi utenti per provare ai propri investitori la validità dei prodotti e continuare così ad attrarre nuovi giri d’investimenti.

Uno dei casi emblematici è stato il trasferimento di Leo Messi dal Barcellona, un club con problemi finanziari, al Paris San Germain. Oltre alle disponibilità finanziarie del proprietario della società, ad attirare il celebre calciatore è stata anche che la prospettiva di ricevere il pagamento di una parte dello stipendio, quella concernente i premi, con i fan token del club, una moneta virtuale che sta piano piano conquistando il calcio su scala globale.

In generale i fan token sono criptovalute destinate ai tifosi delle squadre di calcio, che forniscono accesso a beni e servizi legati al club per conto del quale sono emessi. I beni e servizi consistono, di norma, in sconti su biglietti e merchandising.

L’emissione di fan token consente alle società di calcio di fidelizzare e al contempo monetizzare la propria fan base senza apportare alcuna modifica alla loro struttura societaria e proprietaria e senza soggiacere agli oneri legali (ed economici) che comporterebbe l’emissione di prodotti finanziari.

Infatti, chi acquista i fan token non compra quote o strumenti finanziari della società sportiva, ma solo servizi e una “influenza”, direttamente proporzionale al numero di token posseduti, nei sondaggi proposti dal club.

Criptovalute e sponsorizzazioni serie A

Nella nostra serie A ormai i maggiori club sono sponsorizzati in maniera importante da società di criptovalute. Ecco una panoramica sui casi più eclatanti del campionato di calcio italiano per capire l’ampiezza del fenomeno.

I casi Inter e Roma

In particolare, a trarre i maggiori benefici è stata l’Inter che ha sostituito lo sponsor storico della Pirelli con la Socios.com, società di trading di criptovalute, che è lo sponsor di maglia per circa 20 milioni di euro (contratto di un anno con opzione di rinnovo fino al 2024). Invece Zytara è il global digital banking partner del club nerazzurro, per circa 21 milioni di euro annui. La scritta “$Inter Fan Token”, posta al centro delle nuove maglie dei campioni d’Italia, non può passare inosservata.

Anche la Roma subisce il fascino delle cripto. Per i prossimi tre anni sul petto delle maglie giallorosse, in base ad un accordo ci sarà il logo di Digitalbits, società di criptovalute che ha già fruttato al club 36 milioni di euro. Ricordiamo che la stessa società, a seguito del decreto Dignità che ha vietato la pubblicità di giochi d’azzardo, aveva perso la sponsorizzazione della Betway.

I casi di Milan e Juventus

I calciatori rossoneri invece mostrano la propria cripto partnership sulla manica. La squadra ha stretto accordi per sleeve partnership con BitMEX. Per il Milan la sponsorizzazione significa ritrovarsi in cassa dai 3-4 milioni di euro in più a stagione.

Anche la Juventus presenta la propria cripto partnership sulla manica in virtù dell’accordo per sleeve partnership con la già nominata Socios. La società bianconera sembrerebbe riuscita a portare il valore del proprio fan token a 12.55 euro.

Lega di Serie A, fra cripto e NFT

Anche la Lazio ha annunciato l’intesa con Binance: anche in questo caso l’accordo triennale è del valore massimo di 30 milioni circa. Poi anche lo Spezia reclamizza Bitci.com sul retro maglia. Inoltre, Sorare, dal 2021, è partner di 11 club di Serie A.

Ci sono squadre che invece si sono impegnate anche nel fare cassa con ciò che gira intorno ai fan token, come gli NFT.

Questo è il caso della Fiorentina che dato vita a una versione digitale della propria maglia
ufficiale. Così, 95 tifosi fortunati, potranno entrare in possesso di una versione del tutto personale della maglia della viola, riconosciuta a tutti gli effetti di loro proprietà. Ad attestare l’unicità e la proprietà sarà uno speciale smart patch in collegamento con un NFT registrato sulla blockchain.

Non solo criptovalute: gli NFT della Lega Serie A

Ma non solo le singole squadre guardano a questo mercato, ma anche la Lega Serie A ha raggiunto accordi di sponsorizzazione con la maltese Crypto.com.
Infatti, questa società è risultata come sponsor della scorsa finale di Coppa Italia e, da questa stagione, ha anche ottenuto la cessione dei diritti di sponsorizzazione relativi al Video Assistant Referee (VAR) e alla Goal Line Technology (GLT), che permetteranno alla società di accedere alle grafiche virtuali durante i match del campionato.

La partnership ha portato alla creazione di NFT (non-fungible tokens, letteralmente: gettoni non scambiabili), oggetti, come la coppa in sé, rappresentazioni digitali di eventi: vedi i video dei gol della finale tra Juventus e Atalanta, per esempio.

I token calcistici

Per quanto riguarda, invece, i token calcistici, il record spetta invece a Cristiano Ronaldo con 290 mila dollari (meno di 250 mila euro) per una sua carta da collezione su Sorare, piattaforma ispirata al fantacalcio che vanta diversi personaggi di rilievo tra i propri investitori.

Pique e Griezmann, di recente, hanno preso parte al finanziamento complessivo da 50 milioni di euro.

Altri giocatori hanno stretto una partnership con Zilliqa, la piattaforma di blockchain pubblica che si sta focalizzando proprio sul calcio e sulle partnership con altri portali di vendita NFT. Tra i giocatori ricordiamo: Diogo Jota, Renato Sanches, Keylor Navas, Pepe, Radamel Falcao, Ruben Dias, João Félix, Diego Costa, Raul Jimenez e James Rodriguez, dieci giocatori rappresentati da Jorge Mendes e Polaris Sport e molti altri.

Il quadro europeo

Dando uno sguardo al panorama europeo, possiamo evidenziare l’accordo di partnership per il
brand eToro (società multinazionale di social trading e brokeraggio multi asset) nel mondo del calcio francese.

Sarà il nuovo sleeve sponsor dell’AS Monaco (club di Ligue1) fino alla stagione 2022. La stessa è già sponsor di alcune società di English Premier League, tra cui Everton (secondo club della città di Liverpool) e l’Aston Villa. Oltre a ciò la company cipriota sarà sponsor del team eSports del club monegasco (sempre per la stessa durata contrattuale). Sei club della English Premier League (EPL) hanno ufficializzato la partnership con “eToro” anche per la prossima stagione sportiva.

Nello specifico, sponsorizza il Southampton, il Tottenham Hotspur, il Crystal Palace, il Leicester City, l’Aston Villa e l’Everton (per quest’ultimo club sarà anche “official online trading partner.”). L’investimento complessivo di eToro nel mondo del calcio (considerando anche la pubblicità on/offline di supporto) è stimato in 12 milioni di euro. Una cifra record per un’azienda operante nel settore del trading online.

Criptovalute tra baseball, F1 e Nba

L’espansione delle criptovalute nello sport è senza limiti. Anche Crypto.com è il nuovo sponsor della Formula 1. Infatti a giugno, la F1 ha aggiunto ai propri sponsor Crypto.com, una società che fornisce portafogli digitali per pagare in criptovalute. Un accordo da circa 30 milioni di dollari l’anno.

Non poteva mancare, infine, l’NBA, con i Portland Trail Blazers che sfoggiano sulle loro maglie da gara il marchio di Fintech Storm X, una società che offre una carta di credito per fare acquisti con le criptovalute.

In altre situazioni abbiamo visto l’introduzione di criptovalute attivamente nello sport made in USA. I Dallas Mavericks di Mark Cuban e i Sacramento Kings permettono già ora ai tifosi di acquistare i biglietti utilizzando Bitcoin.

Dallas accetta addirittura Dogecoin, molto cari a Cuban, mentre i Kings hanno da poco dichiarato di voler offrire la possibilità di elargire stipendi per giocatori e staff direttamente in Bitcoin, ma la NBA non l’ha ancora consentito.

Nel baseball invece sono stati gli Oakland A’s a vendere l’utilizzo di una suite nel loro stadio per tutta la stagione 2021 per il valore di un Bitcoin.

Molte altre sponsorizzazioni e accordi commerciali avvengono in altri sport ed altre parti del mondo.

Criticità legate alle criptovalute: volatilità e antiriciclaggio

Oltre al rischio della volatilità insito nel mercato delle criptovalute, sono state evidenziate, nell’ultimo periodo, anche altre criticità legate a questo tipo di società che forniscono servizi nell’ambito delle monete virtuali.

Infatti, alcune sono alle prese con sanzioni e blocchi da parte di diversi organi di controllo.
In particolare le attenzioni degli organi di controllo sono state rivolte alla sede operativa delle società o dove, in ultima analisi, sono svolte le transazioni.

Sembrerebbero quasi tutte privilegiare i vari luoghi considerati paradisi fiscali. Inoltre già alcuni dei responsabili delle società o le stesse società risulterebbero già sanzionata per varie violazioni alla normativa di antiriciclaggio.

Linee guida del GAFI e attenzione del FATF

Il rapido e inesorabile diffondersi delle valute virtuali ha attirato l’attenzione delle autorità di controllo antiriciclaggio internazionali GAFI e FAFT che in particolare si sono focalizzate sul fenomeno, per evitare che i nuovi strumenti possano essere utilizzati a fini illeciti, approfittando delle loro intrinseche connotazioni di anonimato e carenza, se non addirittura totale mancanza di assetti regolatori uniformi e chiari AML/CFT.

Già nel settembre 2020, il GAFI ha pubblicato il “Virtual assets red flag indicators of money laundering and terrorist financing” con cui ribadisce che l’utilizzo di nuove tecnologie, per trasferire rapidamente valori in tutto il mondo, oltre ad avere potenziali vantaggi dati dalla rapidità ed economicità dei pagamenti, può essere utile strumento a disposizione della criminalità.

Infatti, l’anonimato che caratterizza i virtual asset può consentire il riciclaggio di proventi di reati come:

  • il traffico di droga;
  • il contrabbando illegale di armi;
  • la frode;
  • l’evasione fiscale;
  • gli attacchi informatici;
  • l’aggiramento delle sanzioni internazionali;
  • il finanziamento del terrorismo.

Per tutti questi motivi sono evidenziati una serie di indicatori di anomalia (red flag indicators) che potrebbero suggerire l’uso illecito di virtual asset, utili a supportare, da un lato, i VASPs, le istituzioni finanziarie, i professionisti e i soggetti obbligati a rilevare e segnalare le transazioni sospette e ad applicare una corretta customer due diligence, dall’altro, le Autorità di Controllo nell’analisi delle segnalazioni di operazioni sospette e nell’attività di vigilanza AML/CFT in generale.

Il lavoro trae origine dai casi che il FATF ha analizzato. Da uno studio effettuato sulla base di oltre cento casi di utilizzo anomalo di virtual asset, segnalati tra il 2017 e il 2020, e sono un ottimo strumento pratico a disposizione dei soggetti obbligati e delle Autorità di Controllo per l’attività di monitoraggio AML/CFT.

Chiaramente il Rapporto precisa, come generalmente è negli indicatori, che la rassegna delle condotte descritte nel rapporto non è di per sé sufficiente per l’inoltro delle SOS, ma l’attività dei vari soggetti obbligati dovrà sempre considerare tali condotte in un contesto più ampio e in combinazione con i convenzionali indicatori di rischio connessi ai clienti, alle operazioni e ai prodotti.

Tra gli indicatori ricordiamo:

  • anomalie connesse alle transazioni, quando la loro dimensione e frequenza denoti una serie di
    criticità;
  • indicatori riguardanti modelli impropri di transazioni, in particolare relative a nuovi clienti che attivano relazioni non coerenti con il proprio profilo;
  • indicatori associati a tecnologie che garantiscano l’anonimato, rendendo i VAs appetibili veicoli di riciclaggio e finanziamento del terrorismo;
  • indici di anomalia relativi ai mittenti o ai destinatari delle transazioni, in particolare, nel momento dell’attivazione dell’account (indirizzi IP anonimi, molteplici account creati da uno stesso soggetto) oppure quando non sia possibile procedere alla customer due duligence (informazioni insufficienti, incomplete o false sul cliente, origine dei fondi e destinazione);
  • red flag indicators sulla provenienza dei fondi che, dall’analisi dai casi emersi nel Documento, si sono dimostrati derivare da traffico di droga, frodi, truffe informatiche e attività criminali in genere oppure l’uso di VAs originati o destinati a servizi di gioco d’azzardo online, l’uso di carte di credito/debito collegate a VA wallet per prelievi di ingenti quantità di valuta corrente (crypto-to-plastic);
  • indicatori di anomalia collegati al contesto geografico, soprattutto relativo allo “sfruttamento” da parte dei riciclatori di debolezze sistemiche in termini di carenze nell’applicazione degli standard GAFI nello specifico settore dei VAs e dei VASPs. Infatti, è emerso che molti paesi ancora non richiedono il rispetto dei requisiti AML/CFT per i soggetti operanti nell’ecosistema dei virtual asset e, proprio in queste giurisdizioni “a rischio”, si assiste alla domiciliazione di VASPs nonché alla provenienza, destinazione o transito delle operazioni.

Pertanto, il Faft auspica che tutti i Paesi adottino specifici regolamenti sulle cripto sulla base delle linee guide dettate dallo stesso organo internazionale, tenendo conto anche delle nuove strutture commerciali e cioè token non fungibili (NFT), la finanza decentralizzata (DeFi), il commercio peer-to-peer (P2P) e le stablecoin.

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