Dopo un 2018 nel segno dell’attesa per quanto riguarda la trasformazione digitale, il 2019 dovrà essere dedicato alla realizzazione concreta di alcuni obiettivi condivisi. In questo contesto, le Regioni si si propongono e confermano il loro interesse ad essere soggetti aggregatori a livello territoriale. Sullo sfondo, permane la necessità di accelerare sull’attuazione del Piano nazionale Banda Ultra Larga e di trovare un chiaro riferimento nel capitolo della Governance del Piano Triennale per l’Informatica nella PA rispetto al ruolo che le Regioni dovranno giocare nell’attuazione della strategia nazionale.
2018 e digitale, un anno nel segno dell’incertezza
Le elezioni di marzo e le difficoltà nella costruzione di un Governo hanno prodotto effetti di incertezza che poi si sono palesati nella sostituzione del DG di AgID (a giugno era già evidente che Samaritani sarebbe uscito ma solo a settembre si è avuta certezza della scelta della scelta della nuova DG Teresa Alvaro) e della fine dell’esperienza di Diego Piacentini come Commissario all’Agenda Digitale ma della prosecuzione del Team Digitale con anche la nomina, al suo posto, di Luca Attias. Contemporaneamente o quasi è stato ricostituito il Comitato Banda Ultra Larga, orfano di un sottosegretario ma con Di Maio presidente. L’autunno 2018 ha quindi segnato una fase in tutto e per tutto nuova in termini di riferimenti nazionali pur in continuità sotto il punto di vista delle policy e degli obiettivi.
Tutti i dossier digitali sul tavolo delle Regioni
Le Regioni in questi mesi hanno a loro volta rinnovato la presidenza della Commissione Speciale Agenda Digitale, struttura di supporto alla Conferenza dei Presidenti, identificando l’Assessore Sebastiano Callari della Regione Friuli Venezia Giulia come Presidente.
I dossier caldi sul tavolo delle Regioni in materia di digitale restano gli stessi di inizio anno:
- Piano nazionale Banda Ultra Larga (BUL): attuazione e avvio fase II;
- Piano nazionale Crescita Digitale
- Piano Triennale per l’Informatica nella PA.
Tema collaterale ma non secondario ritengo che sia quello della governance nazionale/locale utile all’attuazione di entrambe le strategie.
Piano BUL, lo stato dell’arte
Partendo dalle infrastrutture va ricordato che il Piano BUL è oggi in fase di attuazione avanzata nella maggior parte del territorio nazionale (primi due bandi) ed è di fine dicembre la notizia dell’aggiudicazione del terzo bando che riguarda Puglia, Calabria e Sardegna e che vede anche in questo caso Open Fiber come soggetto attuatore. Dopo un faticoso avvio dei lavori, persistendo difficoltà in termini di progettuali e di permessistica in alcuni casi, ricordando che si tratta di una operazione particolarmente complessa sia dal punto di vista della progettazione che delle risorse finanziarie messe in campo da Regioni (fondi FESR e FEASR) e Governo (FSC).
Dopo un forte pressing delle Regioni sono stati quindi aggiornati i dati del sito bandaultralarga.italia.it relativamente alla pianificazione per gli anni 2019 e 2020 dei primi due bandi, includendo anche le lavorazioni in corso che nel 2018 che interessano oltre un migliaio di Comuni. Lo stato dell’arte ci consegna quindi uno scenario in cui, tra numerose difficoltà in essere, sono avviati i lavori e a breve dovrebbero realizzarsi le prime accensioni massive. Questo punto di partenza non accontenta comunque le aspettative delle Regioni che confidavano di avere risultati in tempi più rapidi e che quindi richiedono una accelerazione dei lavori e la costituzione di un COBUL in tempi stretti in modo da affrontare tutti temi rilevanti.
Il Piano Banda Ultra Larga peraltro non può esaurirsi con gli interventi nelle aree bianche, come più volte detto, ma necessita di avviare in tempi rapidi una azione consistente sulle aree grigie in cui non siano ancora disponibili servizi a banda ultra larga oltre i 100 mega (è qui che risiedono le piccole medie imprese che sono morte economico del Paese), di azioni a favore della domanda di banda ultra larga e di interventi di cittadinanza digitale per garantire l’accesso alla Rete in banda ultra larga a tutti (WiFi pubblico). Su tutti questi punti le Regioni sono già pronte a un confronto.
Crescita Digitale, le Regioni come soggetti aggregatori
Sul fronte della strategia Crescita Digitale i nuovi riferimenti nazionali confermano due strutture come AgID ed il Team Digitale che possono fare molto per perfezionare le modalità di attuazione del Piano triennale, oltre che trovare forme efficienti di coordinamento. Su questo aspetto le Regioni si propongono e confermano il loro interesse ad essere soggetti aggregatori a livello territoriale e si impegnano a trovare la corretta e differenziata definizione di tale ruolo negli accordi AgID-Regione in fase di definizione ed approvazione. Regione Abruzzo ad oggi è l’unica Regione che ha approvato l’accordo con AgID ma già da inizio 2019 si intensificheranno i lavori per procedere alla puntuale definizione dei singoli accordi per le altre Regioni. Il senso di questa collaborazione deve essere quello di definire e rafforzare il ruolo di snodo territoriale a supporto degli enti locali anche con i supporto, ove presenti, delle società in-house ICT che rappresentano per il settore pubblico un fondamentale partner per l’innovazione e la trasformazione digitale.
Le premesse proposte dalle Regioni all’AgID, nel corso di un incontro della Commissione Speciale Agenda Digitale che ha visto presente Teresa Alvaro, sono quelle di focalizzare poche priorità e su quelle concentrare le azioni congiunte concordando obiettivi misurabili e riducendo al minimo il carico burocratico necessario. Ci sono alcune piste di lavoro, particolarmente impattanti, come quella sulla qualificazione dei CSP e dei PSN che necessitano di un ulteriore e più precisa definizione al fine di poterne davvero darne attuazione ma nel rispetto dei ruoli, degli investimenti e delle capacità disponibili sui territori. Su questo tre Regioni ed AgID hanno trovato massima convergenza nella scelta di cooperare da subito nella stesura delle documentazioni più rilevanti.
L’allineamento tra AgID e Team digitale
Il coordinamento tra AgID e Team digitale è garantito dalle rispettive figure di management e vede in questo periodo intensi lavori di analisi ed allineamento, questo approccio per le Regioni è il migliore possibile in quanto permette di avere impostazioni univoche su temi a volte gestiti a scavallo tra le due strutture. Le Regioni collaborano con il Team Digitale su più fronti e proseguiranno in tale direzione al fine di ottimizzare le scelte tecnico-tecnologiche che verranno realizzate nei prossimi mesi.
Uno dei punti più rilevanti, chiaramente, resta la visione di AgID e Team Digitale rispetto al ruolo che le Regioni (e le loro in-house ICT) debbano giocare nell’attuazione della strategia nazionale sul “digitale”. Su questo va sottolineato che vi sono differenze territoriali in termini di avanzamento su vari aspetti ma che complessivamente il livello Regionale è di certo quello ottimale per una vasta gamma di azioni di “trasformazione digitale” che debbano interessare le PA come pure per gestire interventi a favore di cittadini ed imprese. Su questo si è speso molto l’Assessore Callari nel corso dell’ultima Commissione Speciale Agenda Digitale. In attesa delle bozze del Piano Triennale per l’informatica nella PA l’auspicio è quello di trovare un chiaro riferimento nel capitolo della Governance in modo da dedicare il 2019 prioritariamente alla trasformazione in realtà di alcuni obiettivi condivisi.