Pa digitale

Le tante incognite del Documento digitale unificato

Si apre un percorso che durerà tre-quattro anni, ma ancora non si sa come in effetti potremo usare le nuove carte e come verranno prodotte. Almeno stavolta si eviterà l’errore di gravare sui Comuni

Pubblicato il 10 Ott 2012

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Ci vorranno anni per diffondere la soluzione, una spesa consistente e prodotti e servizi collegati che sono da definirsi con successivi decreti attuativi. All’interno dell’Agenda digitale c’ è un passaggio dedicato all’adozione di un documento digitale unificato. Trattasi, dopo gli stenti della prima carta di identità elettronica nostrana, di un documento che accorperà la tessera sanitaria, la carta d’identità e la carta nazionale dei servizi. Secondo le anticipazioni degli ultimi mesi, i primi cittadini a stringere fra le mani la novità si vedranno nella primavera del 2013 e il costo dell’operazione è di 62 milioni di euro l’anno. Il decreto stabilisce che “le modalità tecniche di produzione, distribuzione e gestione del documento unificato saranno stabilite da un decreto del ministro dell’Interno, di concerto con i ministro dell’Economia, per la Pubblica amministrazione e per l’innovazione tecnologica e, limitatamente ai profili sanitari, con il ministro della Salute”.

Paolo Colli Franzone, direttore di Netics ed esperto dell’argomento, pone sull’operazione “un grande punto interrogativo”. “Mettere insieme”, spiega, “due documenti e le carte regionali, laddove esistono, è una bella semplificazione. Il problema è che si tratterà di spendere una cifra importante per emettere nell’arco di qualche anno 60 milioni di carte e che non sono ancora chiare le modalità in cui si potrà utilizzarle”. Spuntate le voci riconoscimento rapido da parte delle autorità e benefici nell’àmbito sanitario, “il rischio è che la somma dei costi necessari per carta elettronica e carta dei servizi non copra il costo della carta unica”. L’esborso maggiore sarebbe giustificato dall’introduzione di altre opzioni, ma è proprio questo l’aspetto che rende scettico Colli Franzone. Operazioni come “il pagamento di un biglietto per i mezzi pubblici o la prenotazione di una visita medica possono essere tranquillamente effettuate con una one time password o con il telefonino“. Senza dimenticare che la lettura dei dati contenuti nella carta deve essere affidata a lettori di smart card, che non hanno una penetrazione degna di nota fra i potenziali possessori della nuova soluzione. “Definire, prima di partire, usi e tecnologie da dispiegare” eviterà che, “tra tre o quattro anni”, l’ultimo italiano coinvolto si trovi tra le mani “un oggetto d’antiquariato”. E’ questo infatti l’orizzonte temporale in cui, secondo Netics, si diffonderà davvero il Documento (e quindi circa il 2016). Come detto, l’Agenda rimanda in questo senso a un successivo decreto.

Il coordinatore dell’ufficio Progetti strategici per l’innovazione digitale di Palazzo Chigi e responsabile del tavolo e-gov della cabina di regia per l’Agenda digitale Paolo Donzelli ha anticipato che al Corriere delle Comunicazioni il “documento unificato sarà in policarbonato e conterrà due distinti chip”; ci siamo quindi rivolti a Poligrafico, che presumibilmente si occuperà dell’emissione delle carte, per avere lumi sulle novità squisitamente tecnologiche. E ci è stato confermato che è “ancora presto” per pensare ai dettagli concreti dell’operazione.

Altro aspetto degno di nota è quello della stampa dei documenti: l’intenzione, viste le problematiche incontrate con la carta d’identità elettronica, è quella di alleggerire i Comuni dall’onere e centralizzare l’operazione. Colli Franzone accoglie con soddisfazione la decisione: “Uno dei motivi per cui si è fermati in passato è stata l’impossibilità da parte dei Comuni di pagare 8mila euro per la stampante”. Per raccogliere fotografie e impronte digitali sono sufficienti una macchina digitale e uno scanner e ce la si cava con 200 euro. E il primo ostacolo è superato.

L’esperto di sicurezza informatica e docente del Politecnico di Milano Gabriele Faggioli pone l’accento sulla necessità di regolamentare l’introduzione dei nuovi documenti e dei servizi correlati, si pensi al fascicolo sanitario elettronico attuale, dal punto di vista della sicurezza: “I decreti attuativi mirano proprio a questo, si definirà il perimetro di utilizzabilità”. I passi avanti fatti in questi anni nel Belpaese si contano sulle dita di una mano e, anche dal punto di vista della regolamentazione, è storia tutta da scrivere, “sarà un percorso lungo”. Faggioli ritiene inoltre che il documento digitale unificato non rappresenti “un’innovazione epocale, ma un rimedio all’attuale duplicazione di documenti di riconoscimento elettronici per la gestione dei rapporti con le pubbliche amministrazioni”. Le carte citate in apertura, insomma. In quest’ottica il problema della spesa sollevato da Colli Franzone è quantomai urgente: all’investimento previsto per l’unificazione di possibilità già esistenti va aggiunto lo sforzo che consentirà di andare oltre. Per funzionare la chiave, per intenderci, ha bisogno di un’adeguata serratura.

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