la riflessione

Libra di Facebook ovvero la crisi della democrazia

Chi sarà a “battere la moneta” globale nel cyberspazio? Chi verificherà l’identità della persona che effettua una transazione? Libra, che rischia di trasformarsi nel porto franco del riciclaggio, lancia una seria sfida alle Autorità e richiama la necessità di tornare a definire limiti e regole democratiche condivise

Pubblicato il 28 Giu 2019

Norberto Patrignani

Politecnico di Torino

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Le cosiddette valute digitali sono già da qualche anno sotto lo scrutinio di tutte le autorità finanziarie del pianeta ma il lancio di Libra da parte di Facebook apre molti interrogativi più ampi e forse, paradossalmente, lancia una importante sfida proprio alle autorità internazionali, chiamate a regolamentare dal punto di vista finanziario, fiscale e penale qualcosa di molto sfuggente: chi sarà a “battere la moneta” globale nel cyberspazio? Chi verificherà l’identità della persona che effettua una transazione? Se dei problemi per la privacy si è già ampiamente discusso, cominciano infatti a emergere anche gli allarmi degli esperti di riciclaggio (Gaiullo e Mincuzzi, 2019), che definiscono molto elevato il rischio che Libra crei un meccanismo perfetto per criminali e evasori fiscali.

Ma i dubbi e gli interrogativi su Libra non finiscono qui. Come spiegherò di seguito, l’annuncio del lancio della criptomoneta di Facebook potrebbe rappresentare anche l’ultima mossa nella gigantesca partita a scacchi tra USA e China.

Oppure l’ennesimo slittamento della società globale verso un mondo dominato unicamente dal mercato e dalle tecnologie connesse, lasciando indietro i due pilastri della storia dell’umanità: la definizione di regole condivise tramite regole democratiche e la preparazione delle prossime generazioni tramite l’educazione.

Serve, insomma, una riflessione molto ampia su molti aspetti.

Libra: è ancora Usa vs China?

L’ultima mossa di Facebook va nella direzione di integrare in un unico ambiente social netwok, chat, pagamenti e transazioni finanziarie. Ma nel mondo esiste già una cosa simile creata da uno dei “titani del Web”, Tencent, con la sua WeChat, il più grande social network della Cina, con miliardi di utenti e con il suo sistema di pagamenti WeChatPay. Integrare WhatsApp con Libra assomiglia molto all’applicazione offerta da Tencent. Ma se in Cina il contesto permette al governo un controllo capillare sui cittadini, in altri paesi la fusione del business bancario con altri settori dell’economia non è così semplice: sapere cosa compro è ben diverso dal sapere con quali risorse lo compro.

I rischi di conflitti e monopoli sono altissimi. Forse Facebook sta cercando di diversificare il suo business che, basato sulla pubblicità, è molto condizionabile dagli utenti e dagli inserzionisti? E se i servizi attualmente gratuiti diventassero a pagamento? Avere direttamente accesso alle transazioni, anzi controllarle, non faciliterebbe il compito? Inoltre, dopo lo scandalo Cambridge Analytica, anche la necessità di curare la reputazione o distrarre i policy maker con altre mosse diventa urgente. Oppure stiamo assistendo all’emergere di una nuova guerra fredda in versione “USA – Cina”, stavolta tutta giocata sul dominio del cyberspazio?

Verso il dominio del mercato e delle tecnologie connesse

Controllare e garantire le transazioni di miliardi di persone su scala globale è un compito molto più complesso rispetto al tradizionale raggio d’azione delle autorità di vigilanza finanziarie, tipicamente localizzato. La sede fisica di questa nuova iniziativa è la Svizzera (Reuters, 2019) e quindi la sua autorità di sorveglianza sui mercati finanziari, FINMA (Swiss Financial Market Supervisory Authority), si trova di fronte ad compito non semplice. Eppure proprio l’amministratore delegato di Facebook aveva recentemente chiesto ai policy maker, ai governi, di regolamentare la rete: “…abbiamo bisogno di un ruolo più attivo dei governi e dei regolatori” (Zuckerberg, 2019).

I problemi tecnici legati alla progettazione e gestione di tale sistema complesso sono enormi: pensiamo solo ai requisiti normativi (compliance) richiesti attualmente alle banche. Oppure, visto che i fondatori dell’iniziativa sono imprese private soggette a fallimento, cosa succede alla “riserva” di Libra in caso di problemi? Rischiamo di introdurre un altro esempio di interessi privati che, in caso di problemi, si trasformano in costi per la collettività?

Una riflessione sulla democrazia

Ma una riflessione più profonda riguarda la democrazia stessa: seppur criticabili in molti aspetti, in molti paesi del mondo le autorità di regolamentazione sono designate da rappresentanti eletti democraticamente. Chi eleggerà le authority bancarie del cyberspazio?

Certamente avere la possibilità di effettuare acquisti e transazioni con un semplice dispositivo online in molti paesi in via di sviluppo è un’opportunità. Infatti molte società high-tech si stanno focalizzando proprio in quei paesi dove sistemi di pagamento sono poco disponibili e nello stesso tempo la telefonia mobile ha superato quella fissa, offrendo servizi non solo a privati ma anche a piccole imprese senza un conto bancario. E l’opportunità esiste davvero in quanto può appoggiarsi su una base di partenza di oltre due miliardi di utenti della popolare social network.

Questo è il punto cruciale: per accedere al sistema di pagamenti non è più necessario un conto bancario ma basta un account su Facebook. Il nuovo sistema potrebbe anche fornire servizi di credito o micro-credito come quelli introdotti già dal 1983 dalla Grameen Bank del Premio Nobel per la Pace 2006 Mohammad Yunus. Le differenze tra la proposta globale lanciata da Facebook e quelle locali tipo social lending o prestiti peer-to-peer sono evidenti: il ruolo delle comunità locali nella definizione di relazioni di fiducia.

Nell’annuncio di Libra stessa sono annunciate molte promesse: “… creare una nuova opportunità per un’innovazione responsabile dei servizi finanziari.” Ma un’innovazione responsabile richiede anche il coinvolgimento delle comunità, evitando il rischio di introdurre ulteriori forme di dipendenza.

E non si tratta solo di dipendenza economica. La possibilità di premiare chi guarda la pubblicità con valuta digitale spendibile in acquisti, permetterebbe a chi gestisce la piattaforma di avere due business paralleli: quello degli inserzionisti che pagano per esporre i loro prodotti e quello degli utenti del social network che pagano una percentuale sui loro acquisti. Il rischio di innescare un circolo che si autoalimenta è altissima, più pubblicità guardo, più guadagno, più spendo, …con rischi di diventare shopaholic, dei veri maniaci dello shopping.

In una fase dell’Antropocene dove dobbiamo tutti affrontare urgentemente i rischi del cambiamento climatico, possiamo permetterci un aumento esponenziale dei consumi, dei trasporti?

Tornare alle regole condivise

Diventa urgente aprire una riflessione sul subdolo slittamento della società globale verso un mondo dove le regole sono dettate unicamente dal mercato e incorporate in tecnologie poco trasparenti. Il mercato e le tecnologie saranno pure importanti, ma quando si arriva a toccare in profondità le regole di convivenza forse è meglio riprendere il controllo definendo dei limiti e delle regole democratiche condivise. Si aprono nuovi scenari che richiedono a tutti un grande salto evolutivo. Problemi globali, come il cambiamento climatico, richiedono una visione di interdipendenza da parte di tutti.

La rete è un ottimo esempio: come diceva Rodotà, senza una “costituzione” rischia di diventare il Far West del XXI secolo (Rodotà, 2007) e forse è arrivato il tempo per definire e approvare un Internet Bill of Rights che regolamenti le attività economiche sulla rete, incluse le valute virtuali.

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Bibliografia

– Gaiullo R., Mincuzzi A. (2019), Libra, controlli solo virtuali. Cresce il rischio riciclaggio, IlSole24Ore, 23 Giugno 2019.

– Reuters, (2019), Swiss regulator says in contact with initiators of Facebook’s Libra, reuters.com, June 18, 2019.

– Rodotà S. (2007), Una carta dei diritti del Web, Repubblica, 20 Novembre 2007.

– Zuckerberg M. (2019), The Internet needs new rules. Let’s start in these four area, Washington Post, 30 March 2019.

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