La rivoluzione tecnologica che sta dietro innovazioni quali la criptomoneta Libra, appena lanciata da Facebook, è eccessivamente veloce rispetto alle tempistiche della politica mondiale e questo rappresenta un enorme problema: una lacuna normativa, specie in ambito finanziario, potrebbe causare uno squilibrio di potere in mano ai colossi digitali – una vera e propria “monarchia digitale”- nonché alimentare allo sviluppo di forme di criminalità.
Diversi e tutti importanti i motivi di preoccupazione: dal trasferimento del sistema dei pagamenti in una sfera (quella del web) attualmente priva di adeguati controlli, alla creazione di un vero e proprio ecosistema finanziario virtuale (ma neanche tanto) e parallelo a quello tradizionale, che oltre a garantire a Facebook e agli altri membri dell’Associazione Libra una posizione di assoluta preminenza, di vero e proprio oligopolio, crea le basi di un dominio che ben potrebbe estendersi facilmente ad una serie di ulteriori servizi finanziari come prestiti et similia.
Siamo, insomma, alle porte di una nuova era, basata sulla tecnologia blockchain: quali le conseguenze e i rischi di un così vasto controllo dei dati personali e finanziari di miliardi di persone?
L’annuncio di Zuckerberg
Il 18 giugno, con un lungo post su Facebook, Mark Zuckerberg annunciava la nascita dell’associazione Libra, un’unione sinergica di 28 tra le più grandi società di telecomunicazioni, sviluppo tecnologico ed e-commerce, avente lo scopo di gestire la rete blockchain alla base di Libra, una moneta globale battuta non dalle Banche Centrali ma dai colossi del web. Tra le associate figurano aziende della forza finanziaria e di innovazione tecnologica di Visa, Mastercad, Paypal, Spotify, Uber, Vodafone, Iliad, Ebay ed altri, oltre a Facebook ed alla galassia di aziende cui la stessa fa capo. Tra i membri dell’Associazione non vi sono le banche, perlomeno direttamente.
Facebook ha assunto la leadership del progetto tramite la controllata Calibra, impegnata nella creazione di una piattaforma che consentirà di effettuare gli scambi di valuta tra i diversi “wallet”, nonché di costituire un “salvadanaio” elettronico. Gli altri associati potranno a loro volta realizzare proprie piattaforme in grado di sfruttare la blockchain di Libra.
La rivoluzione avviene su un doppio asse:
- la creazione di piattaforme in grado di gestire a livello globale il sistema dei pagamenti, disintermediando di fatto il sistema bancario ed i canali tradizionali (ampliamente regolati);
- la creazione di una nuova moneta che consentirà di regolare i pagamenti su tali piattaforme con volumi che, nell’arco di pochi anni potrebbero raggiungere numeri tali da destabilizzare l’intero sistema di creazione e gestione della moneta.
La missione di Libra
La missione che Libra si pone, scrive Zuckerberg, è quella di creare un’infrastruttura finanziaria “globale” (termine che da solo è sufficiente a far intuire la portata ed il rischio del fenomeno) che, tramite la tecnologia blockchain consentirà a “miliardi di persone” (altro termine che preoccupa molto in quanto credibile e realistico) di effettuare transazioni senza l’intermediazione delle banche, ovvero al di fuori dei canali tradizionali regolari e vigilati.
Come abbiamo già accennato, tra i principali motivi di preoccupazione c’è il trasferimento del sistema dei pagamenti in una sfera (quella del web) attualmente priva di adeguati controlli: se si pensa che lo stesso sistema dei pagamenti tradizionale, incentrato sulle banche e su rigorosi sistemi di vigilanza, non ha impedito il verificarsi della crisi del subprime, dei derivati e della finanza strutturata che nel 2007 ha fatto precipitare il mondo intero in una crisi che ha replicato, per gravità ed ampiezza, quella del 1929, è facile immaginare cosa potrebbe accadere se a livello “globale” “miliardi di persone” regoleranno i propri pagamenti e deterranno deposito in una moneta battuta, di fatto, da Facebook & Co.
Sarà sufficiente uno smartphone, di qualunque tipo, in qualsiasi parte del mondo, per immettere i propri flussi finanziari nella nuova piattaforma e trasferire denaro nella nuova moneta. Sarà come scambiare foto e messaggi su Whatsapp e Messenger con la differenza, non banale, che si tratterà di moneta e di informazioni finanziarie per miliardi e miliardi di euro.
La tecnologia è semplice ed accattivante: si potrà comprare un caffè, pagare le bollette o acquistare un biglietto della metro semplicemente “with the push of a button”. Un modo innocente di annunciare una vera e propria rivoluzione.
La tecnologia blockchain utilizzata da Libra
La nuova moneta, Libra, utilizzerà la tecnologia blockchain, considerata da molti il futuro delle transazioni tramite il web.
La tecnologia blockchain, come lo stesso nome suggerisce, si basa su un database strutturato in “blocchi” collegati tramite la rete. Ognuno dei blocchi, o nodi, analizza, valida e contiene una serie di transazioni, creando in tal modo un archivio tendenzialmente immodificabile ed interconnesso.
Per tale ragione si utilizza anche il termine di “Distributed Ledger”, ossia “Libro Mastro distribuito”, ad indicare la decentralizzazione delle transazioni e la loro gestione “condivisa” basata sulla fiducia tra i soggetti appartenenti alla rete.
Differentemente da Bitcoin, Libra sfrutta il sistema di “permissioned blockchain”.
La differenza tra permissionless e permissioned blockchain sta nella possibilità, o meno, di costituire nuovi nodi di validazione. Come si legge nello stesso White Paper pubblicato sul sito di Libra, in una permissioned blockchain solo determinati soggetti autorizzati possono costituire nodi di validazione, mentre nella permissionless blockchain, utilizzata da Bitcoin, una volta rispettati i requisiti tecnici, chiunque può attivare un nodo di validazione ed a sua volta validare le transazioni.
L’obiettivo a lungo termine, dichiarato espressamente dall’Associazione Libra, è quello di riuscire a trasformare Libra in un sistema permissionless, nel pieno rispetto del principio di apertura e condivisione delle transazioni a livello globale. Il messaggio è rassicurante ma i precedenti non lo sono affatto (pensiamo all’uso fraudolento che Facebook e Cambridge Analityca hanno fatto dei dati in proprio possesso arrivando ad un passo dalla destabilizzazione del gioco democratico ed al controllo delle elezioni).
Le conseguenze dell’introduzione di Libra
Si pensi, inoltre, al valore aggiunto che la connessione tra l’applicativo finanziario creato da Calibra e i social potrà apportare ai partecipanti al progetto, in primis a Facebook, semplicemente in termini di affiliazione al brand e di pubblicità. Semplificando l’acquisto e la vendita di beni e servizi di consumo, anche piccole aziende potranno essere spronate ad investire e a pubblicizzare i propri prodotti proprio sulle piattaforme social di Zuckerberg.
Zuckerberg & Co. potrebbero in tal modo monopolizzare (oligopolizzare) lo stesso mercato della pubblicità: ai dati personali si aggiungono i dati finanziari di miliardi di persone con possibilità, favorite anche dal parallelo sviluppo dell’intelligenza artificiale, oggi inimmaginabili ma potenzialmente spaventose.
Le preoccupazioni delle Autorità competenti
Il coinvolgimento di Facebook nel caso Cambridge Analytica nel 2018, tuttora oggetto di indagine da parte delle autorità statunitensi, fa sorgere molti dubbi in merito alla declamata sicurezza dei dati degli utenti. Sebbene nel White Paper della Libra Association venga ribadito più volte come Calibra sia indipendente da Facebook e, dunque, come le due piattaforme ed i dati raccolti dalle stesse rimangano separati (salvo consenso espresso dell’utente), non si può avere la certezza che ciò corrisponda ad assoluta verità. Non è la prima volta, d’altronde, che due piattaforme condividono, senza permesso, i dati dei propri utenti, come avvenuto proprio di recente fra Whatsapp e Facebook.
La posizione del Garante italiano
Di particolare interesse, sul punto, l’intervista condotta da Francesco Lo Dico ad fec, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.
Soro, nell’intervista, esprime le sue preoccupazioni in primo luogo sull’enorme quota di potere che i colossi del web acquistano di giorno in giorno. “I colossi del web”, sostiene Soro, “hanno oggi volumi di transazioni paragonabili a quelle di molti Stati, trattano alla pari con i governi, fanno con loro accordi non solo commerciali, e adesso battono anche moneta”, con il rischio concreto di “consegnare un’ampia fetta dei nostri diritti a un pugno di monarchie digitali, fondate sul potere dei dati”, peraltro sempre più sensibile.
Potere che, a detta del Garante, potrebbe aumentare con la creazione di un sistema finanziario dotato della possibilità di acquisire prevalenza rispetto a quello regolato dalle autorità internazionali. “E’ la chiusura del cerchio”, afferma, “il potere di battere moneta, simbolico di uno Stato sovrano, consegna ai colossi del web poteri illimitati”.
Della stessa opinione anche il Garante europeo per la protezione dei dati personali Giovanno Buttarelli, il quale sostiene l’importanza di accurati controlli da parte delle Autorità competenti prima del lancio della moneta virtuale; Maxine Waters della Commissione per i servizi finanziari della Camera USA, ha chiesto espressamente a Facebook di sospendere la realizzazione del progetto per poterne consentire uno studio approfondito, mentre il ministro francese dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Marie, ha chiesto alla banche centrali dei Paesi del G7 di produrre un rapporto per assicurarsi che Libra “non metta a rischio i consumatori e non incoraggi traffici illeciti”.
Nel nostro Paese il dibattito politico sul tema è assente: sono poche ed isolate le prese di posizione sul tema. Il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, in una nota, ha dichiarato che “non si può sottovalutare la conseguenza di una moneta alternativa messa a disposizione di chiunque, senza alcuna regolamentazione e controllo, che magari potrebbe diventare per milioni di consumatori l’unica forma di scambio di beni e servizi gestita dallo stesso soggetto in grado di orientare le preferenze dei consumatori in base agli algoritmi”, chiedendo al governo di spronare l’UE a dotarsi di una normativa di settore ed a istituire una commissione di vigilanza sulle criptovalute e sul loro utilizzo, al fine di evitare che la nascita di Libra determini un ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche.
Volendo provare a sintetizzare, si potrebbe dire che sta nascendo (se non che è già nata) una “monarchia digitale globale in grado di controllare la moneta, controllare miliardi di dati di miliardi di persone, di controllare ed indirizzare le preferenze dei consumatori di tutto il mondo con il potere dei dati e dell’intelligenza artificiale”.