divari digitali

L’innovazione digitale al Sud parte dalle donne: il progetto Smart for Europe in Calabria

Il progetto Smart for Europe vuole aiutare cittadini calabresi di tutte le età ad acquisire le competenze digitali di base per esercitare la piena cittadinanza in Italia e in Europa e rendere i nuovi servizi online davvero universali. Ecco di cosa si tratta

Pubblicato il 10 Gen 2022

Giulia Melissari

agente sociale e animatore territoriale della Fondazione Mondo Digitale

digital divide

La pandemia da Covid-19 ha sicuramente accelerato la trasformazione digitale, avviata già da tempo, ma non in maniera diffusa e uniforme nell’intero paese. Rimane indietro il Sud Italia con alcune regioni, in particolare la Calabria, in grande difficoltà e che, nonostante gli sforzi, non riescono a ridurre la distanza dalle altre.

Proprio in questa Regione si concentrano gli sforzi del progetto Smart for Europe, che intende aiutare cittadini di tutte le età ad acquisire le competenze digitali di base per esercitare la piena cittadinanza in Italia e in Europa e rendere i nuovi servizi online davvero universali.

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I numeri del divario digitale Nord-Sud

L’indice Desi regionale (Digital Economy and Society Index), elaborato dall’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, conferma il persistente divario digitale tra Nord e Sud. Il rapporto Svimez 2021 sull’economia e la società del Mezzogiorno fornisce il “consuntivo” delle perdite asimmetriche sofferte da famiglie, lavoratori e imprese nell’anno della più profonda recessione dal secondo dopoguerra. Sono debolezze strutturali, enfatizzate dall’emergenza sanitaria, che “sviliscono le condizioni di vita delle famiglie e le opportunità di crescita delle imprese: le disuguaglianze generazionali e di genere; il digital divide; i diritti di cittadinanza limitati in sanità, istruzione e mobilità; le inefficienze del sistema giudiziario; la carenza di risorse umane e finanziarie nella pubblica amministrazione”.

Ma non solo. Già da qualche tempo si parla di “disuguaglianza digitale”, se il divario digitale si somma ad altre disuguaglianze già esistenti, come evidenziano i rapporti di OpenPolis, o la rilevazione sulla povertà educativa digitale di Save the Children. Ma “quando abbiamo cominciato a considerare le disuguaglianze come ineluttabili?” scrive Mirta Michilli, alla guida della Fondazione Mondo Digitale. Le disuguaglianze “sono il frutto di scelte sbagliate, che possono e devono essere corrette” […].“Possiamo davvero ripartire se cominciamo a ripensare il futuro con nuovi paradigmi”. Possiamo farlo se tutti lavoriamo verso la stessa direzione, investendo e animando sempre più i nostri territori, rendendo sempre di più i cittadini protagonisti del cambiamento, affinché nessuno rimanga escluso.

Il progetto Smart for Europe in Calabria

Ci stiamo provando in Calabria con il progetto “Smart for Europe”, in collaborazione con il Centro Europe Direct della Città metropolitana di Reggio Calabria, un nodo della Rete Europe Direct dalla Commissione europea che opera come “antenna informativa” regionale nel periodo 2021-2025. Come referente territoriale della Fondazione Mondo Digitale sono stata coinvolta in prima persona nella sperimentazione di un percorso di cambiamento e innovazione, che ha la sua forza nell’animazione delle comunità locali con l’obiettivo di rendere i cittadini protagonisti della trasformazione. La “task force” è composta da un gruppo di volontari, gli “ambasciatori digitali”, che mettono a disposizione le loro competenze per formare altri cittadini, dopo un periodo di training in cinque moduli: diritti e principi digitali, navigazione e ricerca, principali servizi digitali, fake news, sicurezza e privacy e comunicazione e socialità.

Al termine della formazione ogni ambasciatore è in grado di formare, in presenza o a distanza, almeno altri dieci coetanei con il ruolo iniziale di “facilitatori digitali alla pari”. Puntiamo sull’effetto moltiplicatore. Grazie ad help desk, sessioni di monitoraggio e materiale formativo, ogni ambasciatore digitale può replicare la formazione in nuovi contesti di apprendimento, soprattutto informali, e raggiungere pubblici diversificati. Attraverso il modello Byod (Bring your own device, porta il tuo dispositivo), gli ambasciatori digitali possono aiutare i cittadini a usare al meglio gli strumenti di navigazione più familiari per ciascuno, pc, smartphone o tablet.

La trasformazione digitale parte dal basso

Siamo convinti che la trasformazione digitale debba partire dal basso, dai territori, ascoltando le necessità e i bisogni dei cittadini. Occorre capire quali sono le difficoltà, risolverle, rendere accessibili gli strumenti e aprirsi al territorio il più possibile, costruire alleanze per generare comunità innovative e di cambiamento.

Quando abbiamo diffuso il bando per la ricerca di candidati al ruolo di “ambasciatori digitali”, siamo rimasti sorpresi dalla grande richiesta di partecipazione. Ecco perché ci piace pensare che stiamo costruendo una buona pratica che possa essere replicata in tutti i territori in cui il divario digitale non solo non diminuisce, ma tende ad aumentare, associato alle altre disuguaglianze strutturali. Ora stiamo formando i primi 50 ambasciatori reggini, con età diverse e una buona familiarità con le nuove tecnologie, in modo da potenziare l’effetto moltiplicatore dell’apprendimento sociale.

Il ruolo delle donne

Le tre formatrici, Maria Chiara, Annalisa e Antonella, sono tre giovani donne reggine, con una preparazione specifica e un’esperienza significativa anche nell’animazione territoriale. Anche questo, a mio parere, è un segnale importante, in una regione dove l’occupazione femminile è tra le più basse di Italia: in Calabria lavora il 31,3% delle donne, solo una donna su tre, in Italia il 53,8% e in Europa il 68,2% [Istat, Noi Italia 2021, Mercato del lavoro]. In un recente contributo pubblicato sul quotidiano “La Repubblica”, Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat, ci raccomanda di non sottovalutare lo “scoraggiamento” delle donne che non cercano più un lavoro, soprattutto nel Sud [vedi “Come leggere la disoccupazione”, 6 dicembre 2021]. Vogliamo farci attenzione e proporre modelli positivi, ma raggiungibili, incoraggianti, che trasmettono fiducia.

Abbiamo immaginato la figura dell’ambasciatore digitale come il portavoce dell’innovazione, il generatore di idee, di sperimentazioni, ma soprattutto di comunità. L’ambasciatrice o l’ambasciatore è una persona che diventa capace di orientare, informare, dialogare, condividere, mettere in connessione. Con uno slogan possiamo dire “più digitale, più sociale”. Per l’ambasciatore la tecnologia è un “acceleratore sociale”, uno strumento che moltiplica le relazioni, che trasforma la distanza in vicinanza.

Vogliamo trasformare le nuove tecnologie in strumenti di consapevolezza collettiva e di coesione; ci formiamo ogni giorno per diventare costruttori di futuro per il Sud, perché non rimanga di nuovo indietro.

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