La previsione dei tagli alla spesa IT della PA determinata dall’articolo 29 della legge di stabilità appare davvero incomprensibile e potenzialmente dannosa tanto per il settore industriale di riferimento (fatto anche di piccole e medie imprese nazionali) quanto, e sopratutto, per i cittadini ancora costretti ad avere a che fare con un’amministrazione analogica. Appare del tutto incoerente anche alla luce della recente riforma della PA in cui le parole d’ordine erano “digital first” oltre che a quanto previsto dal “Piano Crescita Digitale”.
Ritengo che sia sbagliato procedere a tagli così significativi senza una preventiva analisi di impatto e valutazione dell’incidenza di queste misure a maggior ragione che tali tagli riguarderebbero addirittura dai 2 ai 3 miliardi di euro. Noi avremmo seguito un approccio diverso basato su una mappatura dell’esistente teso a evidenziare le inefficienze e gli sprechi di risorse che caratterizzano il procurement della PA in materia di spesa IT per colpire tali inefficienze, piuttosto che penalizzare un intero settore.
I tagli invece nella stabilità sono ancora più gravi se si considera l’arretratezza sul campo dell’utilizzo dell’informatica nella pubblica amministrazione dell’Italia che si piazza al 23esimo posto, su 61, della classifica della World Wide Web Foundation che misura l’impatto della rete su persone e nazioni. E dire che la digitalizzazione nella PA porterebbe a risparmi stimati tra i 25 e i 31 miliardi di euro l’anno.
Come M5S presenteremo in Senato e poi alla Camera emendamenti soppressivi delle previsioni dell’articolo 29 sui quali speriamo si possa raggiungere in parlamento il più ampio consenso possibile per un’amministrazione finalmente digitale.