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Melica: “La dignità che vorrei dare ad Agid”

Agid ha perso forza, soprattutto dopo l’affiancamento operativo, avvenuto con il governo Renzi con la presenza del Team Digitale. Ora serve ridarle peso. L’impegno di Massimo Melica

Pubblicato il 04 Lug 2018

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Agid è stata costituita nel 2012, in realtà è l’espressione evoluta di una storica struttura che ha cambiato più volte il nome, rimanendo fedele alla sua missione: “informatizzare prima e digitalizzare poi, il Paese”.
Funzioni importanti, disattese e diluite nel tempo da una politica che ha annunciato ma non realizzato, che ha di fatto impoverito, con scelte sbagliate, la portata istituzionale dell’Agenzia.

Melica: l’Agid che vorrei

Oggi vorrei un’Agenzia per l’Italia Digitale forte, determinata e indipendente da una serie di poteri satelliti che inquinano il digitale italiano. 
L’affiancamento operativo, avvenuto con il governo Renzi con la presenza del Team Digitale, ha depauperato l’azione dell’Agid, un Team che è costato molto al contribuente italiano senza dare alcun risultato in cambio.
Vorremmo imputare al Team digitale i progressi ottenuti per SPID e Anagrafe nazionale per la popolazione residente? 
Lo SPID ancora paga l’incertezza di una data che obblighi le PA all’adozione del sistema, manca un basilare provvedimento del Consiglio dei Ministri; l’Anagrafe è un merito delle Regioni più virtuose.

No alla fusione con Team Digitale

Oggi, sento l’aberrante proposta di fondere Agid con il Team digitale, quest’ultimo soprannominato sul web “il team degli scelti” per la chiamata avvenuta non per concorso ma per curriculum, e vorremmo allo stato enucleare risorse umane scelte attraverso un procedimento amministrativo con quelle a chiamata privatistica?
Sarebbe sbagliato  sovrapporre le risorse umane in Agid con quelle del Team Digitale, le prime assunte con concorso pubblico, le seconde su base semplicemente curriculare.

Il problema di Agid

Operativamente l’Agid ha il compito di “monitorare lo sviluppo del digitale nella P.A., eppure con la stessa base normativa abbiamo Regioni più avanzate come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e altre in cui i servizi tra cittadino e pubblica amministrazione sono ancora fermi.
Dov’era l’Agid in tutto questo?
Qualcosa non ha funzionato, laddove la base normativa vale per tutti.
Perché il fascicolo sanitario elettronico è ancora presente a macchia di leopardo sul territorio? 
L’attuale Governo, legato da un Contratto programmatico, ha inserito il Fascicolo Sanitario Elettronico come punto di programma, perché la miglior gestione delle informazioni sanitarie del cittadino agevola da una parte il medico nel fornire l’attività di cura al cittadino, dall’altra l’Amministrazione nel monitorare i costi e razionalizzare la spesa.
Principi organizzativi e gestionali che valgono per tutti i cittadini: dal calabrese al lombardo devono avere tutti gli stessi diritti costituzionali, tutti godere delle stesse opportunità che la digitalizzazione, quale strumento di semplificazione, è chiamato a garantire.
Il problema di Agid, tra i cui compiti fondamentali c’è sviluppare, monitorare e vigilare sullo sviluppo del digitale, è l’aver perso autorevolezza e forza. 
Perché non è salita sulle barricate quando il Governo Renzi ha tagliato la spesa digitale nella PA? Perché non ha avocato a sè tutte le competenza distribuite al Team Digitale?

L’impegno e la candidatura

Sono pronto ad impegnarmi per il bene del Paese, soprattutto per recuperare il tempo perduto e ridare dignità all’AGID, sono pronto ad un dialogo collaborativo con il Governo, sono pronto a candidarmi – qualora verifichi solide e costruttive condizioni con la Lega di Matteo Salvini, a cui fa capo il Ministero per semplificazione e la pubblica amministrazione. 
Questo è il Governo del cambiamento e si può cambiare se – prima di tutto – non si ripetono gli errori del passato e si portano a beneficio del Paese le esperienza delle Regioni virtuose.

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