L’attività “mineraria” di individuare i dati ed estrarli dal materiale inerte può ragionevolmente essere appannaggio di lavoratori disabili o svantaggiati. Proviamo allora in maniera estremamente sintetica, a descrivere alcune modalità messe in atto per facilitare le operazioni e a suggerire semplici raccomandazioni per organizzare il setting lavorativo nel migliore dei modi.
Il beep che raccoglie dati
Uno dei metodi più semplici per raccogliere dati è quello di utilizzare il barcode scanner per leggere i codici a barre o i QR code.
Nonostante l’apparente semplicità dell’operazione, occorre organizzare adeguatamente il processo produttivo, offrendo un contesto ordinato e semplice, capace di ridurre al minimo le scelte da parte dell’operatore svantaggiato, per contenerne l’ansia e confinare al minimo la possibilità di errore e perdite di tempo.
Sembra facile
Ci sono inserimenti dati che, per semplicità e numero contenuto di dati da raccogliere, non richiederebbero di essere scansionati e riproposti a video (vedi fig. 2).
Fig. 2.
Ma se si tratta di lavoratori svantaggiati occorre procedere con la scansione del documento, anche se il dato da raccogliere è minimo. Ciò consente di evitare di confondere i vari documenti, associando visivamente l’immagine scansionata con il form in cui digitare il dato, che collegherà strutturalmente l’immagine ad un particolare record del database.
Come si può facilmente immaginare il ragionamento vale ancor più per dati da ricercare in un’area più vasta della scansione e magari scritta a mano (fig. 3).
Fig. 3
Il dato si moltiplica e si complica
Fino a ora abbiamo scherzato. Infatti, la trascrizione della data mostrata sopra fa parte di un processo più complesso, che prevede il conferimento al cliente dei dati ottenuti, delle scansioni e la conservazione dei documenti cartacei.
Ora entriamo più approfonditamente nei meandri dell’inserimento dati, nella sua complessità, nelle sue specifiche difficoltà.
Guardiamo assieme la figura 4.
Fig. 4
L’operatore, nel nostro caso disabile, è chiamato a inserire i dati nelle celle del form di sinistra, nella sequenza prevista dalla normale lettura greco/latina (sinistra destra e scalare di una riga). Detta così sembra semplice, ma quando entra in campo tutta l’instabilità del mouse, l’incertezza dell’operatore e il vagare dei suoi pensieri, tutto si complica maledettamente.
Naturalmente viene data indicazione di non usare il mouse per gli spostamenti da cella a cella, ma di utilizzare il tasto tab per andare in sequenza, anche se questo metodo non tutela pienamente dal salto della cella di interesse per schizzare in quella dopo. D’altra parte, il mouse è il più orribile dei mostri se si tratta di fare inserimento dati, che però esercita un fascino tentatore per tutti gli operatori, a tal punto da utilizzarlo di nascosto dal supervisore.
A ciò si aggiungano le difficoltà oggettive nella lettura del dato scritto a mano, spesso in maniera del tutto incurante delle difficoltà create a chi lo deve interpretare e trascrivere. Gli inseritori più anziani riconoscono la grafia di chi ha compilato il modulo e si arrangiano in qualche modo nella interpretazione del dato.
Nonostante tutte queste difficoltà, il modulo 104 in Virtual Coop viene utilizzato per i principianti, questo significa che c’è di peggio, molto peggio.
Verso la missione impossibile
Ci sono dati che devono essere reperiti all’interno di testi discorsivi, come fax, e-mail, relazioni di ogni tipo. Perlopiù si tratta di testi scritti da autori completamente ignari del fatto di inserire parole chiave utili alla classificazione del loro testo. Si osservi la fig. 5.
Fig. 5.
I dati da inserire nel form di sinistra sono da reperire nelle pagine che si trovano al centro, cliccando ognuna delle quali compare nella finestra a destra. L’inseritore di dati deve pertanto conoscere la materia che sta trattando, individuare nel testo libero le parole chiave, di cui peraltro non esiste una lista precostituita, da inserire nel database associata al documento in questione.
Questo tipo di ricerca ermeneutica dei dati è un’attività svolta anche da disabili con gravi disturbi mentali.
I guai per il nostro inseritore non finiscono qui, guardiamo la figura 6.
Fig. 6.
Come si può notare questo “Formulario Identificazione Rifiuti” è scritto con un’inchiostrazione quasi completamente inesistente, dopo essere passato per mille mani, affagottato in tutte le maniere, conservato in sacchi della spazzatura, trasportato per centinaia di chilometri e infine consegnato al povero inseritore che lo deve stirare, scansionare e interpretare al meglio. Questo inserimento dati viene effettuato due volte, quando il database segnala una non conformità fra i due testi inseriti, un terzo operatore interviene per la correzione definitiva, il tutto per garantire la massima precisione del dato.
Ma guardate il Formulario della figura 7.
Fig. 7.
L’operatore deve addentrarsi in questo cimitero di ombre, per cercare il fantasma di un carattere da poter inserire nel database. E dovete credermi, oltre alla pazienza, ci vuole anche tanta professionalità.
Oltre l’assistenza, la professionalità
L’inseritore di dati è un po’ come il contadino, col suo lavoro sfama milioni di computer, centinaia di migliaia di algoritmi e tanti tanti programmatori, per una misera paga e nessun riconoscimento professionale.
I disabili che lavorano a inserire i dati devono essere orgogliosi del proprio lavoro e della propria professionalità, essere consapevoli del contributo che danno al mondo dell’informatica, della conoscenza e del benessere di tutti.