In tema di Open Data il motto è “Chi non risica non rosica”. Dopo la fase in cui era sufficiente fare qualcosa per essere bravi, bisogna passare alla fase degli investimenti.
Le strade possono essere due. Si possono investire risorse per aprire quei dati che hanno già un mercato, come catasto e registro delle imprese. Si tratta di investimenti dell’ordine di 100 milioni di euro, che potrebbero però generare un valore anche 100 volte superiore; basti considerare il fatto che moltissime app hanno bisogno dei dati che si trovano sul registro delle imprese.
Oppure si può investire in credibilità, metterci la faccia, rendendo trasparenti i dati sugli investimenti. A livello regionale penso ad esempio alla spesa per la Sanità, che copre l’80% del budget. Rendere trasparenti e comparabili i bilanci a livello delle amministrazioni locali, porterebbe diversi benefici. Oltre a offrire un elemento di controllo ai cittadini; permette agli amministratori di fare raffronti sulle spese per i rifiuti, piuttosto che sul trasporto locale, di individuare eventuali sprechi e condividere le soluzioni più efficienti. Inoltre può ingenerare interessanti elementi di business: i fornitori potrebbero proporre servizi concorrenziali ai quei comuni che risultano inefficienti, con un guadagno per tutti.