La consultazione pubblica sul sito del ministero sulla Banca Dati nazionale degli operatori è un’ulteriore forma di trasparenza rispetto a quanto previsto dall’articolo 81 del Codice degli Appalti (il ministero… sentiti l’AGID e l’ANAC…). E’ vero che più commenti arrivano più siamo contenti, ben vengano i commenti. Ma non è che questa partita, che è così importante, non abbia riscontrato interesse, anzi tutti si sono dimostrati interessati. Inizialmente abbiamo avviato con tutti gli stakeholder dei tavoli di lavoro. I portatori di interesse nel caso della BDOE sono tre categorie: gli operatori economici, e sono piu di 4 milioni quelli interessanti dal procurement pubblico, circa 30mila stazioni appaltanti, e i soggetti che erogano prodotti, dati, certificati, contenuti dei requisiti generali. Di queste tre grandi categorie, alla fine ci aspettiamo un po’ di interventi da parte di operatori economici e tecnici del settore.
Perché poi le stazioni appaltanti sono rappresentate da ANCI per quanto riguarda i comuni, dall’intesa delle Regioni, e dalla conferenza, quindi hanno dei luoghi dove esprimere le loro considerazioni. Da un punto di vista classico, secondo la tecnica legislativa, i ministeri fanno una bozza della legge, la condivono con i portatori di interesse, e poi c’è un parere dei soggetti che sono indicati nella legge. Noi abbiamo fatto un passo in più, oltre ad aver attivato dei tavoli, anche con ForumPA, quindi chi è rappresentato all’interno delle categorie, comunque ha avuto modo di esprimersi. Chi invece non aveva modo di esprimersi era il singolo cittadino, il tecnico, il rappresentnte di un operatore economico, che magari voleva dire la sua, quindi lo coinvolgiamo con questa consultazione pubblica.
Teniamo presente che l’idea è quella di creare una banca dati che serva non soltanto a fare una verifica, ma che faciliti anche la vita alle imprese e alle stazioni appaltanti. Per dirla in maniera molto chiara, i documenti di partecipazione alla gara li vogliamo far precompilare all’interno della banca dati. Un operatore economico è inutile che perda tempo a inserire dei dati che il registro delle imprese ha già. L’operatore entra, inserisce il cig (codice identificativo gara), e viene precompilato il documento unico di gara. Questo è un vantaggio in termini di semplificazione e di tempo, mentre ora gli uffici gara degli operatori economici perdono molto tempo. Ed è un vantaggio per le stazioni appaltanti, perché oggi essendoci una serie di problemi normativi anche sull’AVCpass (il sistema per la comprova online dei requisiti di partecipazione richiesti agli operatori economici, ndr), le stazioni appaltanti non riescono a verificare tutti i requisiti all’interno di AVCpass, per cui alcune cose devono farle fuori, e questa è un’ulteriore perdita di tempo.
La digitalizzazione porta anche trasparenza, e la trasparenza ha dei vantaggi economici, perché nel momento in cui si digitalizza c’è un cono di luce molto più forte rispetto alle procedure. E questo porta non solo a una trasparenza di tipo civico, al fatto che si controlla l’azione dell’amministrazione, ma anche a risultati concreti, perchè i tempi delle gare si abbreviano, ci sono meno contenziosi, meno problemi, quindi c’è anche un tema di sviluppo economico.
Gli articoli 44 e 212 del Codice degli appalti prevedono un piano di digitalizzazione di tutto il procurement e un’attività di controllo da parte della cabina di regia. Non solo per trasparenza: consideriamo che diminuire del 10% i tempi di esecuzione di una gara può significare punti di pil, quindi c’è anche un tema di compettitività e di svilupo economico.