Trasformare grandi idee in servizi, nelle smart city: lo si può fare solo coinvolgendo i cittadini in una vera democrazia partecipativa, senza calare dall’alto le decisioni. Il coinvolgimento dei cittadini è il primo, importante tassello di una città veramente smart, che non può esistere se, dal un lato, i cittadini non sono smart e, dall’altro, se non c’è comunicazione, trasparenza, strategia.
Questo perché, anche all’interno delle amministrazioni pubbliche, spesso si dà per scontato che una persona con in mano uno smartphone abbia la necessaria cultura digitale per utilizzare il web in maniera consapevole, sfruttandone le potenzialità e riconoscendone le insidie. Così, però, non è.
Ecco perché nei diritti digitali andrebbe seguito lo stesso principio dei diritti umani: nessuno deve essere discriminato, nessuno deve rimanere indietro.
Sono un po’ questi i concetti che ho portato a casa dalla mia partecipazione a un evento nella Digital Media Week a Milano. Proprio nei giorni in cui il nuovo piano ICT Agid resuscita il concetto di smart cities, in verità trasformandolo in quello, più ampio, di Smart Landscapes.
Milano nella “Cities Coalition for Digital Rights”.
In occasione di questa che è la più grande manifestazione italiana dedicata all’educazione, alla cultura e all’innovazione digitale promossa dal Comune di Milano Assessorato alla Trasformazione digitale e Servizi civici – ho assistito all’ingresso di Milano nella “Cities Coalition for Digital Rights”.
L’iniziativa è stata lanciata dalla città di New York nel 2016, ma hanno fatto seguito immediatamente Amsterdam, Barcellona ed ora, appunto, la nostra Milano a Novembre 2018.
Ho potuto ascoltare dal vivo la strategia che le “big cities” stanno adottando per affrontare la transizione digitale e non ho potuto fare a meno di filtrare queste perle e renderle disponibili anche ai comuni più piccoli.
Prima di entrare nello specifico del summit di Milano però, voglio fare più chiarezza sulla “Cities Coalition for Digital Rights”.
Cos’è la Cities Coalition for Digital Rights
E’ un’iniziativa internazionale comune per proteggere, promuovere e monitorare i diritti digitali dei cittadini e dei visitatori con l’intento di annullare ogni tipo di discriminazione digitale.
Ecco il suo manifesto.
“Noi, le città sottoscritte, componiamo formalmente la Coalizione delle città per i diritti digitali, per proteggere e difendere i diritti umani su Internet a livello locale e globale.
Internet è diventato inseparabile dalla nostra vita quotidiana.
Eppure, ogni giorno, ci sono nuovi casi di abuso dei diritti digitali, uso improprio, disinformazione e concentrazione del potere in tutto il mondo: la libertà di espressione viene censurata; informazioni personali, compresi i nostri movimenti e comunicazioni, monitorate, condivise e vendute senza consenso; Algoritmi ‘black box’ utilizzati per prendere decisioni non giustificabili; i social media utilizzati come strumento di molestie e discorsi di incitamento all’odio; e i processi democratici e l’opinione pubblica sono indeboliti.
In quanto città, le istituzioni democratiche più vicine al popolo, ci impegniamo a eliminare gli ostacoli a sfruttare le opportunità tecnologiche che migliorano la vita dei nostri elettori e a fornire servizi digitali e infrastrutture affidabili e sicuri che sostengano le nostre comunità.
Siamo fermamente convinti che i principi dei diritti umani come la privacy, la libertà di espressione e la democrazia debbano essere incorporati dalla progettazione in piattaforme digitali a partire da infrastrutture e servizi digitali controllati localmente.”
I cinque principi di evoluzione della cities coalition
Questo si legge nelle prime righe di presentazione della “Dichiarazione delle città coalizzate per i Diritti Digitali” a cui seguono i cinque principi di evoluzione che si impegnano a seguire le Città che fanno parte (e faranno parte) della coalizione:
Accesso universale e paritario a Internet e alfabetizzazione digitale
Tutti dovrebbero avere accesso a Internet e servizi digitali accessibili (in termine di prezzi e tecnologia) a parità di condizioni, nonché le competenze digitali per utilizzare tale accesso e superare il divario digitale.
Privacy, protezione dei dati e sicurezza
Tutti dovrebbero avere privacy e controllo sulle proprie informazioni personali attraverso la protezione dei dati in luoghi fisici e virtuali, per garantire riservatezza digitale, sicurezza, dignità e anonimato e sovranità sui propri dati, incluso il diritto di sapere cosa succede ai loro dati, chi li usa e per quali scopi.
Trasparenza, responsabilità e non discriminazione dei dati, dei contenuti e degli algoritmi
Tutti dovrebbero avere accesso a informazioni comprensibili e accurate sui sistemi di intelligenza algoritmica e artificiale che influiscono sulle loro vite e sulla capacità di mettere in discussione e cambiare ingiustamente, in modo parziale o discriminatorio i sistemi.
Democrazia partecipativa, diversità e inclusione
Tutti dovrebbero essere rappresentati su Internet e impegnarsi collettivamente con la città attraverso opportunità aperte, partecipative e trasparenti per plasmare le tecnologie progettate per loro, inclusa la gestione delle nostre infrastrutture digitali e dei dati come un bene comune.
Standard di servizio digitale aperti ed etici
Tutti dovrebbero essere in grado di utilizzare le tecnologie scelte aspettandosi lo stesso livello di interoperabilità, inclusione e opportunità nei loro servizi digitali. Le città dovrebbero definire le proprie infrastrutture tecnologiche, i servizi e l’agenda, attraverso servizi digitali e dati aperti ed etici per garantire che mantengano questa promessa.
I punti chiave del summit di Milano
Partire dai diritti digitali per costruire smart cities
Non esiste città smart senza cittadini smart, così come non puoi avere cittadini smart se non metti i diritti digitali al centro della strategia di trasformazione digitale.
Attenzione però al concetto di “Smart”, troppo spesso accostato al termine “Tech”.
Niente di più sbagliato.
Accostare la trasformazione digitale solamente alla tecnologia è la cosa meno “smart” che si possa fare. Seppur la tecnologia sia parte della transizione, bisogna considerare la presenza sul territorio di cittadini con lo smartphone in mano ma senza cultura digitale di base nella testa.
Nei diritti digitali, come dicevamo, andrebbe seguito lo stesso principio dei diritti umani: nessuno deve rimanere indietro.
Organizzare attività di sensibilizzazione all’uso consapevole di internet, social media e pericoli digitali (magari per fasce d’età) permetterebbe di avere cittadini (digitali) più consapevoli.
Nessuna amministrazione deve sottovalutare l’importanza della cultura digitale al suo interno.
Cittadini smart e dipendenti pubblici meno smart non andranno mai d’accordo.
Oltre alla formazione continua e programmata, devi considerare che le fondamenta delle smart cities si costruiscono ottimizzando, semplificando e digitalizzando i processi.
Quando però i tuoi processi sono ottimizzati e semplificati, allora hai bisogno di una comunicazione efficace.
La comunicazione sarà senza dubbio lo strumento chiave quando arriverai ad un buon livello di semplificazione: combatterà lo scetticismo by default.
L’esempio arriva da Francesca Bria, Chief Technology and Digital Innovation Officer, Città di Barcellona.
“I cittadini sono abituati alla burocrazia, è normale quindi che si trovino spiazzati quando tu semplifichi un processo”.
Cosa significa? Semplicemente, che non sono abituati.
Hanno bisogno di riprendere fiducia nelle Istituzioni e questo momento di transizione (digitale) è probabilmente l’ultima possibilità che hai per dimostrare che loro (i cittadini) sono davvero al centro della strategia.
Per questo devi comunicare con i cittadini prima, durante e dopo l’attivazione di nuovi servizi digitali.
La democrazia partecipativa digitale combatte lo scetticismo by default
Estendi la partecipazione ai cittadini anche per la selezione di servizi digitali a loro dedicati.
Se li si vuole mettere davvero al centro della strategia dell’amministrazione, non si possono tenere fuori dalla porta durante le “decisioni digitali”.
Rimanere all’uscio e calare dall’alto le decisioni alimenterà lo scetticismo.
Recentemente ho affiancato un Comune di 15.000 abitanti nella selezione di uno sportello per la presentazione online delle pratiche edilizie.
E’ stata meravigliosa la scelta dei dirigenti di rendere pubbliche a cittadini, professionisti e comuni limitrofi le dimostrazioni delle piattaforme che si contendevano l’appalto.
L’ho trovato un gesto di estrema trasparenza e democrazia partecipativa.
E’ difficile trasformare grandi idee in servizi
Così come esistono cittadini che hanno la possibilità di votare e non lo fanno, così ci saranno servizi digitali che alcuni cittadini non vorranno utilizzare.
Immagina però di organizzare incontri periodici (o istituire luoghi digitali di incontro) per alimentare un sano confronto tra Ente e Cittadino anche dopo aver messo online i tuoi servizi o progetti digitali.
Come pensi si sentirebbe il cittadino? Io dico: sicuramente coinvolto e meno scettico!
E aggiungo che l’amministrazione sarebbe molto più accountable, dando dimostrazione di aver fatto tutto il possibile per farlo integrare, interagire e sentirsi parte della comunità.
Senza una strategia, non si può migliorare
Ascoltare dal vivo la determinazione di Roberta Cocco (Assessore a Trasformazione digitale e Servizi civici del Comune di Milano) nel voler migliorare i servizi digitali per i cittadini mettendoli al centro della strategia digitale, è stato per me incredibilmente stimolante.
Le testimonianze di città come Amsterdam e Barcellona, che sono salite a bordo prima di Milano, sono state delle conferme rispetto alla necessità di includere i cittadini nelle scelte strategiche dell’Ente.
Una strategia “cittadino-centrica” per la trasformazione digitale
Se mi conosci o hai avuto modo di entrare in contatto con il mio progetto (tramite blog, magazine o eventi), sai quanto stia spingendo da più di un anno la transizione digitale nei comuni sotto i 25.000 abitanti partendo proprio dall’avere prima di tutto una strategia “cittadino-centrica”.
Certo, lo so benissimo che un Comune piccolo non ha le risorse delle grandi città, ma per questo è indispensabile cominciare a coinvolgere i cittadini nelle scelte strategiche che il Comune vuole intraprendere.
Se una grande città con tutte quelle risorse non può permettersi di sbagliare e ha fatto la scelta di mettere il cittadino al centro e impostare una strategia, allora a maggior ragione una piccola amministrazione non può pensare di iniziare la transizione digitale andando alla cieca.
C’è bisogno di una strategia, di una guida.
Inizia da qui richiedendo la radiografia dell’ente.