la riforma

Nuova governance digitale, tre punti per una efficace attuazione

Le modifiche apportate alla governance dell’agenda digitale sembrano andare nella giusta direzione, garantendo finalmente il superamento dell’attuale parcellizzazione dell’azione e un indirizzo strategico alla politica della digitalizzazione. Tutto però dipenderà da come verranno attuate

Pubblicato il 11 Feb 2019

Eugenio Prosperetti

Avvocato esperto trasformazione digitale, docente informatica giuridica facoltà Giurisprudenza LUISS

internet governance

Le nuove modifiche alla governance nazionale dell’agenda digitale dovrebbero garantire, si spera, il superamento di ogni parcellizzazione dell’azione su questi temi e l’attuazione di un effettivo coordinamento e indirizzo strategico, finora mancato all’attuale struttura tripartita formata da Agid, Funzione pubblica e Team digitale.

Le modifiche, nel cui merito entreremo di seguito, sembrano un passo positivo importante ma, ricordiamo, tutto dipenderà da come verranno attuate. 

Tre punti faciliteranno l’attuazione.

  • Individuare presto questo forte referente politico a cui rimandare l’azione digitale;
  • procedere anche all’aggiornamento del Cad (che fino a poco tempo fa sembrava essere sul tavolo, ma adesso sembra essere accantonato dalla politica); 
  • preservare le competenze già disponibili in Agid.

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Le modifiche alla governance dell’agenda digitale

Dopo l’approvazione del cosiddetto “Decreto Semplificazioni” (conversione in Legge del D.L. 14 dicembre 2018, n. 135, qui il testo in approvazione), ci avventuriamo in un commento di alcune delle disposizioni che hanno ad oggetto l’agenda digitale, in particolare quelli riguardanti la (ennesima) modifica della governance nazionale sul tema, rimandando ad altre successive analisi i commenti ad un singolare intervento, anche per la sua collocazione in un “Decreto Semplificazioni”, avente ad oggetto la definizione giuridica di blockchain e smart contracts e a un ulteriore interessante intervento avente ad oggetto lo snellimento delle autorizzazioni e vincoli sui lavori di infrastrutturazione per la posa delle infrastrutture a banda larga.

Come dicevamo la norma in approvazione apporta modifiche alla governance dell’agenda digitale nazionale, attualmente, come noto, basata su tre poli:

  • l’Agid (Agenzia della Presidenza del Consiglio) da una parte, con compiti di regolamentazione attribuiti dal CAD e attribuibili dalle norme di settore mediante “linee guida”, compiti di esecuzione di una serie di attribuzioni progettuali e del piano triennale e compiti di vigilanza,
  • il Ministro della Funzione Pubblica, titolare delle deleghe governative e dell’iniziativa legislativa di livello primario e interlocutore governativo di Agid dall’altra,
  • una struttura commissariale (sempre presso la Presidenza del Consiglio), guidata dal Commissario all’Agenda Digitale affiancato da un gruppo di esperti (Team Digitale) che lo affianca.

La struttura commissariale è stata sin dall’inizio dotata di poteri molto incisivi esercitati, nella sostanza, più che per obbligare le Amministrazioni a eseguire le precedenti disposizioni normative, per realizzare iniziative di coordinamento di alcuni importanti progetti e obiettivi dell’Agenda Digitale verso le varie Amministrazioni e, dal punto di vista dell’iniziativa normativa e del lavoro tecnico, verso l’omogeneità e standardizzazione dei protocolli, delle interfacce e dei sistemi adottati dall’Amministrazione nei rapporti interni e verso il cittadino.

In sostanza l’approccio del precedente Commissario Diego Piacentini, dichiaratamente adottato anche dal nuovo Commissario Luca Attias, è stato ed è quello di realizzare una infrastruttura – un cosiddetto “sistema operativo del Paese” – creando i presupposti per cui per le Amministrazioni sia conveniente e semplice adottarne le varie componenti e, solo successivamente, lavorare sull’obbligatorietà.

Una governance tripartita senza indirizzo strategico

Il problema di una tale governance tripartita è sempre stato quello – paradossalmente – dell’assenza di un organismo in grado di ricondurre le varie politiche di governance ad unità o, meglio, di dettare l’indirizzo strategico: ognuno dei tre “poli” dell’Agenda Digitale è pieno titolare di ampi poteri in una serie di ambiti, più limitati per l’Agid ma più che pieni per il Commissario e il Ministero.

Nessuno però ha il potere di determinare l’indirizzo nazionale della politica della digitalizzazione che rimane quella del Piano Triennale, disciplinata dalle norme del CAD e non è in grado di adeguarsi dinamicamente alle evoluzioni del contesto nazionale, se non in termini di selezione delle varie priorità.

Ora il Decreto Semplificazioni proroga i poteri del Commissario dell’attuale struttura commissariale al dicembre 2019, cosa ampiamente attesa in quanto nell’anno è prevista la realizzazione della società pubblica che gestirà il sistema PagoPA e i servizi di supporto ai pagamenti digitali verso la PA e verso i soggetti sottoposti al regime del CAD e dunque un “cambio” di governance sarebbe stato impensabile; peraltro il commissario Attias è di nomina recentissima.

Dal 2020, nuove strutture o nuove competenze?

Successivamente al 2019, i poteri del commissario non vengono meno ma vengono centralizzati nel “Presidente del Consiglio” o al “Ministro delegato”. Il testo sembra prevedere che attribuzione sia al Presidente del Consiglio che ha facoltà di delega ad un ministro. Non è chiaro se la delega sia una nuova delega o sia la delega esistente all’Agenda Digitale (Funzione Pubblica).

Il Presidente o il Ministro delegato è tenuto a esercitarli tramite strutture della Presidenza del Consiglio dallo “stesso” individuate, di concerto con il Ministro dell’Economia per le materie di sua competenza. Dunque, il titolare del potere, dovrà istituire nuove strutture o, più probabilmente, individuare strutture esistenti. Peraltro sia il Team Digitale, sia l’Agid, sia il Dipartimento Funzione Pubblica sono strutture della Presidenza del Consiglio. La disposizione dunque prelude a nuove competenze dei medesimi?

Il successivo comma 1-quater dell’art. 8 come modificato prevede inoltre che il Presidente del Consiglio o il Ministro Delegato si avvalgano di un “contingente” di esperti di significativa esperienza da nominare ed è prevedibile che l’attuale struttura del Team Digitale possa essere, in questo ambito, riconfermata nella nuova veste.

Il Decreto prevede anche uno stanziamento di 6 milioni di euro per provvedere a quanto sopra.

Dobbiamo dunque attenderci una centralizzazione e razionalizzazione verso la Presidenza del Consiglio della governance dalla quale dovrebbe emergere, auspicabilmente, l’indirizzo strategico unico. In questo senso probabilmente la scelta sarà quella di attribuire le deleghe ad un Ministro, essendo il Presidente del Consiglio organo troppo impegnato nel generale indirizzo del Governo per assicurare la necessaria continuità alle politiche in questione.

Una passo nella giusta direzione

La scelta di sommare poteri politici e commissariali indica che si vuole effettivamente puntare a una figura in grado di combinare il decisore politico e l’esecutore.

L’attesa è che il processo in questione possa portare a un effettivo vertice dell’indirizzo digitale in grado di attuare un effettivo coordinamento e indirizzo strategico; si auspica che ciò non “dimentichi” la valorizzazione delle risorse di cui dispone Agid (che ben potrebbe essere individuata tra le “strutture” di cui sopra) che è e rimane titolare di importanti processi, progetti e competenze e dispone di risorse umane qualificate: occorre insomma cogliere la nuova riforma come l’occasione definitiva per superare ogni parcellizzazione dell’azione sull’Agenda Digitale ancora esistente e distinzione tra azioni di Team, Agid e Funzione Pubblica (o percezione delle medesime).

In questo senso il CAD è un fondamentale strumento normativo ma sarebbe necessario prevederne la possibilità di aggiornamento dinamico, in maniera simile a quello che può fare un’Authority: non sarà semplice creare un meccanismo del genere con le nuove attribuzioni ma forse nemmeno è impossibile.

Insomma, la nuova governance pare un “passo” positivo nella giusta direzione ma, come sempre, tutto sta in come verrà attuata e, soprattutto, si auspica che non debba essere ritoccata a breve per l’ennesima volta.

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