CDTI

Nuove competenze per la Sanità digitale: lacune da risolvere

Nel contesto della Sanità Digitale, le sole tecnologie possono poco se non s’incide anche su altri fattori critici come lo sviluppo di una cultura del fare e trasformare e la formazione del personale e del cittadino

Pubblicato il 06 Mag 2015

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Nell’attuale contesto economico e sociale le nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione vengono ad assumere un ruolo pervasivo, in grado di modificare non solo le attività economiche delle imprese ma anche il comportamento dei singoli individui. Assume quindi grande rilievo l’alfabetizzazione generalizzata alle tecnologie dell’informazione, la stessa AGID è stata molto attiva in tale ambito, coinvolgendo nella discussione numerosissime associazioni tra cui il CDTI di Roma. Nel sito di Agid leggiamo che essa “promuove e diffonde le iniziative di alfabetizzazione informatica per cittadini e imprese, nonché la formazione per i pubblici dipendenti. In questo quadro, l’Agenzia ha rilanciato la Coalizione nazionale per le Competenze digitali, allargando la cornice del progetto europeo “Grand Coalition for Digital Jobs”, della quale è referente italiano, con l’obiettivo di sviluppare l’alfabetizzazione digitale e favorire una diffusa consapevolezza sull’innovazione tecnologica nel Paese, con particolare riguardo alle nuove professioni e al mondo delle piccole imprese”.

Nel contesto della Sanità Digitale, è continuamente sottolineata la necessità di sviluppare un programma che rapidamente promuova la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici da attuarsi sia nell’ambito del corso di studi universitari e master universitari, sia all’interno della Educazione Continua in Medicina ECM, il processo attraverso il quale il professionista della salute si mantiene aggiornato per rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio sanitario e al proprio sviluppo professionale.

Grazie al contributo della Associazione italiana per l’informatica ed il calcolo distribuito AICA, un intero capitolo del libro bianco del CDTI “ Telemedicina: dal dire al fare” è stato proprio dedicato a questo fondamentale tema e ad esso faccio riferimento per lo sviluppo di questo mio articolo.

Nello specifico, AICA, in collaborazione con SDA Bocconi, ha avviato nel 2003 un progetto periodico ad ampio respiro con l’obiettivo di valutare, il più possibile in termini quantitativi, il costo che il “non sapere” informatico comporta per la collettività. Sin dal 2004 l’indagine si è focalizzata su un’area di grande rilevanza sociale, quale è la Sanità, avendo ben chiaro che gli obiettivi di efficienza e produttività assumono, in questo settore, connotazioni assai particolari che lo distinguono dagli altri comparti economici. Il “non sapere” informatico comporta il rischio di un mancato adeguamento delle specifiche professionalità ad un ambiente che necessariamente diverrà più complesso, e comporta anche dei costi di improduttività, per il settore, stimati attorno a 850 milioni di Euro l’anno; una cifra che è dello stesso ordine di grandezza della spesa informatica dell’intero comparto sanitario e rappresenta lo 0,84% della spesa sanitaria dell’intero Paese. Le analisi condotte hanno inoltre portato a stimare un ritorno annuale per una formazione di base, tipo ECDL, superiore ai 2 miliardi di Euro.

E risulta, in particolare, come il personale medico sanitario sia quello che più potrebbe contribuire all’aumento di produttività dell’intero sistema. Emerge infatti un quadro di offerta e di utilizzo dei servizi sanitari eterogeneo in cui raramente si fa rete, fortemente differenziato fra il Nord, il Centro e il Sud. Al Nord sembrano essere più diffusi piani di governance condivisi all’interno delle strutture, e l’utilizzo dei servizi elettronici sembra essere più avanzato. Ciò può essere legato ad una maggiore consapevolezza del potenziale innovativo dell’ICT e ad una cultura dei decisori sanitari orientata a programmi di integrazione “in rete” dei sistemi locali.

A conferma del come le sole tecnologie possono poco se non s’incide anche su altri fattori critici come lo sviluppo di una cultura del fare e trasformare e la formazione del personale e del cittadino, che possono permettere l’adozione e la diffusione delle stesse tecnologie, implementando nuovi modelli di assistenza sanitaria e rendendo più efficienti ed efficaci i processi sanitari, e quindi l’assistenza al paziente.

Senza trascurare che innovare i processi investendo nelle tecnologie ICT, anche nella Sanità, costituisce un notevole beneficio per l’economia e per la produttività di un paese attraverso incentivi all’occupazione e la creazione di nuovi posti di lavoro.

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