Va bene razionalizzare i datacenter- per tutta la Pa ne basterebbero tre o quattro- ma innovare i sistemi informativi vuol dire principalmente innovare i processi amministrativi, cioè ripensarne logica e design. Ci sentiamo di suggerire questo al nuovo Governo.
Non c’è bisogno di un nuovo costosissimo software, ma di ridisegnare i processi, snellirli in modo che siano più semplici e adattabili (modulari) alle nuove esigenze. E’ essenziale utilizzare standard, meglio se “open standard”, per tutti i principali sistemi pubblici; in particolare per l’identità digitale dalla quale dipendono pagamenti e procedimenti amministrativi.
Infine è importante che i servizi abbiano un design costruito non già sul burocrate ma sull’utente. Valorizzando il patrimonio informativo pubblico (open data) e concentrandosi sull’usabilità delle applicazioni – pensiamo alle apps dei telefonini o ai social media – sarebbe possibile creare una nuova generazione di servizi informativi, tra cui i principali servizi pubblici (es. anagrafe e catasto), che finalmente parlino un linguaggio contemporaneo e facilitino realmente la vita dei cittadini.
La premessa principale, tuttavia, è un’altra: il Governo deve avere coraggio e fantasia. Un Governo non può essere innovatore se non ha una visione del futuro e una strategia per realizzarlo. Credo sia necessario essere anche un po’ rivoluzionari, altrimenti si fa manutenzione e non innovazione dello Stato. Infine servono le risorse: senza budget tutte le promesse e proposte rimangono solo parole.