la sfida

Nuovo governo e digitale, tutte le incognite dei prossimi giorni

I nuovi sottosegretari che dovranno occuparsi dei temi del digitale hanno di fronte una sfida ardua. Il vero problema, però, non è cosa fare, ma come ed in quali tempi si fanno le cose. Servono nuovi manager e obiettivi chiari e di breve termine, evitando di cadere nella tentazione di ricominciare da zero

Pubblicato il 20 Giu 2018

Andrea Nicolini

Project Manager per TrentinoSalute4.0

italia

Nel nuovo governo (del cambiamento) non c’è traccia di un ministro con delega al digitale, o meglio all’innovazione digitale, che possa trainare la trasformazione in atto e tramutarla in occasione politica o meglio in occasione per definire delle politiche sul digitale.

Sottosegretariati e politiche digitali

E non è la prima volta. Anche i governi precedenti potevano fare delle scelte più nette e non lo hanno fatto. Questa continuità (negativa) la dice lunga sulla lungimiranza di chi è chiamato a governare il paese e soprattutto a renderlo competitivo con le sfide che un millennio così complesso ci presenta.

L’ultima tornata di sottosegretari ha coinvolto qualche tecnico innovatore della cosiddetta ‘società civile’ come Fantinati o Giuliano, tanto per fare un paio di nomi fra quelli che masticano digitale.

Poco, tanto che sia, potranno occuparsi di politiche?

  • Ovvero potrà Fantinati rivedere l’impianto Funzione Pubblica/Agid/Team digitale e renderlo oltre che snello anche operativo?
  • Riuscirà Salvatore Giuliano a imporre non solo le tecnologie digitali già sperimentate ma soprattutto un approccio di metodo alla scuola dei millenials?
  • E poi c’è il MISE con ben quattro sottosegretari che dovranno occuparsi del grande tema industriale (superiamo il nome Piano 4.0 e chiamiamolo Piano Industriale del Paese). Qui la sfida è terribile, da far tremare le vene e i polsi: energia, trasporti, riconversione industriale, banda ultra larga, eCommerce, digital content (tlc e tv), sharing economy, fintech, ecc. Insomma, il ministero che si occuperà di futuro.

Tutto il digitale del nuovo Governo: la delusione, le speranze, le priorità

Le scelte (e le nomine) per il futuro digitale

Per quanto attiene agli strumenti di governo, va anche considerato il pacchetto di nomine tecniche. Ovvero spetterà a questi signori influenzare scelte su Agenzie e Società di Stato che si occupano a vario titolo del tema digitale. Probabilmente sarà lo stesso Fantinati ad occuparsi del futuro di Agid e della sua eventuale riorganizzazione.

Agid, negli ultimi anni, ed il Team hanno (s)tentato di ricavarsi un ruolo anche fuori dal recinto della Pubblica Amministrazione, portando il Piano Triennale all’attenzione dei privati come opportunità di trasformazione digitale e di crescita anche per il settore produttivo.

Ma il vero problema non è cosa fare, ormai le idee sono chiare e sono condivise, ma come ed in quali tempi si fanno le cose. L’ultima fotografia del DESI ci inchioda ancora una volta in fondo alla classifica, quindi dobbiamo cominciare a vincere subito tutte le partite che restano, altrimenti sarà retrocessione secca, senza scorciatoia dei play-out. Possiamo permettercelo?

Persone giuste e velocità per trasformare la PA

La trasformazione digitale ha già cambiato le professioni, gli stili di vita, i mercati e le produzioni. Non ha ancora cambiato l’apparato pubblico, la scuola, la sanità e la giustizia (tanto per citare i principali rami della PA che non hanno completato lo switch-off al digitale).

Questi signori dovranno dunque metterci mano subito, scegliendo nuovi manager e dandogli obiettivi chiari di breve termine all’interno delle strategie definite sfruttando tutte le risorse che a livello centrale e regionale la programmazione 2014-2020 ha messo a disposizione.

Per la definizione di norme e strategie abbiamo già speso troppo tempo, sei versioni del CAD ed altrettante strategie nazionali (Piano di e-government, Piano paese, Crescita digitale, Piano triennale ICT, ecc.) sono sufficienti, non ne servono altre.

Evitiamo di ricominciare da capo, come se nulla fosse stato fatto prima, portiamo a compimento quanto già impostato ed in gran parte finanziato. Tutto è già stato detto, scritto e regolato. Ora bisogna solo darsi da fare, scegliendo le persone giuste e operando in velocità.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati