Gli NFT hanno contribuito a scalfire il binomio finanza-criptovalute, ma il FinTech è ancora il principale campo di applicazione di criptovalute e blockchain.
Nel campo della finanza, si è visto come la blockchain si presti a plurimi impieghi, grazie all’automaticità delle transazioni, alla tracciabilità ed all’immodificabilità dei dati immagazzinati al suo interno.
La maggior parte delle risorse globali è quindi ancora fortemente dedicata al settore finanziario, dove risulta preminente l’esigenza di inquadrare giuridicamente il fenomeno e tutelare in modo adeguato tutti gli attori del sistema, a partire dagli investitori, attraverso una disciplina ad hoc.
Criptovalute e blockchain: serve accelerare la regolamentazione
È nata la De-Fi, la finanza decentralizzata che si serve della blockchain per garantire automaticità e rapidità di esecuzione alle transazioni finanziarie, grazie agli “smart contract” o “contratti intelligenti”.
Si fanno largo obiettivi ambiziosi, come la proposta di emissione di valute virtuali a livello centrale emersa nel corso dell’incontro del G7 tenutosi a Washington nell’ottobre 2021.
Eppure, l’esperienza più recente dimostra che progetti di successo con le criptovalute si possano individuare anche in settori totalmente estranei all’ambito finanziario e molto più vicini al quotidiano di quanto si pensi, avvalendosi della rete internet e dell’Internet of Things.
Ne è un esempio il progetto Helium.
Blockchain e IoT: come funziona Helium
Helium è una blockchain nata del 2013 per incentivare lo sviluppo della prima rete wireless peer-to-peer, ovvero decentralizzata, al mondo.
Il network è composto da dispositivi IoT che ospitano gli hotspot e offrono copertura: gli hotspot producono e sono compensati in HNT, la criptovaluta nativa della blockchain Helium.
Helium si pone obiettivi diversi dalla speculazione finanziaria, con soluzioni anche a vantaggio della collettività.
Tra le caratteristiche:
- Il Long-Fi, che permette la trasmissione dati in radiofrequenza su distanze difficilmente raggiungibili con la tradizionale rete Wi-Fi;
- Il “Mining” a casa propria, cioè la possibilità di estrarre e generare criptovalute semplicemente collegando il proprio dispositivo alla rete;
- Il guadagno in criptovalute, cioè la ricompensa finanziaria per stimolare l’accesso al sistema e ampliare la copertura wireless.
È ovviamente necessario essere in possesso di dispositivi supportati per fornire copertura alla rete e dotati di quanto necessario per il mining.
Il sistema di Helium sembrerebbe aver fatto i conti con una delle maggiori criticità delle blockchain: l’impatto ambientale.
Per poter funzionare, la tecnologia blockchain richiede infatti un notevole dispendio di energia elettrica, che dai dati raccolti a livello globale può essere paragonabile al fabbisogno energetico di un intero Paese come l’Argentina.
Le transazioni automatiche e senza intermediario hanno quindi bisogno di dispositivi con potenti processori e ad alti consumi che le validino e risolvano i quesiti che permettano di estrarre le criptovalute.
In Helium la blockchain funziona con un diverso algoritmo, il Proof of Coverage (PoC), che permetterebbe di consumare una minor quantità di energia.
Il PoC verifica, su base continua, che i dispositivi IoT siano effettivamente dove vengono dichiarati e realmente creino la copertura di rete per lo scopo che ci è prefissati.
Cosa sono IoT e Smart Home
Internet è uno strumento che favorisce l’interconnessione di oggetti di uso quotidiano, diversi da computer, telefoni cellulari o tablet.
Questi oggetti sono diventati “intelligenti”, ossia capaci di comunicare tra loro, scambiandosi informazioni senza necessità di impulsi esterni e solo per effetto della connessione alla rete: è quello che viene definito Internet of Things (“IoT”), ossia l’internet delle cose, che ha reso ciò che ci circonda sempre più digitale.
Il progresso tecnologico ha interessato anche le nostre case, in cui device ed elettrodomestici sono diventati “smart” – è facile che ognuno di noi abbia almeno una smart tv o Alexa –, fino ad arrivare all’automazione della casa stessa.
Quando si parla di smart home ci si riferisce infatti ad un ambiente in cui sono state adottate soluzioni in grado di ottimizzare i consumi, o ancora, rendere più efficiente l’interazione tra chi vi abita e gli oggetti presenti, migliorando per certi aspetti la qualità della vita.
Per realizzare tale sistema, è necessario connettere ad un’unica rete gli impianti ed i dispositivi presenti tra le mura domestiche, così da gestirli da remoto o, appunto, in modo automatico.
Analogamente, negli ultimi anni si è sentito parlare di smart city (passando anche dalle energy community): una città in cui il ricorso alle tecnologie digitali mira a rendere maggiormente efficienti i servizi a vantaggio della collettività e, perché no, di una maggiore ecosostenibilità e tutela dell’ambiente.
Criptovalute e IoT: le altre esperienze
Helium non è però l’unico esempio di applicazioni blockchain e criptovalute all’Internet of Things, che abbraccia ormai contesti molto variegati tra loro.
La blockchain può infatti assicurare non solo la connessione tra i dispositivi a livello decentralizzato, con maggiore garanzia e sicurezza a livello informatico, ma anche una maggiore riservatezza e tutela dei dati che vi sono immagazzinati.
Sono stati messi a punto dei sistemi in grado di offrire alle aziende innovativi sistemi di cybersecurity o di gestione dei processi aziendali, come Xage o Vechain.
Non si serve invece di blockchain ma si basa sempre sull’IoT la criptovaluta IOTA, la cui principale caratteristica consiste nel permettere l’esecuzione di transazioni senza commissioni e senza il ricorso ai miners. L’automaticità è in tal caso garantita dalla tecnologia Tangle.