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Open source nei governi: strategie vincenti per l’indipendenza digitale



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L’adozione dell’open source nelle amministrazioni pubbliche garantisce indipendenza tecnologica, sicurezza e trasparenza. Diversi governi stanno implementando strategie “open source first” per ridurre costi e dipendenza da fornitori privati

Pubblicato il 27 mar 2025

Leandro Aglieri

presidente Laboratorio Smart City Roma Capitale



open source nei governi

L’open source sta vivendo una vera e propria rivincita, passando da alternativa di nicchia a protagonista dell’innovazione tecnologica, anche nell’ambito dei Governi europei ed extra-Ue.

Il recente successo di Deepseek, modello rivoluzionario basato su software libero, ha dimostrato che le soluzioni “open” possono competere e, in alcuni casi, superare le soluzioni “closed” proprietarie più avanzate.

Questa svolta sta modificando le strategie dei grandi player ICT, ma il cambiamento più significativo riguarda l’open source nei governi, che sempre più spesso abbracciano l’Open Source per motivi di indipendenza tecnologica, sicurezza, trasparenza ed efficienza economica.


L‘open source nei governi: un cambiamento strategico

La crescente dipendenza da software proprietari ha rappresentato per anni un rischio per le amministrazioni pubbliche, legandole a fornitori specifici e limitando la possibilità di innovare.

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L’open source offre un’alternativa concreta, garantendo:

  • Maggiore indipendenza tecnologica, riducendo il lock-in con aziende private e consentendo alle amministrazioni di personalizzare e adattare i software alle proprie esigenze senza vincoli imposti da contratti restrittivi.
  • Sicurezza potenziata, grazie alla revisione pubblica del codice, che riduce il rischio di vulnerabilità nascoste, backdoor o codice malevolo.
  • Ecosistemi più dinamici, grazie alla collaborazione tra enti governativi, aziende e community di sviluppatori, con un’accelerazione dello sviluppo e della manutenzione software.
  • Riduzione dei costi, evitando di pagare licenze esorbitanti per software proprietari e reinvestendo le risorse in soluzioni innovative personalizzate.
  • Maggiore trasparenza, un aspetto fondamentale per la pubblica amministrazione, poiché il codice aperto consente a cittadini ed esperti di verificare il funzionamento e la sicurezza dei sistemi utilizzati.

Esempi concreti di governi che hanno scelto l’open source

Sempre più governi in tutto il mondo stanno adottando software open-source per motivi di efficienza, sicurezza e indipendenza. Ecco alcuni esempi significativi:

Francia: la strategia “Open Source First”

Il governo francese ha adottato una politica “open source first”, incoraggiando l’uso di software libero in tutte le amministrazioni pubbliche. Dal 2012, la Direzione Interministeriale del Digitale (DINUM) ha promosso la sostituzione progressiva di software proprietari con alternative open-source, tra cui:

  • Nextcloud per l’archiviazione cloud, al posto di soluzioni commerciali come Google Drive o Dropbox.
  • LibreOffice come alternativa a Microsoft Office.
  • Linux e OpenStack per la gestione dei server governativi.

Questa strategia ha ridotto i costi delle licenze e migliorato la sicurezza informatica del paese, evitando la dipendenza da aziende statunitensi o cinesi.

Germania: sovranità digitale con sovereign cloud

Il governo tedesco ha recentemente annunciato un progetto di cloud sovrano, basato su tecnologie Open Source come OpenStack e Kubernetes. Questa iniziativa mira a ridurre la dipendenza dalle big tech statunitensi (come Amazon AWS o Microsoft Azure) e garantire che i dati governativi siano gestiti su infrastrutture controllate a livello nazionale.

Inoltre, la città di Monaco di Baviera ha adottato per anni LiMux, una distribuzione Linux sviluppata appositamente per le esigenze della pubblica amministrazione, anche se successivamente è stata abbandonata per motivi politici più che tecnici.

Brasile: l’open source per la democrazia digitale

Il Brasile è uno dei paesi che più ha investito nell’Open Source per la pubblica amministrazione. Dal 2003, il governo ha promosso l’adozione di software libero nelle scuole, negli enti pubblici e nei servizi digitali per i cittadini.

Un esempio concreto è Expresso, un sistema di posta elettronica open-source sviluppato per sostituire soluzioni proprietarie come Microsoft Exchange. Inoltre, il Brasile ha implementato e-SUS, un sistema open-source per la gestione dei dati sanitari, garantendo maggiore trasparenza e accessibilità ai cittadini.

Italia: l’open source nelle Pubbliche Amministrazioni

Anche l’Italia sta compiendo passi avanti nell’adozione dell’Open Source. Con la direttiva “Software libero nelle PA” (2012) e il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, il governo italiano ha imposto l’obbligo di valutare soluzioni Open Source prima di acquistare software proprietario.

Tra i progetti di maggiore successo troviamo:

  • PagoPA, il sistema di pagamenti digitali della PA, che si basa su tecnologie open-source.
  • App IO, l’applicazione per i servizi digitali ai cittadini, sviluppata con codice aperto per garantire trasparenza e sicurezza.
  • L’uso di LibreOffice in molte amministrazioni locali per ridurre i costi delle licenze Microsoft.
  • SCIPIO – nell’ ambito del Programma SCIPIO (Solution for Complete Information Protection by Infrastructure Openness) del Ministero della Difesa il progetto che coinvolge VATES riguarda la realizzazione di una piattaforma di virtualizzazione Open Source per lo sviluppo di applicazioni non mission critical di pertinenza del Ministero della Difesa presso il Comando Operazioni Rete. La piattaforma individuata per il test è la suite di Virtualizzazione “Open Source Vates Virtualization Stack” composta dal layer di Orchestrazione e Backup, Xen Orchestra Premium e dall’Hypervisor XCP-ng.

Open source e sicurezza nazionale: una priorità per il futuro

Uno degli aspetti più critici dell’adozione di software Open Source nei governi è la sicurezza informatica. Con l’aumento degli attacchi informatici, molte nazioni stanno cercando di ridurre la dipendenza da software sviluppato da aziende straniere, che potrebbe contenere vulnerabilità o backdoor.

Ad esempio, nel 2021 il governo statunitense ha lanciato l’iniziativa “Secure Open Source Software”, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza dei principali progetti open-source utilizzati a livello governativo. Anche l’Unione Europea sta investendo in programmi di audit e finanziamento per il software libero attraverso il progetto FOSSA (Free and Open Source Software Audit).


Il futuro dell’open source nelle amministrazioni pubbliche

L’era dell’Open Source non è più una promessa, ma una realtà consolidata che sta trasformando il settore ICT, con un impatto sempre più forte nei governi di tutto il mondo. La possibilità di personalizzare, controllare e condividere il software sta ridefinendo il rapporto tra pubbliche amministrazioni e tecnologia, riducendo i costi, migliorando la sicurezza e promuovendo la trasparenza.

Se il trend attuale continuerà, sempre più governi adotteranno soluzioni open source come pilastro della loro strategia digitale, accelerando l’innovazione e garantendo una maggiore sovranità tecnologica. In un’epoca in cui la tecnologia gioca un ruolo cruciale nella geopolitica, l’open source potrebbe essere la chiave per un futuro digitale più sicuro, aperto e democratico.

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