OpenTusk è il percorso di partecipazione e condivisione, dedicato agli Open Data, della regione Puglia. Un’iniziativa ambiziosa che vuole capovolgere la percezione che ognuno di noi ha della PA, oggi lenta e farraginosa, rendendola utile e digitale grazie all’innovazione.
Il Piano Triennale di Riorganizzazione Digitale 2022-2024
Con il rilascio del Piano Triennale di Riorganizzazione Digitale 2022-2024 (deliberazione n. 791/2022) la regione Puglia si è dotata di uno strumento per
consolidare quanto fatto negli anni precedenti in materia di trasformazione digitale.
Ma soprattutto va a definire quelli che sono i nuovi obiettivi da perseguire alla luce
dei bisogni che nel frattempo sono maturati, nonché sulla base di quanto si legge nella strategia nazionale sul digitale.
Il Piano triennale di Riorganizzazione Digitale è infatti conforme con quanto previsto dal Piano Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione rilasciato da AGID. E non poteva essere diversamente, in quanto quest’ultimo costituisce il documento di indirizzo strategico che ha l’obiettivo di guidare la trasformazione digitale nella Pubbliche Amministrazioni centrali e locali.
Ecco come le regioni, a partire dalla Puglia, guardano al territorio, indagando la domanda dati sul proprio territorio, coinvolgendo e interagendo con la società civile e le realtà produttive che lì vivono e operano.
OpenTusk, Open Data nella regione Puglia
Gli obiettivi che Regione Puglia si pone sono legati alla razionalizzazione e alla omogeneizzazione dei sistemi informativi regionali. Come in tante amministrazioni del nostro Paese, si tratta di sistemi informativi nati che puntano ad informatizzare i processi interni delle varie aree e unità organizzative dell’amministrazione.
Sono generalmente sistemi verticali e indipendenti, non progettati quindi per poter interagire tra loro. Quello che si vuole fare ora è razionalizzare e mettere “a sistema” i vari sistemi informativi attualmente operativi “evitando il duplicarsi di infrastrutture tecnologiche che svolgono le medesime funzionalità”, in modo tale da “garantire l’interoperabilità dei sistemi informativi regionali”. E quando si arriva a parlare di Open Data, l’obiettivo diventa quello di “promuovere e completare il conferimento automatico di dati in formato aperto nella piattaforma Open Data regionale […]”.
In definitiva, quello che Regione Puglia sta facendo con l’ufficio RTD è una profonda
riorganizzazione dei propri sistemi informativi che prevede un importante lavoro sui
dati dei singoli sistemi, sulla loro armonizzazione e standardizzazione nonché sui
processi che vanno a generarli. Questo aspetto diventa fondamentale per poter creare servizi digitali a valore aggiunto, per consentire il monitoraggio continuo di processi complessi e per fornire così un efficace strumento per il supporto alle decisioni.
Per quanto riguarda i dati aperti, l’obiettivo diventa quello di industrializzare i processi necessari a generarli e a manutenerli, creando procedure automatiche che potranno così alimentare costantemente il portale regionale dati. Dati aperti che diventano così una scelta strategica della Regione, andando a rivestire un ruolo di primo piano nella Programmazione 2021-27.
Dati aperti: guardare al mercato e al mondo delle imprese
Oggigiorno i progetti relativi al rilascio di dati aperti debbano necessariamente guardare al mercato e al sistema delle imprese. Se in passato poteva essere sufficiente un approccio di tipo prevalentemente etico in cui gli Open Data guardavano essenzialmente alla trasparenza, alla partecipazione dei cittadini, al governo aperto, alla conoscenza aperta e all’impatto sociale dei dati, oggi tutto ciò non è più sufficiente.
Dunque, è necessario sfruttare appieno le potenzialità dei dati aperti in modo che le imprese possano migliorare i propri processi interni, creare con quei dati nuovi servizi o
migliorare i servizi già esistenti. Tutto ciò per migliorare la loro efficienza complessiva ed essere più competitive sul mercato attraverso nuovi approcci “data driven”. I dati aperti, per avere un senso oggi, ma soprattutto un futuro domani, devono andare oltre la loro innegabile e profonda dimensione etica per poter generare soprattutto nuove opportunità per il mercato, creare posti di lavoro, stimolare la nascita di nuovi servizi e nuove idee di business.
Per fare ciò, serve adottare un approccio strutturato che guardi alla domanda di dati aperti in modo tale da capire come costruire opportunamente l’offerta. Le regioni sono enti che guardano al territorio, motivo per cui un primo passo diventa quello di indagare la domanda dati sul proprio territorio coinvolgendo e interagendo con la società civile e le realtà produttive che lì vivono e operano.
Le fasi di OpenTusk: il percorso per gli Open Data in Puglia
OpenTusk è “il percorso istituzionale regionale, di partecipazione e condivisione, dedicato agli Open Data, per supportare gli Enti Locali, il mondo economico, della
ricerca, dell’innovazione e del terzo settore, nella produzione e nel riutilizzo dei dati
aperti” promosso dalla Regione Puglia. OpenTusk è stato concepito per essere un
progetto dove l’approccio agli Open Data è visto “a 360 gradi”.
In primo luogo, una fase di ascolto, finalizzata proprio a dialogare con i portatori di
interesse per cercare di far emergere la domanda di dati. Dati che possono provenire dall’attività amministrativa della Regione, ma possono anche essere dati che vengono prodotti dalla varie agenzie e aziende partecipate che fanno parte del complesso sistema regionale o ancora dai comuni della Regione. In questo modo si potranno avere le indicazioni necessarie per costruire opportunamente l’offerta di dati a livello territoriale. Un’offerta che dovrà essere di dati di qualità e che sarà resa stabile nel tempo in quanto gestita da processi che, come abbiamo visto, saranno processi industrializzati e automatizzati.
Ma è prevista anche una fase di divulgazione, con una serie di webinar pubblici (ho
avuto modo di parlare con piacere ad uno di questi, grazie mille dell’invito!) ma
anche una fase di accompagnamento specialistico attraverso webinar interni all’amministrazione. I prossimi passi saranno una consultazione pubblica nel mese
di agosto e un Hackathon finale nel mese di ottobre. OpenTusk vuole avviare un
percorso sui dati aperti, percorso questo che si sviluppa anche grazie al confronto
che nasce all’interno della community ReTeDigitale di AGID.
E non è un caso che, come simbolo, sia stato scelto un elefante. L’elefante infatti è un
animale che simboleggia un po’ tutta l’essenza del progetto OpenTusk. Nell’immaginario collettivo è un animale lento e pesante e per queste sue caratteristiche lo associamo generalmente proprio alla Pubblica Amministrazione.
Ma è un animale pesante che riesce anche a lasciare segni profondi. Ecco, quello che si vuole fare è capovolgere la percezione che ognuno di noi ha della PA. Non più un lento pachiderma, bensì una realtà che possa finalmente tracciare il solco e
lasciare il segno.