E’ noto che è in corso di attuazione il sistema dell’identità digitale, già previsto in via generale dal Decreto del Fare e di cui è in elaborazione un decreto attuativo.
Mentre i lavori sono “in corso”, ritengo sia utile menzionare alcuni casi, alcuni reali, altri teorici, di pubblica amministrazione digitale (e non) che avrebbe funzionato molto meglio (o, semplicemente, avrebbe funzionato!) se l’identità digitale su cui il Governo è alacremente al lavoro fosse già stata attuata.
Il primo: un professore universitario viene nominato in una commissione di controllo delle procedure elettorali delle nomine di un ente. All’atto dell’insediamento risulta che il professore deve 80 centesimi all’ente per il residuo di una pratica di qualche anno prima. La nomina non può essere perfezionata se ci sono “debiti” verso l’ente e dunque il professore deve saldare l’esigua somma. Poiché l’ente ha recentemente dato in carico ad Equitalia le proprie riscossioni, l’ente non può accettare il pagamento, il professore viene quindi consigliato di pagare ad Equitalia. Poiché Equitalia non ha ancora emesso la cartella, Equitalia indirizza il professore al proprio sito Internet. Il professore scopre così che dovrà registrarsi al sito Internet ed ottenere un apposito PIN prima di poter pagare, una identità digitale valida solo per quel sito. Non si scoraggia ed inizia la procedura. Metà del PIN viene rilasciato, l’altra metà arriverà dopo circa 1 settimana a casa del docente… La Commissione, per quella data dovrà essere già insediata pena la decadenza. Il professore deve così rinunciare all’incarico. L’identità digitale avrebbe consentito la registrazione istantanea al sito di Equitalia, eliminando il PIN specifico per il sito e lunghi tempi di registrazione.
Il secondo: la signora Maria ha un problema in giardino, è caduto un albero che va rimosso urgentemente. Il lavoro lo sa fare il giardiniere della vicina ma dovrà lavorare vari giorni. La signora Maria è preoccupata… il lavoro è urgente ma occorre anche tutelarsi in caso il giardiniere si faccia male nell’eseguirlo. La soluzione sono i buoni per il lavoro temporaneo che si devono ottenere dall’INPS e dunque la signora Maria si appresta a chiederli. Scopre che si possono comprare dal tabaccaio o in banca e crede di aver risolto ma non è così, occorre infatti attivarli! E’ allora che viene indirizzata al sito dell’INPS e scopre di dover ottenere il PIN, che si rilascia a vista presso le sedi dell’INPS o, se richiesto online, si deve attendere una settimana. L’attivazione dei buoni sembra ora a portata di mano… tuttavia occorre “censire” il lavoratore inserendo codice fiscale ed altri dati e si dovrà aspettare ancora prima di poter dare avvio al lavoro, l’albero intanto crolla definitivamente. La diffusione del sistema di identità digitali potrebbe velocizzare questo tipo di transazioni, eliminando i tempi di attesa e verifica delle varie posizioni e, come si è detto, la necessità di ottenere il PIN da enti con cui non si è mai richiesta una prestazione.
Il terzo: l’ingegner Caio ha recentemente ottimizzato la propria rete di telecomunicazioni trovando tariffe piuttosto convenienti, quando riceve notizia che si è liberato un posto da direttore di cantiere di un importante progetto. Egli intende accettarlo immediatamente ma gli uffici postali sono già chiusi. Prova a fare un telegramma ma la nuova tariffa telefonica non prevede la possibilità di comporre il numero della dettatura telegrammi. Accede al sito delle Poste e scopre che la registrazione è procedura che richiede alcuni giorni per confermare l’identità. Non riuscirà ad inviare tempestiva accettazione. L’identità digitale avrebbe risolto il problema consentendo, con ogni probabilità, l’immediata registrazione al sito delle Poste con il servizio di invio telegrammi.
Il quarto: La famiglia Rossi si trasferisce in un nuovo Comune. Ci vuole tempo per ottenere nuovi certificati, trasferire la residenza, iscrivere i figli a scuola, ecc. Con l’identità digitale avrebbero immediato accesso a tutti i servizi del sito del Comune, potendo da subito gestire in digitale tutte le domande necessarie.
Il quinto: Giovanni ha necessità di un certificato anagrafico dal Comune di Milano ma vive a Roma. I servizi del Comune di Milano sono riservati ai residenti in quanto solo ai residenti è rilasciata la credenziale di accesso. Con l’identità digitale il problema è risolto e tutti i servizi locali della P.A. sono accessibili a livello nazionale.
Il sesto: Mario ha estrema difficoltà a ricordare le password dei vari siti della P.A. che deve utilizzare. Il risultato è che ricorre in continuazione ad agenzie proprio perché non riesce a “ricordare le password” e preferisce siano altri a farlo per lui. Ad una ha addirittura affidato le proprie smartcard e rischia, in caso uno dei dipendenti sia disonesto nell’utilizzarle, di subire un furto di identità. Il sistema dell’identità digitale assegna al Sig Mario una tipologia di identità incorporata in un oggetto che porta sempre con sé (il cellulare, il portachiavi, ecc.) e ricordando un solo PIN (come il bancomat) il Sig. Mario riesce ad effettuare ogni accesso con netto miglioramento.
Il settimo: Lucia riceve molto “spam” e non capisce come possa aver dato il consenso privacy a chi lo invia. Scopre che da quando usa l’identità digitale e, man mano che la stessa si diffonde sui siti commerciali, è possibile attivare funzioni presso il proprio provider di identità che generano report sull’uso della medesima e, ricostruire dove la ha usata e a quali servizi ha dato/negato i vari consensi privacy.
L’ottavo: Martino subisce una effrazione in casa. Viene rubato un “libretto” con le varie password e di cui non ha copia. Martino non riesce con sicurezza a ricostruire i vari siti da contattare e teme che qualcuno possa abusare di qualche sua credenziale. Con l’identità digitale, anche in ipotesi di furto di un dispositivo dove sono custodite le chiavi di accesso dell’utente, basta revocare l’identità per vedere annullata ogni possibilità di accesso e sostituire l’identità digitale, così come avviene con le carte bancarie.