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PA digitale: buone pratiche delle Regioni Ue che l’Italia dovrebbe imitare

Le PA italiane sono alle prese con la sfida della trasformazione digitale: quali strumenti per affrontarla? L’Osservatorio Agenda Digitale offre alcuni spunti ai decisori del Paese per supportarli nelle azioni di programmazione e intervento strategico, anche sfruttando le esperienze oltre confine

Pubblicato il 16 Nov 2022

Tommaso Giaccardi

Osservatori Digital Innovation School of Management - Politecnico di Milano

bandiere ue italia

“Dovresti allargare i tuoi orizzonti” – quante volte ce lo siamo sentiti dire? Agli enti di pubblica amministrazione del nostro Paese potremmo rivolgere la stessa esortazione. C’è un mondo che potrebbe essere scoperto e – perché no – imitato.

Come per ogni cosa, però, si trova solo quel che si cerca e l’esperienza nel mondo dell’innovazione digitale ci dice che fermarsi al confine nazionale potrebbe rivelarsi una miopia. Per questo, nella ricerca di buone pratiche e benchmark che aiutino ad accelerare la trasformazione digitale in Italia, ci siamo chiesti: e se il termine di paragone migliore risiedesse nelle regioni europee? Tutte, non solo quelle dei Paesi più grandi.

DESI, non c’è nulla da festeggiare: non siamo degni dell’Europa migliore

Primo passo: identificare le “Digital Twin Region”

Ogni anno, il DESI prodotto dalla Commissione europea fotografa il livello di digitalizzazione dell’economia e della società degli Stati Membri e ci aiuta, attraverso le sue classifiche, a fissare delle priorità strategiche nazionali. Dal 2016, l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano – assieme a un gruppo di lavoro formato da referenti delle PA centrali e regionali – produce per l’Italia anche un DESI regionale, che si propone come uno strumento equivalente a quello della Commissione ma dettagliato a livello regionale, a supporto delle amministrazioni e degli attori economici di regioni e province autonome.

Grazie all’esperienza del DESI regionale e agli indicatori resi disponibili da Eurostat per tutte le regioni europee, abbiamo accoppiato ciascuna regione italiana con il territorio ad essa più simile all’interno dell’UE, sulla base delle loro caratteristiche socioeconomiche e geografiche. Abbiamo quindi confrontato ciascuna coppia lungo una serie di indicatori (8) del livello di digitalizzazione della società e dell’economia, arrivando a ottenere una Digital Twin Region per ciascuna regione o provincia autonoma d’Italia.

Perché fare questo esercizio? Un esempio pratico: se per ragioni storiche, geografiche e istituzionali può risultare in qualche caso difficile suggerire alla Regione Basilicata di adottare le pratiche della Provincia Autonoma di Trento – malgrado il contesto nazionale sia lo stesso –, può essere invece opportuno stimolarla al confronto con la regione portoghese dell’Alentejo, molto più simile nelle sue caratteristiche di territorio e di popolazione non solo della provincia di Trento ma di qualsiasi altra regione italiana.

Regioni gemelle, un quadro in chiaroscuro per il nostro Paese

Il quadro che ne emerge appare sconfortante per il nostro paese: tutte le regioni, quando messe a confronto con i loro “gemelli digitali” europei, presentano un gap negativo nella maggior parte delle dimensioni: se il DESI ci relega al 20esimo posto della classifica europea, questa applicazione trasmette il messaggio che anche a parità di ricchezza, popolazione e territorio a disposizione le singole regioni arrancano.

Emerge però un messaggio ulteriore, forse più importante: le regioni del Sud e delle Isole sono più vicine o più avanzate rispetto alle rispettive “regioni gemelle” in Europa di quanto lo siano le regioni del Centro-Nord. Uno scenario opposto rispetto ai tradizionali divari digitali interni all’Italia. Si direbbe dunque che esiste un effetto-Paese, una convergenza, e che le Regioni più arretrate stiano traendo giovamento dalla programmazione strategica operata a livello centrale, ad esempio tramite l’allocazione dei fondi strutturali. In sintesi: l’evidenza suggerisce che le regioni che performano meglio nel DESI regionale italiano (quelle del Nord e del Centro) soffrano di vincoli legati al contesto nazionale, mentre quelle in fondo alla classifica (del Mezzogiorno) siano in un certo senso sospinte verso l’alto.

Qualità di governo e digitalizzazione: un rapporto da approfondire

Ci siamo poi chiesti: che legame c’è tra queste performance sul digitale e la percezione della qualità del governo da parte dei cittadini? Il grafico sopra illustrato, in cui le bolle arancioni indicano le regioni italiani e quelle blu le regioni europee oltre confine, mostra la correlazione tra le dimensioni della qualità del governo di un territorio (asse orizzontale) e della frequenza delle interazioni digitali tra cittadino e pubblica amministrazione (asse verticale).

La correlazione – che non è causalità! – ispira due importanti considerazioni:

  1. Entrambe le dimensioni vedono le regioni del nostro Paese particolarmente svantaggiate rispetto alla maggioranza delle regioni nel resto d’Europa, incluse le loro “digital twins”;
  2. La qualità del governo di un territorio, misurata tramite un apposito indicatore[1], è correlata positivamente al numero di interazioni che il cittadino di quel territorio effettua in media ogni anno con gli enti pubblici di riferimento. Ciò vale a dire che nei territori in cui osserviamo un livello elevato di qualità del governo, le interazioni digitali cittadino-PA sono mediamente più frequenti.

Questo secondo punto va esplorato con attenzione: sebbene non sappiamo se e quale tra le due variabili abbia un impatto diretto sull’altra, tra le due esiste un legame. Alla luce di questa osservazione, un possibile suggerimento è allora quello di intervenire simultaneamente in entrambe le aree, promuovendo azioni che creino un circolo virtuoso tra livello di fiducia riposta dal cittadino nelle istituzioni e la diffusione di abitudini digitali all’interno di un territorio.

Proprio per questo, la ricerca dell’Osservatorio è sempre più votata ad approfondire la dimensione locale della digitalizzazione – con un DESI locale in costruzione, a livello comunale – e sono provvidenziali progettualità come quella lanciata dalla Regione Emilia-Romagna, che con la piattaforma DESIER vuole identificare i divari territoriali tra i comuni del territorio ma anche gli ambiti specifici su cui è necessario intervenire, cogliendo da subito le opportunità di quick wins.

Conclusioni

In questo articolo abbiamo passato in rassegna una serie di strumenti di analisi che abilitano le pubbliche amministrazioni del Paese, delle regioni e dei comuni italiani a intervenire secondo priorità specifiche e, nel caso delle regioni, a farlo ispirandosi alle buone pratiche attuate dai territori più simili nel resto d’Europa. Se vuoi approfondire questi temi, presentare proposte o incontrare chi se ne occupa in prima persona, trovi qui sotto i prossimi appuntamenti e i contatti utili.

Il 31 gennaio 2023 l’Osservatorio Agenda Digitale ospiterà l’annuale Convegno di presentazione dei risultati di ricerca: faremo il punto sugli strumenti digitali e sul grado di innovazione a livello di pubblica amministrazione, politica e governo del Paese. Sarà il primo momento in cui non solo approfondire questi risultati ma, soprattutto, portarli all’attenzione dei nuovi decisori politici.

Note

  1. Lo European Quality of Government Index elaborato presso la University of Gothenburg da Charron, Nicholas, Victor Lapuente & Monika Bauhr (2021) cattura le percezioni dei cittadini rispetto a corruzione, qualità ed imparzialità nell’utilizzo dei servizi pubblici essenziali di sanità, istruzione e polizia.
  2. Per saperne di più sui confronti territoriali, mettere a disposizione nuovi dati e stimolare la trasformazione digitale a livello locale, puoi scrivere ai ricercatori Francesco Olivanti (francesco.olivanti@polimi.it) e Tommaso Giaccardi (tommaso.giaccardi@polimi.it).

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