La strada che porta alla PA digitale è ancora in salita. Con il cambio di Governo il “pacchetto” di decreti attuativi destinati a dare gambe alle riforme, tranne rare eccezioni sembra in modalità standby. Nonostante le promesse di sblocco a breve. Dalla sostituzione delle Regole Tecniche con le Linee Guida al nuovo piano per l’informatica, ecco una panoramica dei capitoli ancora aperti.
Che il 2018 sarebbe stato abbastanza “fiacco” sul versante del digitale era più che prevedibile. Cambio di Governo e conseguente inevitabile cambio nella governance del digitale non hanno certamente contribuito a fornire la tanto attesa accelerazione. Tanto che, per rimettere un po’ in movimento le acque, una volta esaurito (per fortuna, davvero non se ne poteva più) l’infinito capitolo GDPR, si è dovuti ricorrere alla riesumazione del Responsabile della Trasformazione Digitale, figura controversa presente nell’ordinamento dal lontano 2010, ma fino ad ora dai più ignorata. Altro tempo è stato dedicato alle classiche buzzwords un po’ “markettare”: AI e blockchain su tutti.
La quiete prima della tempesta? Molti commentatori in rete e sui giornali hanno messo in evidenza come il vecchio Governo abbia lasciato l’emanazione di un’enorme mole di Decreti Attuativi (necessari per rendere operative le leggi) in eredità al nuovo esecutivo, e come quest’ultimo, forse volutamente, abbia smesso di informarci sullo stato di avanzamento della loro scrittura.
Il Digitale non fa in questo caso eccezione. Il c.d. “Decreto Correttivo” al CAD, il D.lgs. 13 dicembre 2017 nr. 217, voluto dall’allora Commissario Straordinario Piacentini, ha lasciato al nuovo Governo un buon numero di Decreti Attuativi (tutti, in teoria, da emanare entro 6 mesi…) e altre importanti faccende da sbrigare, di cui però, ad oltre un anno dalla sua pubblicazione, non si è praticamente saputo più nulla. Anzi, a dire il vero, ad oggi, oltre all’immancabile cambio di modello di governance (e quindi di poltrone), l’unica azione compiuta rimane la correzione urgente di alcuni commi del Correttivo (il Correttivo al Correttivo!) operati tramite l’art. 8 del Decreto-Legge 14 dicembre 2018 nr. 135, il cosiddetto Decreto Semplificazioni, che hanno spostato l’obbligatorietà dell’utilizzo di PagoPA a fine 2019 e temporaneamente (fino ad emanazione di un ennesimo apposito Decreto) resuscitato l’art. 48 del CAD, che era stato un po’ affrettatamente ed in parte incomprensibilmente abrogato dal Correttivo.
Si tratta di questioni centrali per il digitale che se, come sembrano indicare i “bene informati”, dovessero essere affrontate tutte assieme o comunque a distanza ravvicinata, ci farebbero rimpiangere non solo la quiete attuale, ma anche quello che alcuni, nel periodo di emanazione delle vecchie Regole Tecniche, chiamarono il “diluvio normativo”. Se quello fu un diluvio, quello che ci attende sarà un vero Tsunami.
Ecco nel dettaglio quello che ci aspetta nei prossimi mesi. Tenetevi forte! Anche perché sembra che sia tutto di prossima pubblicazione.
Le linee guida Cad
Uno degli aspetti più rilevanti presenti nel Correttivo è la prevista sostituzione delle Regole Tecniche, di cui all’art. 71 del CAD, con le cosiddette Linee Guida, contenenti le nuove Regole Tecniche e di Indirizzo. La grande novità sta nel fatto che le Linee Guida, contrariamente alle vecchie Regole Tecniche che furono emanate sotto forma di Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri e che si fecero attendere ben 8 anni, saranno direttamente emanate da Agid (che le pubblicherà sul proprio sito istituzionale) e diverranno efficaci semplicemente dopo che di tale pubblicazione verrà data evidenza in Gazzetta.
Ufficialmente lo scopo di questa modifica è quello di rendere più rapido e snello il loro aggiornamento, adeguandolo alla rapidità con cui varia il contesto tecnologico. Ma l’iter previsto nella nuova formulazione dell’art. 71 non lascia tranquilli sotto questo punto di vista. Le linee guida, infatti, dovranno seguire la solita estenuante trafila dell’acquisizione dei pareri, a cui si aggiunge anche un (per altro utile) periodo di consultazione pubblica. In realtà, lo scopo della modifica sembra più che altro quello di far acquisire un ruolo sempre più rilevante e di potere ad Agid, in linea con la tendenza centralista palesatasi con forza negli ultimi anni. Senza tuttavia risolvere uno dei problemi principali, ovvero la mancanza di “specifiche tecniche” precise ed aggiornate. Queste rappresentano un sottoinsieme ben delimitato delle Linee Guida, che già in precedenza erano di diretta emanazione di Agid o del Commissario Straordinario, ma che ciò nonostante non sono state tenute al passo con l’evoluzione tecnologica.
Visto che il Correttivo prevede che le vecchie Regole Tecniche rimangano in vigore fin quando non saranno modificate o abrogate dalle Linee Guida, ci si sarebbe aspettata una loro revisione graduale. Ad oggi, però, nulla è stato pubblicato, ad eccezione delle “meta”-linee guida (Linee Guida su come emanare le linee guida) e ciò, rafforzato da insistenti voci di corridoio, fa sospettare che si sia optato per una loro riscrittura integrale.
Probabilmente quindi avremo a che fare con un corposo documento che rivedrà tutti gli argomenti già trattati nei tre vecchi DPCM delle Regole Tecniche, ne definirà di nuovi e probabilmente conterrà anche le nuove Linee di Indirizzo citate nella nuova formulazione dell’art. 71.
Dovesse essere così, questo passaggio da solo, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione.
Il Domicilio Digitale
Se delle tante novità introdotte dal Correttivo sinceramente non sentivamo né la necessità né tanto meno l’urgenza (vedasi ad es. il sistema di indicizzazione dei documenti della P.A., solo per citarne uno), in ambito Domicilio Digitale, invece, le modifiche introdotte sembravano andare nella direzione attesa. Questo è uno strumento essenziale, addirittura propedeutico, e la sua mancanza ha costituito un potente freno al processo di digitalizzazione della PA, fornendo nel contempo un potente alibi in mano ai detrattori.
Due sono le cose previste dal Correttivo che le solite fonti bene informate ci assicurano prossime al rilascio. La prima è il Domicilio Digitale per le Persone Fisiche, la cui assenza frenata dalle difficoltà di ANPR iniziava ad essere fonte di imbarazzo (lo si attende dal 2012), che verrà temporaneamente istituito presso le Camere di Commercio come estensione del Registro delle Imprese. Il Correttivo fissava in un anno il tempo massimo per la sua attivazione, ora sembra che la cosa sia realmente in dirittura d’arrivo.
La seconda è il Decreto, previsto dal comma 3-bis dell’art. 3-bis del Codice, che dovrebbe indicare le modalità con cui sarà possibile comunicare con i cittadini non in possesso di un Domicilio Digitale.
Il completamento di queste attività dovrebbe segnare il termine (Alleluia!) del travagliato percorso per la piena operatività del Domicilio Digitale.
Per essere precisi, in questo ambito, altre a quanto sopra descritto, è prevista l’emanazione di un secondo Decreto, la cui esistenza, stabilita nel Correttivo, ma non riportata nel CAD, è meno nota. Si tratta di una cosa tutto sommato secondaria, ma che va a correggere una bizzarria normativa che ha prodotto già un certo numero di problemi e che è già stata anche oggetto di contenziosi e sentenze. Ignorando del tutto l’esistenza dell’IPA, il Decreto Legge 179 del 2012, il c.d. Decreto Crescita, aveva previsto all’art. 16 comma 12 un registro particolare, parallelo ad IPA stesso, Gestito dal Ministero della Giustizia, in cui le Amministrazioni avrebbero dovuto comunicare gli indirizzi PEC validi per comunicazioni e notifiche. Lo stesso Decreto all’art. 16-ter, stabiliva che fosse tale registro ad avere valore di ufficialità, degradando di fatto IPA a registro minore. Il Correttivo è intervenuto modificando il succitato art. 16-ter, “riabilitando” IPA, e prevedendo un apposito Decreto che dovrà stabilire le modalità per far convergere i due registri (quello del Ministero della Giustizia come sotto-registro ad accesso limitato, di IPA).
Anche l’emanazione di questo Decreto sembra essere imminente.
Tre decreti attesi
Il Correttivo prevede poi altri tre Decreti, anche questi, a quanto pare, in via di emanazione.
Il primo, previsto all’art. 64 comma 3-bis del Codice, dovrebbe fissare la data a partire dalla quale SPID dovrà essere l’unico sistema di identificazione per i servizi on-line predisposti dalla PA. Sarà interessante vedere quale limite temporale verrà fissato perché, vista l’attuale bassa diffusione di SPID, un termine ravvicinato potrebbe creare non pochi problemi alle PA.
Il secondo, previsto all’art. 50-ter comma 4 del Codice, opera nell’ambito dei cosiddetti “Open Data” e dovrà fissare le modalità con cui implementare la “Piattaforma Nazionale Dati” ma, soprattutto, stabilire l’elenco dei dati che obbligatoriamente vi dovranno confluire. Anche questo Decreto è atteso con molto interesse perché il tema Open Data è alquanto sentito e sono molte le diatribe (vedasi ad esempio il caso famoso dei dati della Motorizzazione Civile o le difficoltà per le PA ad ottenere convenzioni per l’accesso ad INI-PEC) ed i dubbi da dipanare.
Il terzo, di cui all’art. 29 comma 2, è presente nel Codice da prima dell’emanazione del Correttivo. Si tratta della definizione dei requisiti di cui devono essere in possesso i soggetti che intendono fornire servizi fiduciari così come stabilito dal Regolamento eIDAS. Il Correttivo, vista la mancata emanazione del Decreto, fissava in 180 giorni i termini per la sua adozione.
Due punti da chiarire
Questo è l’anno in cui sarà pubblicato il nuovo Piano Triennale per l’Informatica. E, a quanto pare, la sua pubblicazione precederà tutto quello sopra descritto.
Rimangono inoltre da definire le specifiche per i due misteriosi, quasi fantomatici oggetti introdotti dal Correttivo: il “Sistema Pubblico di Ricerca Documentale” di cui all’art. 40-ter del Codice e il “Punto di Accesso Telematico” di cui all’art. 64-bis. Il primo è una vera New Entry che fece molto discutere all’atto della pubblicazione del Correttivo, il secondo in realtà sembrava ormai cosa caduta nell’oblio (chi si ricordava più di Italia Login?) e che, abbastanza sorprendentemente, il Correttivo ha riportato in auge. Dovessero uscire le specifiche anche per questi due sistemi le PA si troverebbero a doverli integrare i propri sistemi di gestione documentale e i portali dei servizi on-line. Una bella gatta da pelare da aggiungere ai già corposi grattacapi di cui sopra.
Insomma, si prospetta un anno impegnativo, costellato di novità importanti, che se non ci travolgeranno, saranno capaci di riportare un po’ di vita e concretezza nello scenario del digitale per la PA italiana. Non ci resta che attendere.