I dati rilevati da un recente studio della Commissione europea confermano che siamo ultimi in eGovernment. E questo avviene per tre semplici motivi. Già, nonostante la buona volontà degli ultimi anni, l’Italia continua a perdersi nei dettagli attuativi della trasformazione digitale PA.
I dati dicono che solo il 22% dei cittadini utilizza i servizi digitali (nel 2017): l’Italia è ultima in Europa per questo. E la PA italiana si piazza al 17mo posto per capacità di sfruttare le potenzialità dell’Ict.
I motivi dei ritardi nella PA digitale
- Primo fra questi la distanza siderale che intercorre fra la data del taglio del nastro e la data di conclusione dei lavori. Si, sto parlando di digitale e di eGovernment, non di lavori pubblici. Ma la musica non cambia. Quando un piano o un programma che dovrebbe semplificare e snellire ci mette troppi anni a diventare esecutivo, perdiamo tempo e la tecnologia che evolve a velocità pazzesca, lo rende vecchio e inutile (ecco quindi che ora è di nuovo rimandato l’effetto pratico di innovazioni allo studio, come l’app IO della cittadinanza digitale e il pieno dispiegamento dei benefici, comunque già un po’ percepiti, di PagoPA, Ndr).
- Prendiamo il Piano Triennale ICT della PA. Ho detto più volte che è di buon senso, sistemico, e ben strutturato ma, a parte qualche piccola accelerazione, è fermo al palo. Non si capisce ancora chi deve fare e cosa. Il ruolo di Stato, regioni, mercato ecc. non è ben definito e se fossi il sindaco di un Comune che deve dare risposte immediate, non saprei da che parte girarmi.
- Sul fatto poi che gran parte dei servizi non siano vestiti su misura del cittadino, direi che ciò rappresenta la solita mancanza di dialogo e di analisi fuori dalla comfort zone della PA. Continuando a costruire sistemi non preventivamente condivisi con gli utenti si genera solo distacco e sfiducia (innovazioni che cambiano il quadro, come appunto PagoPA, non sono ancora a pieno regime e certo non lo erano nel 2017, anno dei dati della ricerca, Ndr.).