Il 27% delle risorse totali del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono dedicate alla transizione digitale.
Il Piano si sviluppa su due assi e la PA ha un ruolo centrale.
PNRR, quanti soldi ci sono per la PA?
Il primo asse riguarda le infrastrutture digitali e la connettività a banda ultra larga. Il secondo riguarda tutti quegli interventi volti a trasformare la Pubblica Amministrazione (PA) in chiave digitale.
PA digitale, l’unione fa la forza: una strategia per i piccoli comuni
6,71 miliardi di euro in reti ultraveloci: L’ambizione dell’Italia è di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale in netto anticipo sui tempi, portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026.
6,74 miliardi di euro nella digitalizzazione PA: L’obiettivo è rendere la Pubblica Amministrazione la migliore “alleata” di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili.
Un piano concreto in tre switch-off
Per poter accedere ai fondi, però, non sarà sufficiente compilare dei moduli o preparare degli atti: occorrerà avere un piano, una pianificazione di quelli che sono e saranno i passi da seguire per ottemperare al dovere della PA di erogare servizi digitali a cittadini e imprese.
Abbiamo identificato 3 switch-off importanti da compiere nel brevissimo periodo.
Switch-off 1 – RTD: è l’ora della consapevolezza
I dati su avanzamento digitale parlano di un’impennata tra agosto e settembre di ben 457 nuove nomine rispetto una media di 102 mensili da inizio anno.
Questo significa che la campagna mediatica sta funzionando e, seppure in ritardo rispetto ai tempi previsti, ora ci sono 7.800 RTD ufficialmente nominati, ma rimangono i dubbi su quanto davvero abbiano consapevolezza del loro ruolo.
Nei piccoli comuni il Responsabile per la Transizione Digitale si trova spesso gerarchicamente a pari con altri colleghi responsabili di settore o PO.
Questo è un problema, soprattutto se all’interno dell’Ente non regna la migliore delle collaborazioni.
Se invece il ruolo di RTD è svolto dal Segretario Comunale, il problema sui piccoli Enti rimane il poco tempo a disposizione per gestire tutte le scadenze (spesso dividendo le ore su diversi Enti).
Oltre a “spingere” la nomina, occorre promuovere a livello mediatico il ruolo fondamentale che ha questa figura nel processo di Transizione Digitale.
In alternativa, abbiamo visto funzionare in modalità DOWN-TOP l’organizzazione di sessioni periodiche di sensibilizzazione dei responsabili e amministratori dell’Ente su chi è il RTD e quali sono i suoi compiti.
Switch-off 2 – Amministratori più consapevoli
Seppure la transizione digitale sia considerata “tecnica”, la consapevolezza degli amministratori su questo tema è fondamentale.
I cittadini sono (dovrebbero essere) al centro di ogni decisione riguardante i loro diritti; quindi, perché gli amministratori dei piccoli Enti non conoscono assolutamente nulla di quello che sta accadendo in questo momento storico?
Come possiamo pensare che i Responsabili per la Transizione Digitale siano in grado di portare a termine una progettazione seria dei servizi digitali senza l’appoggio di chi governa l’Ente?
Si sono concluse da poco le amministrative in moltissimi piccoli Enti e, tranne in rarissimi casi, in nessuna campagna elettorale sono stati inseriti riferimenti ad un piano di sviluppo dei servizi digitali per cittadini e imprese.
È chiaro che la parte politica dei piccoli Enti non è minimamente a conoscenza di quello che sta accadendo e senza un cambio di rotta repentino il Responsabile per la Transizione Digitale si troverà a lottare anche con gli amministratori, perdendo del tempo che (oggettivamente) non può più permettersi di perdere.
Occorre sensibilizzare gli amministratori sul ruolo fondamentale che anche loro hanno all’interno di questo processo: organizzare periodicamente degli interventi dedicati a loro potrebbe essere un buon modo per accelerare questa consapevolezza.
Switch-off 3 – Pianificare con logica le attività prima del PNRR
Senza una pianificazione già attiva all’arrivo dei fondi, come farà l’Ente ad organizzare gli asset come persone e tempo?
Le risorse economiche sono fondamentali, non fraintendiamo, ma bisognerebbe avere già un piano tra le mani da “migliorare o modificare” rispetto ai fondi che arriveranno nelle casse degli Enti.
Siamo a più della metà del terzo piano triennale ICT, con la prospettiva di un nuovo piano triennale alle porte, siamo sicuri di aver preparato la base per partire?
SPID è vicino a quota 26 milioni di identità erogate, ma nella maggior parte dei casi un cittadino dotato di spid in un comune medio italiano con meno di 5.000 abitanti, ad oggi, molto probabilmente non potrà accedere a nessun servizio perché la maggior parte degli Enti non ha servizi digitali online.
Com’è possibile che, ad oggi, ci siano scadenze e “switch-off” di piattaforme come SPID, PAGOPA, AppIO senza che nessuno si sia mai chiesto quali servizi digitali stanno realmente offrendo gli Enti di piccole dimensioni a cittadini e imprese?
Facciamo un esempio reale di come, un comune di piccole dimensioni, dovrebbe gestire l’attivazione di un portale online per la presentazione delle istanze.
- analisi fabbisogni dei cittadini/imprese del territorio:
- com’è strutturato il mio territorio?
- Quale cittadino-tipo risiede nel mio territorio?
- Com’è diviso demograficamente il mio Ente?
- Quali servizi vengono erogati maggiormente allo sportello fisico?
- E di questi, quali potrebbero essere digitalizzati (come processo, prima) in modo da ottimizzare anche il processo di lavoro interno?
- Definizione e ordine di attivazione delle tipologie di istanze da mettere online
- Indagine di mercato per la selezione di un fornitore che, su richiesta specifica dell’Ente, rispetti tutti i criteri di accessibilità e di tutte le linee guida di design per i servizi digitali.
- Scelta del fornitore tramite demo del portale di presentazione istanze e tabella di comparazione dei parametri tecnici di valutazione del servizio.
- Adeguamento del Manuale di Gestione Documentale
- Beta test dei servizi con un numero ristretto di cittadini, verificando contestualmente (tramite kit agid) l’usabilità dei servizi.
- Raccolta testimonianze (positive) sull’uso dei servizi
- Utilizzo dei feedback negativi/neutri per il miglioramento del servizio
- Presentazione ai cittadini della soluzione, sfruttando anche le testimonianze o casi studio raccolti durante i test.
- Monitoraggio del progetto attraverso KPI (indicatori) che ne verifichino la bontà (es: n. servizi attivi, numero cittadini/imprese che utilizzano i servizi, servizi più utilizzato, feedback)
- Adeguamento del progetto rispetto gli indicatori prefissati.
Conclusioni
Quindi, per concludere, la digitalizzazione non sarà solo legata alle risorse economiche del PNRR ma passa anche (e soprattutto) da una consapevolezza del Responsabile per la Transizione Digitale e dell’Amministrazione, che pianificano insieme il miglior percorso per l’erogazione di servizi digitali a cittadini e imprese efficienti e ottimizzati.
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