PA digitale

FARE tutto online in un bando ministeriale: l’esperienza del MUR

FARE, il programma MUR per la ricerca di eccellenza, è gestito tramite una piattaforma online e un processo completamente digitalizzato. Come funziona, come ci si è arrivati, i termini del bando

Pubblicato il 06 Apr 2021

David Vannozzi

Direttore generale, Cineca

Francesca Serra

Supporto e consulenza per i servizi al Ministero, Cineca

FARE

Il 30 aprile si chiuderanno le candidature dei ricercatori al programma FARE – Framework per l’Attrazione ed il Rafforzamento delle Eccellenze per la ricerca in Italia: un’iniziativa del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per sostenere i progetti di ricerca di eccellenza finanziati nell’ambito del programma ERC – European Research Council. L’iniziativa, attuata per la prima volta nel 2016, è giunta quest’anno alla sua terza edizione, con un finanziamento di circa 23,4 milioni di euro.

Per sottoporre le proprie candidature, i ricercatori possono accedere ad una piattaforma online che ospita la gestione di tutto l’iter del bando: dalla raccolta delle proposte alla loro valutazione da parte delle commissioni.

Il processo, completamente digitalizzato, si inserisce in un percorso di lunga data intrapreso dal Ministero e finalizzato alla digitalizzazione delle comunicazioni tra uffici ministeriali, università, docenti e ricercatori.

Un percorso che assume particolare rilevanza oggi, nel contesto del piano AgiD di trasformazione digitale del Paese e della Pubblica Amministrazione.

PA digitale: i passi del Ministero dell’Università e della Ricerca

Il MUR è stato un pioniere della PA nel digitale: i primi passi per la digitalizzazione dei processi e delle comunicazioni tra vari uffici del Ministero e gli atenei risalgono alla fine degli anni 80, in seguito all’introduzione della legge 168/1989.

Oltre a decretare il principio di autonomia degli atenei, infatti, la legge ha dato al Ministero funzioni di controllo e di coordinamento del sistema universitario, facendo emergere l’esigenza di sviluppare nuovi strumenti per vigilare sulla gestione degli atenei e delle attività di ricerca.

Per rispondere a questa esigenza, nel 1989 il Ministero ha incaricato Cineca di sviluppare i sistemi informativi per la gestione di banche dati ministeriali, che oggi sono alla base di tutte le comunicazioni tra Ministero e atenei: negli anni, infatti, il Ministero ha dato compimento alla completa informatizzazione delle proprie comunicazioni con il sistema accademico, che riguardano la raccolta, l’integrazione, lo scambio, la certificazione e la conservazione delle informazioni relative al sistema universitario.

La piattaforma che supporta il programma FARE è uno dei servizi informativi di questo “ecosistema”, realizzato da Cineca per il Ministero; basandosi sulle banche dati esistenti, la piattaforma digitalizza il processo di raccolta delle domande, l’iter delle valutazioni delle stesse, lo scambio delle comunicazioni tra i valutatori, fino alla comunicazione dei risultati ai candidati.

Il programma FARE nel contesto europeo della ricerca

Il programma FARE, come il programma “Rita Levi Montalcini”, è un’iniziativa del MUR a sostegno della ricerca nazionale volta a favorire anche, ma non solo, il “rientro dei cervelli” ed a rendere l’Italia più attrattiva per i ricercatori.

L’iniziativa è rivolta ai vincitori dei bandi dello European Research Council (ERC), affinché rimangano, o tornino, a svolgere la loro ricerca nelle università o negli enti di ricerca italiani. Rimarchevole la circostanza, poi, che tale misura intenda porsi anche come fattore di attrazione nel territorio italiano per i ricercatori che abbiano scelto, inizialmente, di condurre all’estero le ricerche finanziate dall’ERC.

La Direzione Generale della Ricerca del Ministero, in particolare, si è molto spesa in questi anni per l’implementazione delle linee strategiche del Programma Nazionale della Ricerca (PNR 2015/2020, PNR 2021/2027) sul vasto tema del capitale umano della ricerca, nell’ambito del quale è nata la linea di azione “FARE”.

Con questo terzo bando, considerevolmente più consistente dal punto di vista delle risorse messe in campo rispetto al passato, il Ministero ha compiuto un ulteriore passo in avanti verso la creazione di un ambiente idoneo ad ospitare ricerche di avanguardia ed anche ad attrarre studiosi di elevato profilo scientifico.

Lo European Research Council sostiene la ricerca europea di eccellenza, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dello “spazio europeo della ricerca”, di sostenere università ed enti nel contesto dell’innovazione e di favorire la ricaduta dei risultati sulla società, nei confronti di industria e mercato.

Un obiettivo ambizioso ed attuale: l’emergenza che stiamo vivendo, infatti, ha riportato all’attenzione dei cittadini l’importanza della ricerca scientifica, ricordando a tutti che la scienza non è materia relegata ai laboratori, ma ha un impatto molto forte sulla società, e si rivela indispensabile soprattutto quando si tratta di affrontare sfide che vanno oltre le “frontiere” della conoscenza.

L’iniziativa FARE offre un ulteriore sostegno a favore dei progetti di eccellenza ERC ospitati in Italia e prevede, dopo una selezione competitiva, un ulteriore finanziamento in favore dei Principal investigators di alcuni progetti vincitori di bandi ERC, per lo svolgimento di attività contigue al progetto principale.

PA digitale: come funziona la piattaforma FARE

Fin dalla prima edizione del bando FARE, Cineca si occupa dello sviluppo e della gestione della piattaforma online, in accordo con il responsabile del procedimento, dott. Gianluigi Consoli, dirigente della Direzione generale della ricerca.

Tramite la piattaforma, i ricercatori possono presentare proposte per il consolidamento delle proprie ricerche, un nuovo aspetto o uno sviluppo delle stesse, un approfondimento, etc. Per accedere alle sezioni riservate della piattaforma e caricare i documenti richiesti, i ricercatori utilizzano le credenziali con cui già accedono al sistema informativo del Ministero “Loginmiur”.

La raccolta delle domande sarà completata il 30 aprile e, dopo una prima verifica sulla conformità delle domande presentate, prenderà il via l’iter di valutazione, che sarà curato dai Comitati di Selezione, panel di esperti nominati dal Comitato Nazionale dei Garanti della Ricerca (CNGR).

Si tratta di esperti nazionali ed internazionali delle aree tematiche definite dallo European Research Council: Social Sciences and Humanities (SH), Life Sciences (LS), Physics and Engineering (PE), i quali, a propria volta, nominano gli esperti valutatori tra gli iscritti all’albo “Reprise”, il registro di esperti scientifici indipendenti, italiani e stranieri, istituito presso il Ministero.

Accedendo alla piattaforma, i valutatori esaminano i progetti ed esprimono le valutazioni che consentiranno ai Comitati di Selezione di elaborare la graduatoria con i progetti meritevoli di ottenere il finanziamento. Sempre tramite la piattaforma, i proponenti riceveranno notifica dell’esito della loro domanda, al termine del processo di valutazione. Tutto ciò senza la presenza di documenti cartacei.

In questa terza edizione, il bando mette a disposizione dei ricercatori circa 23,4 milioni di euro. La prima edizione del programma ha dato luogo al finanziamento di 51 proponenti, per un contributo complessivo pari a 9,7 milioni di euro; nella seconda edizione sono stati ammessi al finanziamento 27 proponenti, 20 dei quali under 40, con un contributo complessivo pari a 6 milioni di euro. Per quanto riguarda la fase di valutazione, complessivamente, tra le due edizioni precedenti, hanno partecipato 51 esperti in qualità di componenti dei Comitati di selezione, e sono stati coinvolti oltre 300 valutatori anonimi.

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