Il Digital Government Index (DGI) è un indice sviluppato dall’OECD che si pone come obiettivo quello di misurare, a beneficio dei policy maker, gli sforzi fatti complessivamente dai governi sulla trasformazione digitale del settore pubblico.
Analizziamo la metodologia e le dimensioni dell’indice DGI, per esplorare anche le implicazioni per il futuro digitale dell’Italia in un panorama internazionale sempre più interconnesso.
Il periodo di riferimento del DGI e l’impatto della pandemia sulla digitalizzazione
Diciamo subito che il periodo di riferimento di questo studio va dal 1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2022. Questo è un aspetto sicuramente da tenere presente in quanto va a coprire il periodo legato all’emergenza COVID19 e sappiamo bene quanto la pandemia sia stata un po’ ovunque un fattore che ha contribuito in maniera determinante ad accelerare, spesso in modo caotico, tanti aspetti legati alla trasformazione digitale. I progressi fatti durante l’emergenza COVID devono però diventare un punto di partenza. Non basta cioè l’accelerazione innescata dalla pandemia ma diventa essenziale avere la capacità di guardare lontano e costruire processi di trasformazione digitale che guardino al futuro e che siano sostenibili e integrati tra loro.
L’indice DGI cerca di guardare proprio questo. Non il livello di digitalizzazione di singoli processi o di servizi erogati bensì quanto i singoli Paesi siano riusciti a costruire basi solide in modo da sfruttare opportunamente dati e tecnologie per una trasformazione digitale che guardi al settore pubblico nel suo complesso e che metta sempre al centro il cittadino.
Le dimensioni dell’indice DGI
Ma andiamo a vedere più in dettaglio cosa ci raccontano i dati. Lo studio si basa su 155 punti dati e si riferisce complessivamente a 38 Paesi nel mondo, 33 Paesi membri dell’OECD, 4 Paesi in via di adesione e 1 Paese partner. L’indice DGI si sviluppa su 6 dimensioni che sono: Digital by Design, Data-Driven, Government as a Platform, Open by default, User-Driven, Proactiveness.
Vediamo in breve di cosa si tratta. La dimensione “Digital by Design” va a misurare come vengono disegnate le politiche relative alla trasformazione digitale del settore pubblico. La dimensione “Data-Driven” misura i progressi del governo nello sviluppo della governance nonché dei fattori abilitanti necessari per l’accesso, la condivisione e il riutilizzo dei dati in tutto il settore pubblico mentre “Government as a platform” misura l’introduzione di elementi come linee guida, tools, dati, identità digitale e infrastrutture software per abilitare la trasformazione digitale.
La dimensione “Open by Default” si riferisce essenzialmente al grado di apertura dell’informazione pubblica. Questo per consentire quanto più possibile il riutilizzo dei dati pubblici anche al di la delle varie iniziative Open Data. La dimensione “User-Driven” va a valutare la capacità dei governi di incentrare l’elaborazione e l’erogazione di politiche e servizi sulle esigenze degli utenti e infine la dimensione “Proactiveness” misura la capacità di anticipare le esigenze degli utenti e dei fornitori di servizi pubblici in modo da fornire servizi a cittadini e imprese in modo proattivo.
Il posizionamento dell’Italia nel panorama internazionale
Va detto che l’indice viene costruito attraverso l’indagine Digital Government 2.0 condotta da OCSE che prevede la compilazione di un questionario contenente 94 domande somministrato a livello di governo centrale per tutti i Paesi coinvolti nell’indagine.
La dimensione Digital by Design
Per quanto riguarda i risultati, la dimensione Digital by Design è quella che complessivamente ottiene la performance migliore rispetto a tutte le altre dimensioni. Questo va a indicare che un po’ tutti i governi hanno disegnato e messo in campo politiche finalizzate a rafforzare la pubblica amministrazione digitale, anche se ci sono Paesi come Australia, Corea e Regno Unito che raggiungono uno score importante, rispettivamente di 0.973, 0.971 e 0.914 mentre l’Italia si colloca proprio sul valore 0.684 della media OECD.
La dimensione Data-Driven
La dimensione Data-Driven è quella che registra la seconda miglior performance complessiva. In questo caso l’Italia con uno score di 0.534 si colloca abbastanza al di sotto della media OECD (0.633) mentre nelle prime tre posizioni troviamo Corea, Estonia e Irlanda. Questo ci dice che questi Paesi meglio di altri hanno saputo lavorare sulla governance e sulla strategia dati, introducendo da subito standard e meccanismi per la condivisione e l’interoperabilità dei dati del settore pubblico.
La dimensione Government as a platform
L’Italia è un po’ indietro anche nella dimensione Government as a platform con uno score di 0.590 dove la media OECD è invece di poco superiore (0.615) e questo nonostante gli importanti risultati e la messa a punto di infrastrutture strategiche come SPID, la CIE o il sistema di pagamenti PagoPA.
Non dobbiamo però dimenticare il periodo a cui si riferisce l’indagine. In quel periodo sebbene le infrastrutture digitali pubbliche fossero da tempo nelle agende e nelle strategie di tutti i Paesi, in realtà la loro attuazione era ancora disomogenea. Ad esempio tutti i Paesi avevano implementato l’identità digitale ma solo il 55% dei Paesi consentiva l’accesso a più del 75% dei servizi digitali. Dati che se raccolti oggigiorno, ci potrebebro raccontare una situazione sicuramente più favorevole.
La dimensione Open by Default
Sul fronte dell’Open by Default l’Italia con uno score di 0.549 è messa un po’ meglio della media OECD di 0.525. In questa dimensione vengono valutati i fattori abilitanti per la gestione dei dati pubblici, la strategia complessiva sugli Open Data ma anche le politiche e le iniziative che mirano a promuovere i diritti digitali dei cittadini, l’inclusione digitale, l’apertura e la trasparenza. Questa dimensione va a misurare anche gli sforzi per sviluppare soluzioni software Open Source nonché la trasparenza degli algoritmi. Questa è la dimensione che ha ottenuto complessivamente lo score più basso, segno che i vari Paesi hanno ancora del lavoro da fare per progredire su queste tematiche strettamente legate all’Open Government.
La dimensione User-Driven
Anche la dimensione User-Driven vede l’Italia totalizzare uno score più alto della media OECD. In particolare l’Italia totalizza un punteggio di 0.650 contro una media OECD di 0.508. Questa è la dimensione che misura la capacità dei governi di incentrare la progettazione e l’erogazione di politiche e servizi sulle esigenze degli utenti nonché di coinvolgere gli utenti nella definizione delle politiche e nella coprogettazione di servizi. Non solo. Questa dimensione misura anche la capacità dei singoli Paesi di adottare politiche finalizzate a ridurre il digital-divide. I primi tre posti vedono Regno Unito, Korea e Norvegia, Paesi questi che hanno sviluppato standard e linee guida per la progettazione di servizi basati non per intercettare i bisogni dell’utente ma prevedendo anche un loro coinvolgimento nella fase di progettazione.
La dimensione Proactiveness
Infine la dimensione Proactiveness, dimensione questa che si è dimostrata essere ancora una sfida per molti Paesi. Gli aspetti valutati in questa dimensione comprendono l’uso responsabile e strategico dell’IA, la progettazione e l’erogazione proattiva dei servizi, le valutazioni dei rischi come anche la capacità di anticipare le azioni future attraverso l’analisi dei dati. L’Italia in questo caso si colloca con uno score di 0.461, ben al di sotto della media OECD che è risultata essere di 0.567 e che vede ai primi tre posti Korea, Estonia e Regno Unito con uno score rispettivamente di 0.935, 0.869 e 0.853.
Il futuro della trasformazione digitale in Italia post-PNRR
La classifica finale che mette assieme tutte le dimensioni vede complessivamente l’Italia occupare la 19ma posizione su 38 Paesi con uno score di 0.578. E’ una posizione di metà classifica che però non tiene ancora conto dei tanti progetti messi in campo grazie alle risorse del PNRR sul fronte della transizione digitale. Sono risorse importanti che sappiamo stanno consentendo di accelerare e migliorare tanti aspetti che abbiamo ritrovato delle varie dimensioni del modello e che concorrono alla definizione e al calcolo del DGI – Digital Government Index. Che diventa così un ulteriore strumento che possiamo utilizzare per valutare l’impatto del PNRR. Basterà infatti attendere il rilascio da parte dell’OECD della prossima edizione dell’indice.