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Pa locale in ritardo sui servizi digitali, serve una cabina operativa nazionale

Sui servizi digitali, gli enti locali procedono in ordine sparso. Serve pertanto un’azione Stato-periferia più sinergica che permetta anche ai cittadini di quei comuni che non ne hanno la capacità o la possibilità economica di cogliere i benefici della trasformazione digitale. Ecco i tre binari su cui sviluppare l’azione

Pubblicato il 17 Set 2018

Alessandro Francioni

Dirigente Comune di Cesena - Settore Servizi al Cittadino e Innovazione Tecnologica 

servizi pubblici digitali

In merito al tema dei servizi online dobbiamo prendere atto che gli enti locali non hanno manifestato in questi anni la medesima attenzione e propensione al tema rispetto alle istituzioni centrali. Ecco perché servirebbe una Cabina operativa nazionale che permetta allo Stato di intervenire quando il Comune non riesce, in base al principio di sussidiarietà. Un buon primo passo è l’app IO.Italia.it, ma da sola non basta.

Piano di informatizzazione, l’occasione mancata

Il Legislatore stesso ha perso a mio parere, un’opportunità quando ha deciso di abrogare la norma Madia sull’obbligo degli enti di adottare un piano di informatizzazione in cui descrivere i servizi online erogati e quelli in costruzione. Non tanto per il fatto che il documento approvato dalla giunta è sinonimo di servizio online fruibile quanto perché avrebbe consentito all’Agid di monitorare, almeno nei 108 comuni capoluogo, lo stato dell’arte di quello che veniva implementato sul territorio. D’altra parte, qualcuno potrebbe chiedersi: perché mai lo Stato si dovrebbe preoccupare di sapere quali servizi online eroga il comune? La risposta potrebbe essere perché lo Stato ha l’onere di monitorare lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale italiana che mutuata da quella europea, pone il tema dei servizi online come un punto di qualità dell’azione. Perché la nostra Costituzione disegna l’ente locale come il soggetto istituzionale deputato all’erogazione dei servizi al cittadino, e pertanto è evidente l’importanza di sapere se i territori lavorano per offrire diritti di cittadinanza digitale ai cittadini. Questi non sono stimolati all’accesso online né sussistono contenziosi innanzi al TAR di fronte a servizi amministrativi non erogati online. Quindi regna un po’ di rassegnazione. Il comune che non investe sui servizi online non ha alcun timore che succeda qualcosa. Lo Stato non lo sanziona, il cittadino si adegua. Morale. Siamo agli ultimi posti in Europa su questi temi.

Cosa può fare lo Stato per incentivare i servizi online

L’idea di centralizzare le infrastrutture (vedi Anpr, Cie, Spid) e in futuro i servizi può essere corretta. Se i territori non riescono a sviluppare un’azione su questo ambito, cogliendo l’importanza dei servizi online, ci pensa lo Stato. Ma attenzione!

Questo intervento, usando un linguaggio prettamente informatico, deve essere retro-compatibile. I Comuni che hanno investito ed erogano tutt’ora fior di servizi online devono poter continuare a farlo, mentre in via sussidiaria, lo Stato dovrà intervenire in quei territori più resistenti al cambiamento.

Nell’ambito di un’azione sinergica Stato-periferia, bene ha fatto il Team a lanciare l’idea dell’App IO.Italia.it. Oggi tutti hanno uno smartphone e da questo strumento è possibile avviare un servizio online. Chi sarà in grado di farlo in autonomia, lo farà. Chi non è in grado dovrà essere supportato da centri servizi nazionali o locali accreditati (pubblici o privati) che aiutino il pensionato di turno, ad accedere al proprio fascicolo o a pagare la Tari on line con PagoPa. Questo aspetto chiaramente manca. Manca la Cabina operativa nazionale. Esiste la Cabina di regia (Team-Agid) ma poi il call center e il marketing è lasciato ai comuni.

In ogni caso, bene ha fatto, ancora, il Team a pensare al Punto unico di accesso di cui all’art. 64 bis del CAD come ad un App di servizi pubblici integrata alle piattaforme abilitanti. Almeno abbiamo dato concretezza al concetto di Italia Login che si era un po’ perso nel cloud.

Adesso sappiamo che lo Stato realizzerà un APP attraverso cui il cittadino potrà avere una serie di servizi erogati da pubbliche amministrazioni centrali e locali (sempre che le stesse abbiano dei servizi da offrire). Attraverso Io.italia.it, il cittadino potrà rendersi conto se il suo comune è smart oppure sia ancora tradizionale.

Cosa manca per far crescere il Paese

Cosa manca allora per far crescere il Paese? Sicuramente occorre prendere consapevolezza che 5000 comuni su 8000 sono piccoli comuni sotto i 5mila abitanti che non hanno risorse finanziarie e umane per presidiare processi di revisione dei processi di erogazione. Occorre sviluppare l’azione di trasformazione su tre binari. Le PA centrali, i comuni di fascia altra e i restanti comuni.

Sicuramente mancano gli incentivi per incrementare le possibilità dell’online. Esempio. A Cesena i certificati online da casa non si pagano. Dal prossimo anno la Giunta pensa di scontare del 25% le tariffe dei permessi ZTL richiesti on line. A mio parere manca una legge nazionale che introduca una batteria di vantaggi/svantaggi.

  • Una aggiunta all’art. 3 bis della legge 241/1990 che comporti, per l’avvio online, una riduzione dei tempi istruttori
  • Una norma che esenti dall’imposta di bollo qualsiasi istanza online e provvedimento online
  • Una norma che consenta ai comuni di richiedere i costi di postalizzazione di comunicazioni inerenti qualsiasi procedimento  (non solo per le sanzioni) in modo da incentivare il domicilio digitale e la pubblicazione online degli atti.

Manca anche la forza di imporre il Digital First ovvero pensare a servizi solo online. A Cesena, seguendo quanto fatto dal Miur, tutti i servizi dell’area scolastica sono nativi online. Quindi le iscrizioni ai nidi, scuole infanzia, centri estivi, contributi, trasporto pubblico, pagamenti sono solo on line e integrate a pagoPA, pena irricevibilità della domanda. Le domande online passano in cooperazione applicativa sul gestionale di back office per cui il servizio on line per il settore competente non è un appesantimento ma uno snellimento. Questo aspetto nel passato è stato un ostacolo perché la struttura ha visto l’online non come una opportunità di snellimento nel back office ma come un raddoppio del lavoro. Manca il marketing.

I vantaggi dei servizi online per gli enti locali

I servizi online consentiranno di rivedere l’organizzazione dei servizi pubblici, riducendo i costi. Si potranno ridurre gli organici perché la parte di front office sarà tutta online e potrà essere veicolata anche da soggetti deputati alla presentazione del servizio (digital office o vecchi Sportelli Amici). Tali soggetti possono essere non necessariamente coloro che poi istruiscono il procedimento.

Per i Comuni che hanno investito fin dalla prima fase all’implementazione dei servizi online, è normale che tale approccio non sia più visto come un quid in più, ma una modalità nativa. Oggi il servizio amministrativo si eroga online. Poi c’è la possibilità di andare allo sportello, magari previa prenotazione e magari uno sportello unico. Cesena in questi anni ha lavorato proprio su questo modello.

  • Centralizzare i servizi in un unico ufficio (Sportello FACILE che eroga 200 servizi di diverse aree amministrative, demografici, scuola, mobilità, protocollo, sociali, ambiente)
  • Sviluppare ogni anno tot servizi online
  • Incentivare l’erogazione online
  • Obbligare l’accesso on line

Morale. Da 110mila cittadini allo sportello unico del cittadino nel 2014 siamo passati a 58mila nel 2017 e il processo è in continua evoluzione.

La Cabina operativa nazionale

Il Team e AGID devono fare in modo che le eccellenze sul territorio siano non solo buone pratiche da emulare. Perché non saranno emulate se non si coglie il modello organizzativo che ha sostenuto l’implementazione del servizio. Serve la Cabina Operativa nazionale. I Comuni devono scegliere. Vai in autonomia, o in convenzione, o ci pensa lo Stato. Perché la priorità sono tutti i cittadini e lo Stato deve intervenire quando il Comune non riesce (principio di sussidiarietà).

In questo senso sappiamo che dall’APP IO.Italia.it. si potrà accedere a diversi servizi nazionali.

La speranza che tutti i ministeri veicolino i loro servizi tramite il punto unico e soprattutto che il nuovo Governo sappia prendere il buono che è stato realizzato in questi anni per proseguire il cammino, investendo anche con idee autonome sulla casa digitale che si è costruita in questi anni, evitando, se possibile, scelte strategiche rivoluzionarie in nome di un cambiamento di rotta a prescindere. Talvolta è innovativo anche continuare il cammino del predecessore magari usando leve diverse per completare più rapidamente il percorso.

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