Prima Facebook Pay, poi Google Cache. In pochi giorni i due colossi tecnologici hanno riconfermato il loro interesse ad entrare nel mondo sei servizi finanziari e di pagamento.
Tale interesse per il settore finanziario non però una novità: Google Pay è già uno dei servizi di pagamento mobile più utilizzato al mondo e Google in India consente anche di effettuare trasferimenti di denaro p2p; Facebook aveva già introdotto la possibilità di effettuare trasferimenti di denaro p2p su Messenger negli Stati Uniti e negli ultimi mesi ha annunciato – con una grandissima eco mediatica – il progetto della criptovaluta Libra.
Le novità Google e Facebook
Cosa sta succedendo ora? Google ha annunciato che il prossimo anno lancerà il conto corrente “Cache” in collaborazione con il gruppo bancario Citigroup. “Cache” permetterà ai clienti di effettuare depositi e di richiedere prestiti e sarà accompagnato da un programma di fedeltà.
Facebook, invece, ha fatto evolvere il proprio servizio p2p in un vero e proprio Wallet di pagamento, Facebook Pay. Questo wallet potrà essere utilizzato non solo sul social network, ma su tutte le piattaforme che stanno sotto il brand Facebook, quindi anche Messenger, Instagram e Whatsapp. Già dalla prossima settimana Facebook Pay permetterà agli utenti statunitensi di raccogliere fondi, effettuare acquisti all’interno dei giochi presenti sul social network trasferire denaro in modalità p2p su Messenger e pagare i prodotti presenti sul marketplace.
Quelli di Google e Facebook sono solo gli ultimi annunci di grandi imprese digitali che intendono entrare nel mondo dei servizi finanziari. Tra le più recenti possiamo citare, per esempio, il lancio di Uber Money, il conto che verrà proposto ai driver Uber e che permetterà loro di ricevere (e successivamente spendere) i propri compensi in maniera molto più rapida rispetto ai conti tradizionali. Amazon ed Apple dal canto loro non stanno a guardare – con i rispettivi Amazon Pay ed Apple Pay o con la Apple Card – così come Alibaba e Tencent, le Big Tech cinesi che già da anni propongono servizi finanziari e di pagamento ai propri utenti.
Le motivazioni
Questi attori puntano quindi a diventare una banca? Per il momento sembra di no, anzi Google in particolare ci ha tenuto a precisare che Google Cache nascerà grazie a una “profonda collaborazione con le banche e il sistema finanziario”. Probabilmente una mossa “politica”, di chi ha convenienza che le sue azioni non vengano interpretate come un tentativo di invasione totale di campo, seppur non mancherebbero i mezzi economici per sostenerle. Diventare una banca significherebbe anche sottostare a una serie di regolamentazioni e controlli che per il momento le Big Tech preferiscono tenere a distanza. Anche Apple, sia nel lancio di Apple Pay sia in quello di Apple Card, ha scelto la strada della collaborazione con il mondo bancario (con le singole banche nel primo caso, con Goldman Sachs per l’emissione della carta di pagamento). Tuttavia le Big Tech stanno intermediando la relazione tra consumatori e banche: si posizionano nel mezzo, lasciando che il consumatore percepisca la Big Tech come riferimento del servizio.
L’interesse di questi attori nei confronti del mondo finanziario è legato al patrimonio informativo che le transazioni finanziarie portano con sé. Queste, infatti, svelano le condizioni economiche delle persone, il loro livello di rischio finanziario e le informazioni circa i prodotti e i servizi effettivamente acquistati dalle persone. Informazioni di vitale importanza per chi fa dell’advertising uno dei propri core business, ma che permettono anche (se ben integrati con gli altri dati che già i colossi del web raccolgono) di offrire nuovi servizi per il consumatore, che vanno ad arricchire la sua esperienza digitale a 360° e lo rendono ancora più fedele al brand.
Nemici o partner delle banche?
Ma quindi le banche devono temere e combattere le Big Tech o lavorarci in partnership?
Le novità presentate da Google e Facebook prospettano in futuro un ruolo sempre più importante da parte delle Big Tech nel mondo finanziario. Gli asset a disposizione di questi attori per avere successo in questo campo sono molti: hanno customer base enormi, grande disposizione di liquidità per investimenti, forte presidio sui propri clienti, brand conosciuti e un forte know-how tecnologico e di customer experience. Insomma, hanno tutto per giocare un ruolo di primo piano. Per il momento, quando si tratta di servizi finanziari, le banche hanno mantenuto un forte livello di fiducia tra gli utenti, ma le cose stanno cambiando: i servizi di Google, Apple, Facebook e Amazon vengono utilizzati quotidianamente e più volte al giorno. Fanno parte delle abitudini degli utenti e ne stanno guadagnando la fiducia.
Sanno creare esperienze uniche per semplicità e valore percepito dagli utenti. Per gli istituti finanziari sarà quindi importante capire quando si potrà competere con loro – negli ambiti di forza per le banche – e quando invece sarà necessario stringere partnership per non rischiare di perdere un treno importante. È già successo con Apple Pay e Google Pay, probabilmente succederà anche con altri prodotti. Quali strategia converrà adottare con Google Cache e Facebook Pay?
E in Europa?
Attualmente questi servizi verranno lanciati solo negli Stati Uniti dove vige un contesto normativo-regolamentare più blando e flessibile e dove “chiunque” può offrire servizi finanziari. In Europa la regolamentazione è molto più stringente, infatti Paypal per operare in Europa è diventata banca in Lussemburgo. Tuttavia Facebook e Google non sono impreparate e hanno già chiesto negli anni passati alcune licenze, rispettivamente in Irlanda e Lituania, per poter operare in tutta Europa. Le attuali licenze a disposizione di questi attori sono quelle di emettitori di moneta elettronica (i cosiddetti IMEL), che non consentono loro di operare come vere e proprie banche, ma di gestire e intermediare pagamenti. Che cosa accadrà nei prossimi mesi? Questi attori lanceranno questi servizi anche nel mercato europeo?