In virtù della crescente attività e interesse dei consumatori per le cripto-attività (bitcoin & C) come bene rifugio impensabile fino a qualche tempo fa, il sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF) ha provveduto a rilasciare delle avvertenze che, da una parte somigliano ai consigli paternalistici del buon padre di famiglia e dall’altra sembrano avocare il ruolo regolatorio che le autorità di vigilanza dovrebbero imporre.
Si è cercato, insomma, di spaventare gli investitori ma senza far cenno alla mancanza di regole che penalizza l’Europa rispetto agli altri mercati.
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Bitcoin & C, alert delle autorità bancarie
In una nota congiunta del 17 marzo, le autorità europee di vigilanza finanziaria nell’avvertire i consumatori dell’alto rischio speculativo connesso alle cripto-attività, hanno rilevato “[…] la crescente attività e interesse dei consumatori per le cripto-attività, comprese le cosiddette valute virtuali e l’emergere di nuovi tipi di cripto-attività, e prodotti e servizi correlati, ad esempio i cosiddetti token non fungibili (NFT), derivati con cripto-attività come polizze vita unit-linked con cripto-attività come applicazioni sottostanti e di finanza decentralizzata (DeFi), che pretendono di generare rendimenti elevati e/o rapidi”.[1]
In tal senso è sufficiente evidenziare come negli ultimi anni, secondo i dati di mercato rilevati da IRPA, Istituto di Ricerca per le Pubbliche Amministrazioni, si siano registrate a livello globale più di 5.600 cripto-attività, con una capitalizzazione di mercato totale superiore a 260 miliardi di dollari per semestre, di cui il 65 % riconducibile ai soli Bitcoin.
Nell’ultimo anno la più famosa moneta digitale ha scalato la classifica dei rendimenti raggiungendo per ben due volte la quotazione di 68.000 dollari di scambio, assestandosi sull’importo di 40.000 dollari a fine del 2021.
E la guerra in Ucraina ha implementato questa voglia di investimenti digitali facendo schizzare le valute digitali (+10% Bitcoin, +13% Ethereum, +15% Dogecoin) in virtù della loro indipendenza e della sfida sulla sovranità degli stati posta alla base dell’idea di Criptovaluta.
I consigli delle Autorità su rischi bitcoin e cripto
In virtù di questa corsa ad un bene rifugio impensabile fino a qualche tempo fa, il sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF) ha provveduto a rilasciare queste avvertenze che, da una parte somigliano ai consigli paternalistici del buon padre di famiglia e dall’altra sembrano avocare il ruolo regolatorio che le autorità di vigilanza dovrebbero imporre.
Tali consigli di fatto mirano ad addurre la consapevolezza nell’investitore, avvisandolo dei rischi specifici associati alle cripto-attività attraverso semplici asserzioni: “si può perdere tutto il capitale investito; i prezzi possono diminuire e aumentare rapidamente in un breve lasso di tempo; si può cadere vittima di truffe, frodi, errori operativi o attacchi informatici; e è improbabile che si possa beneficiare di alcun diritto alla protezione o al risarcimento, qualora l’investimento andasse male.”
Allo stesso modo Sevif illustra la check list di quesiti da riscontrare nel caso in cui si voglia investire in tale tipologia di mercato: “Ci si può permettere di perdere tutto il denaro investito?; Si è disposti ad assumersi rischi elevati per guadagnare i rendimenti pubblicizzati?; Le caratteristiche delle cripto-attività o dei prodotti e servizi correlati sono note?; Le imprese/i soggetti con cui si negozia sono rispettabili?”
Innanzi alle problematiche che hanno indotto le AEV a diffondere tali linee guida non si può che evidenziare il contegno permissivo delle autorità regolatorie che hanno di fatto demandato il potere autoritario alla coscienza del singolo, senza aver operato quegli interventi regolatori di cui tanto spesso si parla e che rimangono ancora oggi disattesi.
Scoraggiare i criptoinvestimenti spaventando l’investitore
L’unica attività oggi in essere a livello europea sembra essere quella educativa, che molto spesso mal cela un approccio che mira a scoraggiare gli investimenti digitali e le cripto attività.
Il gap generazionale dei mercati tradizionali con i mercati emergenti digitali sembra ancora più evidente se si affrontano le questioni geopolitiche nelle quali gli stati, attraverso l’opera di regolamentazione, mirano in qualche modo a dirigere e indirizzare il mercato.
Le sanzioni alla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina imposte dagli stati nazionali hanno peraltro reso ancora più attrattivi quei mercati digitali che si sono resi indisponibili alle politiche interventiste finanziarie.
Alcune criptovalute peraltro, come Bitcoin, fanno della indipendenza del sistema un vanto del quale non si potrebbe o vorrebbe rinunciare: peraltro la decentralizzazione e il livello di liquidità è tale che nemmeno sarebbe possibile un intervento, specie perché peraltro il sistema finanziario russo vieta lo scambio su piattaforme centralizzate.
Seppur le autorità europee abbiano di fatto incluso le cripto-attività all’interno del sistema delle sanzioni, è evidente il balzo in avanti del valore dei Bitcoin a seguito dello scoppio del conflitto.
Tale evidenza peraltro è condivisa anche da KAIKO che ha sottolineato il livello record di transazioni coincidente con l’applicazione delle sanzioni.
Ad oggi, pertanto, le raccomandazioni suonano più come uno scoraggiamento dei comportamenti degli investitori, i quali sono ben consapevoli dei rischi degli investimenti in cripto-attività e sono disposti ad affrontarli, alla luce anche della volatilità del mercato azionario collegato agli umori della guerra.
È possibile regolare il mercato? Come si muovono i Governi
Di fronte a tali problematiche regolatorie si trovano i più svariati atteggiamenti.
La Cina si pone al vertice dei governi più proibizionisti. Sin dal 2017 ha imposto divieti per le piattaforme di scambio delle cripto-attività, ha imposto divieti per le banche e ha inteso investire sullo yuan digitale, scambiato per esempio dagli utenti di wechat. Nel mese di febbraio peraltro è stato lanciato l’applicativo relativo al portafoglio elettronico.
L’approccio centralista riflette il sistema di governo basato sulla centralizzazione delle attività. Nessun sistema, nemmeno quello dei pagamenti e investimenti digitali, può sfuggire al controllo del partito.
Leader del fronte possibilista di contro è rappresentato dagli Stati Uniti d’America: non esiste una legislazione, ma vige il principio della reciprocità con gli strumenti finanziari sulla base del principio “same business-same rules”. La Securities and Exchange Commission valuta l’inserimento della cripto-attività all’interno degli strumenti finanziari e la sottopone alle medesime regolamentazioni.
Sul punto emerge con evidenza il principio della neutralità della tecnologia: solo recidendo le radici della regolamentazione si crede possa svilupparsi rapidamente la tecnologia di nuova generazione.
El Salvador ha addirittura istituzionalizzato il Bitcoin come mezzo di pagamento.
L’Europa viaggia in ordine sparso
L’Europa, come molto spesso accade, viaggia in ordine sparso. Italia e Francia hanno deciso in parte di assoggettare le cripto-attività ai prodotti e agli strumenti finanziari (seppur ormai la Cassazione abbia ormai escluso tale ultima ipotesi). La stesso Consob ha cercato di regolare il mercato delle ICOs, lasciando però la scelta al singolo operatore se aderire o meno alla regolamentazione del Crowdfunding.
Inoltre, il Piano Strategico 2022-2024[2] pubblicato da Consob ha evidenziato la necessità di intervento normativo con la collaborazione del mercato e delle altre autorità coinvolte, ai fini della “[…] definizione di una proposta normativa per introdurre nella legislazione nazionale regole di utilizzo della DLT nelle offerte di strumenti finanziari digitali – security token offerings (STO). L’iniziativa si basa sullo studio svolto nel 2021 del fenomeno della rappresentazione digitale di strumenti finanziari. L’analisi ha consentito di identificare i principali ostacoli normativi e regolamentari allo sviluppo di tale tecnologia e di ipotizzare soluzioni per l’emissione e la circolazione in registro distribuito di strumenti finanziari, strumentali anche a dare futura attuazione alle iniziative in corso in ambito UE (c.d. Pilot regime per le infrastrutture di mercato basate su DLT). Si potranno creare i presupposti per un nuovo modello di raccolta, alternativo alle emissioni in forma cartolare e in gestione accentrata. Nell’arco del triennio inizieranno infatti anche le sperimentazioni previste dal regolamento europeo Pilot regime per il mercato delle security token offerings (STO). Il regime europeo consentirà alla Consob, in coordinamento con l’ESMA, di concedere ad infrastrutture di mercato che utilizzano tecnologia DLT di operare in temporanea esenzione da alcune previsioni della disciplina ordinariamente applicabile (CSDR e MiFIDII/MiFIR) con riferimento a strumenti finanziari semplici e caratterizzati da minore liquidità.”
Tutte le parziali ricerche di normazione saranno superate dalle proposte in seno alla Commissione Europea di regolamentazione dei mercati della finanza digitale racchiuse all’interno della proposta MICAR[3]: un “[…] pacchetto sulla finanza digitale di misure volte a consentire e sostenere l’ulteriore sfruttamento del potenziale della finanza digitale in termini di innovazione e concorrenza, attenuando nel contempo i rischi. Essa è in linea con le priorità della Commissione di creare un’Europa pronta per l’era digitale e un’economia pronta per le sfide del futuro e al servizio dei cittadini. Il pacchetto sulla finanza digitale comprende una nuova strategia in materia di finanza digitale per il settore finanziario dell’UE allo scopo di garantire che l’Unione abbracci la rivoluzione digitale e ne assuma la guida con le imprese europee innovative in prima linea, permettendo alle imprese e ai consumatori europei di trarre vantaggio dalla finanza digitale. Oltre alla presente proposta, il pacchetto comprende anche una proposta relativa a un regime pilota sulle infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia di registro distribuito, una proposta per la resilienza operativa digitale e una proposta volta a chiarire o modificare determinate norme dell’UE in materia di servizi finanziari”.
Conclusione
In conclusione, per ora, in Europa tante parole, molte proposte, ma in concreto, in attesa dell’arrivo di una reale forma di regolamentazione del mercato, si rimane ancorati ai consigli paternalistici.
Tale atteggiamento ambiguo, di attesa, di compromesso rende il gigante europeo accodato alle riforme delle altre grandi potenze.
- https://www.esma.europa.eu/system/files_force/library/esa_2022_15_joint_esas_warning_on_crypto-assets_it.pdf?download=1 ↑
- https://www.consob.it/documents/46180/46181/ps_2224.pdf/6e358cbe-ffb1-4f78-8f23-c20d87bd9dbb ↑
- https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:f69f89bb-fe54-11ea-b44f-01aa75ed71a1.0008.02/DOC_1&format=PDF ↑