Partendo dall’idea che debba essere lo Stato a invogliare i cittadini a utilizzare la moneta elettronica, il raggiungimento dell’obiettivo auspicato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di arrivare presto a un’unica riassuntiva identità digitale per tutti i cittadini, sta trovando concretezza nella “Carta Unica”.
Un progetto di semplificazione che dovrebbe rendere meno complicato l’utilizzo dei pagamenti elettronici anche alle fasce di popolazione meno in confidenza, come ad esempio i più anziani.
L’idea è quella di accorpare in un’unica carta tutti quei dati che oggi sono sparsi in diverse tessere o documenti disparati, nonché renderla strumento di digitalizzazione dei sistemi di pagamento.
Le misure anti evasione e pro-digitale del Governo
Nel suo intervento programmatico per ottenere la fiducia, il Presidente del Consiglio ha sottolineato quanto l’innovazione, nei prossimi anni, dovrà essere il motore che imprime una nuova spinta a tutti i settori dell’economia e della società. “La Pubblica Amministrazione dovrà essere alla testa di questo processo realizzando le infrastrutture materiali e immateriali necessarie. In questa direzione occorrono impegni concreti. Dobbiamo lavorare perché i cittadini abbiano un’unica, riassuntiva identità digitale di qui a un anno”. A quale identità digitale unica faceva riferimento il premier?
Luigi Foglia e Andrea Lisi hanno già ben evidenziato il rischio caos che possa determinarsi andando avanti senza un disegno preciso, tra Cie, Spid e il nuovo strumento della “Carta Unica” annunciato dal premier. Il tema si intreccia con le strategie, in via di elaborazione, per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, che hanno caratterizzato molti dei vertici di maggioranza sulla nuova legge di Bilancio 2020, tant’è che qualcuno si è spinto a domandarsi se l’uso del contante in Italia avrà ancora un futuro.
Appare chiaro, nelle intenzioni del Governo, che l’utilizzo del contante dovrebbe essere sempre più residuale. Dalla lettura del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2020 (Decreto Legge n.124 del 26 ottobre 2019), specie con riferimento alle misure di contrasto all’evasione, ai pagamenti digitali, alle frodi fiscali, alla fattura elettronica, quello che emerge distintamente è la volontà dell’esecutivo di favorire l’uso di strumenti alternativi al contante, così da poter incidere maggiormente nella lotta all’elusione e all’evasione, ma anche per semplificare il rapporto di imprese e cittadini nei confronti degli enti locali e delle PA erogatrici di servizi pubblici. La corsa all’adozione di soluzioni digitali, infatti, si sta facendo più rapida, non solo per le aziende, chiamate ad adeguarsi velocemente alle stringenti regole di compliance imposte dalla legge, ma anche per i cittadini e le pubbliche amministrazioni, chiamati gli uni a rivedere le proprie abitudini di acquisto, gli altri a innovare i propri processi organizzativi.
Il progetto “Carta Unica”
«Sarà una vera rivoluzione: la carta unica – ha spiegato il sottosegretario al Mef, Alessio Villarosa – accorperà carta d’identità, codice fiscale, tessera sanitaria, identità digitale e darà la possibilità di attivare un conto di pagamento presso qualsiasi sportello bancario o postale per effettuare pagamenti elettronici». Lo scopo è facilmente intuibile. Raggiungere il maggior numero possibile di persone mediante l’utilizzo di un unico strumento, la carta di identità elettronica che già in tantissimi di noi possiedono, che raccolga in sé una seria di funzioni: dalle visite sanitarie all’acquisto di farmaci, dall’accesso ai servizi della PA ai pagamenti di tasse e servizi pubblici. I cittadini, nelle intenzioni del Governo, non dovrebbero essere dotati necessariamente di un conto in banca dato che la card potrà essere caricata anche dal tabaccaio.
In tale contesto, l’iniziativa della Carta Unica è congegnata per facilitare la vita dei cittadini, specialmente le persone che hanno poca dimestichezza con i pagamenti elettronici e le carte di credito. Con la carta unica, perciò, sarà possibile effettuare operazioni di pagamento digitale, esattamente come avviene con le carte emesse dalle banche e per farlo nascerà il Sistema Comune di Identificazione (SCId), che consentirà tramite la carta d’identità elettronica “di verificare il possesso delle abilitazioni ed autorizzazioni richieste per legge, attraverso l’interoperabilità con le banche dati delle amministrazioni, degli enti e degli organismi pubblici e privati competenti al rilascio”.
Le amministrazioni pubbliche, quindi, dovranno rendere disponibile l’accesso alle loro banche dati sulla base delle modalità che dovranno essere definite con un decreto successivo alla pubblicazione della legge. Sarà un ulteriore passo per procedere verso quell’ampliamento dell’obbligo, da estendere a tutte le amministrazioni pubbliche, di accettare solo pagamenti elettronici (procedura per ora limitata ad alcuni sportelli dell’anagrafe) utilizzando per esempio il sistema pagoPA – anch’esso da estendere e rendere obbligatorio – che darebbe il vantaggio di poter fruire di un sistema di pagamento semplice, standardizzato, affidabile e non oneroso per la PA e più in linea con le esigenze dei cittadini.
In attesa della promulgazione del testo definitivo della legge di Bilancio, dove il progetto Carta Unica dovrebbe trovare collocazione, all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, incaricato di realizzare e gestire il sistema SCId, stanno studiando come realizzarla. Operazione non facile e che richiede un lavoro di messa a punto sotto vari aspetti.
Il primo da un punto di vista tecnologico, considerando che la carta unica dovrà rispettare una serie di criteri tecnici, riguardanti l’elaborazione grafica (l’aspetto del layout è fondamentale per garantire gli standard internazionali stabiliti dagli accordi con gli altri Paese europei) e la protezione dei dati personali degli utenti, perché in un’unica tessera si concentrerebbero molti dati sensibili. Peraltro, coloro che hanno già in possesso la carta d’identità elettronica si vedranno costretti a sostituirla con la nuova tessera.
Utilizzo delle carte di pagamento: trend in crescita
L’analisi sull’utilizzo del contante nel nostro Paese è stata oggetto di un occasional paper pubblicato dalla Banca d’Italia a gennaio 2019, nel quale viene rilevato che l’uso degli strumenti elettronici per i pagamenti è aumentato in tutto il mondo, anche se non si hanno evidenze di una sostituzione del contante.
Il numero di transazioni pro-capite con strumenti di pagamento alternativi aumenta nella generalità dei paesi; cresce in particolare l’utilizzo delle carte. Esse vanno a sostituire in primo luogo strumenti tradizionali come l’assegno e vengono utilizzate per importi decrescenti.
Gli strumenti di pagamento diversi dal contante nel 2018 (tra parentesi la variazione % sul 2017)
Fonte: Il Sole24Ore su dati Banca d’Italia
Dall’analisi dei dati sull’utilizzo del contante, l’Italia è il paese dell’area euro in cui è stato rilevato il maggior numero di transazioni giornaliere per persona, in media circa 2 transazioni di cui 1,7 in contanti. La media europea si attesta a 1,6 transazioni giornaliere, di cui 1,2 in contanti. Volumi simili all’Italia sono stati registrati anche in Spagna e in Grecia. Nei Paesi Bassi, in Finlandia ed Estonia sono state registrate complessivamente meno di 1,5 transazioni al giorno per persona, ma maggiori pagamenti con carte[1].
In Italia l’88,9 per cento degli intervistati ha affermato di possedere almeno una carta (di credito o debito) rispetto alla media europea del 93 per cento. Circa l’accettazione delle carte, gli intervistati italiani che hanno pagato in contanti avrebbero potuto in alternativa utilizzare la carta – poiché accettata dai venditori – nel 63,7 per cento dei casi, valore inferiore alla media europea (68,8 per cento). Il 72 per cento degli intervistati ha inoltre dichiarato di non utilizzare la tecnologia contactless[8], ancora poco diffusa anche in Europa (in media 62 per cento non utilizzatori).
Con riferimento alla localizzazione geografica e alla ripartizione secondo alcune variabili demografiche (genere, età, occupazione, fascia di reddito) è emerso che il contante è maggiormente utilizzato:
- al Centro-Sud piuttosto che al Nord;
- dalle donne, dai giovanissimi e da persone con reddito più basso.
La ripartizione per occupazione mostra una maggiore propensione all’uso del contante da parte di lavoratori autonomi, casalinghe, studenti e persone in cerca di lavoro. A questi fattori socio-demografici potrebbe essere associata una minore autonomia nella scelta del metodo di pagamento: ad esclusione dei lavoratori autonomi, le categorie che hanno mostrato un maggiore utilizzo del contante potrebbero dipendere economicamente da altri, che decidono quindi il mezzo con cui sovvenzionarli.
L’utilizzo di strumenti alternativi, in particolare le carte, è maggiore per:
- gli intervistati con più elevato grado di istruzione o che non hanno ancora completato gli studi;
- le persone con redditi medio-elevati;
- gli impiegati e i pensionati.
Il minore utilizzo di contante per queste categorie è probabilmente dovuto alla loro “bancarizzazione”: essi tipicamente ricevono il loro stipendio tramite accredito su conto corrente e possono quindi esprimere la propria propensione all’utilizzo degli altri strumenti alternativi. Un altro fattore esaminato è il luogo/tipo di acquisto. Sono state regolate in contanti oltre il 90 per cento delle transazioni peer to peer (es. carità e volontariato, servizi domestici); quelle che avvengono tramite distributori automatici e chioschi (è possibile che qui la scelta sia vincolata dalla indisponibilità della tecnologia); in ristoranti, bar e caffè, dove invece sono accettati strumenti alternativi.
A quest’ultimo riguardo l’indagine ha fatto emergere che gli “acquisti giornalieri” – quelli effettuati presso supermercati, fornai, farmacie, tabaccai, ecc., che costituiscono la quota più rilevante delle operazioni registrate – sono stati prevalentemente effettuati in contanti, anche quando erano disponibili alternative, probabilmente in ragione del più basso valore medio delle operazioni. La scelta dello strumento di pagamento è quindi influenzata dalle caratteristiche della transazione, ancor più che dai fattori socio-demografici: il contante domina nei pagamenti quotidiani di importo ridotto (micro-pagamenti).
Scacco matto al contante
Consapevole di questi dati, il Governo è intenzionato a tirare dritto sulla tracciabilità dei pagamenti. Nel dibattito che si è aperto in questi giorni sull’impulso ai pagamenti tracciabili, l’adozione della carta unica è stata vista come una sorta di «killer application», perché raggiungerebbe tutti e in tutta Italia. La capillarità della sua distribuzione è, infatti, uno delle leve sulle quali il Governo sta puntando per rendere appetibile l’alternativa al cash per tutti.
Una carta, dunque, che incentivi l’uso della moneta elettronica, ma anche uno strumento da affiancarsi agli altri allo studio del Governo. Una misura che però non può prescindere da altre azioni mirate e ritenute imprescindibili per incentivare l’uso dei pagamenti digitali:
- l’eliminazione delle commissioni per gli esercenti per i pagamenti al di sotto di determinate soglie;
- l’introduzione di sanzioni mirate per chi non accetta pagamenti elettronici e non attiva il Pos;
- il collegamento tra l’infrastruttura Cie (Carta d’Identità Elettronica) e infrastruttura informatica del sistema bancario di ABI (Associazione Bancaria Italiana).
L’ultima mossa per provare a dare scacco matto al contante dovrebbe passare, infine, per l’introduzione dell’obbligo per le PA di accettare solo pagamenti elettronici.
In conclusione, il contante in Italia avrà ancora un futuro a fini transazionali fino a quando sarà utilizzato nei micro-pagamenti: la tecnologia contactless, che si pone come diretta concorrente in questo segmento, sembrerebbe ancora poco diffusa e poco utilizzata.
Un rapido sviluppo di app e di pagamenti via smartphone potrebbe avere impatti sull’utilizzo del contante, se questi metodi venissero accettati presso i luoghi di acquisto quotidiani (bar, tabaccherie, fornaio etc.). L’effetto di sostituzione sarebbe maggiore nel caso in cui fosse implementato lo scambio anche tra pari: alcuni individui dipendono da altri per le proprie entrate, venendo quindi condizionati anche nella scelta degli strumenti di pagamento; ad esempio la categoria dei più giovani effettua poche transazioni e in prevalenza in contante, lo scenario potrebbe cambiare se i genitori passassero i soldi ai propri figli tramite una app o se tutti noi avessimo in tasca la Carta Unica, una sorta di borsellino elettronico, con cui poter effettuare qualsiasi tipo di pagamento.
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- La rapida marginalizzazione del contante che si è realizzata in alcuni paesi nordici va ricollegata allo specifico contesto sociale e al ruolo peculiare del sistema bancario nello scoraggiare l’uso del contante. ↑
- Secondo la Banca d’Italia, l’incremento dell’uso delle carte contactless e dei mobile payments, l’aumento degli acquisti online e lo sviluppo dei pagamenti istantanei, determineranno sicuramente un’erosione del contante come strumento di pagamento, ma con ritmi che tuttavia rimangono ancora incerti. ↑