pagamenti digitali

Che cambia se PagoPA diventa società per azioni: le prospettive

Il 2019 dovrà essere l’anno della completa attuazione del progetto pagoPA da parte delle PA. Anche se il sistema è maturo e molti progressi sono stati fatti nel 2018, sono infatti ancora molti gli enti che non hanno aderito e pochissimi quelli che hanno già attivato tutti i servizi di pagamento tramite la piattaforma

Pubblicato il 20 Dic 2018

Michele Benedetti

Direttore Osservatorio Digitale Politecnico di Milano

Irene De Piccoli

responsabile della ricerca sui pagamenti dell’Osservatorio eGovernment, Politecnico di Milano

pagopa

La recente notizia sulla prossima costituzione di una società per azioni interamente partecipata dallo Stato che gestirà la piattaforma di pagamenti digitali (Nodo dei Pagamenti – SPC), rappresenta una riprova del positivo bilancio 2018 per PagoPA e una ragionevole evoluzione del sistema per il 2019. Di seguito proviamo a spiegare perché e cosa possiamo attenderci nell’immediato futuro.

I numeri e il futuro di pagoPa

Il fatto che il sistema fosse pronto e maturo, sia come impianto normativo, sia come piattaforma tecnologica nazionale è stato del resto uno dei primi highlights della ricerca dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano su pagoPA 2017-2018, è è stato evidenziato sin dal primo workshop di marzo 2018 e poi in vari articoli su questa testata.

PagoPA rappresenta uno dei casi in cui un progetto di innovazione crea valore economico per il Paese, e il Governo intende beneficiarne: nell’ultimo anno PagoPA ha registrato una forte crescita, arrivando a superare i 15 milioni di transazioni al 31 ottobre 2018, per un valore economico di circa 2,3 miliardi di euro.

Il Team per la Trasformazione Digitale di Piacentini, insieme ad AgID, sin dagli esordi si è preso cura della piattaforma, facendole fare un salto di qualità tecnologico che è diventato tangibile nel corso del 2018.

Dal punto di vista normativo, ricordiamo che il correttivo del CAD di gennaio ha esteso l’obbligo di adesione a nuovi soggetti e ha prospettato il confluire progressivo di tutti i pagamenti a favore della PA sul Nodo nazionale, abbandonando ogni altro sistema elettronico non integrato (POS, F24). Inoltre, dal primo gennaio 2019 i PSP autorizzati ad operare in Italia non potranno più eseguire servizi di pagamento che non transitino per pagoPA, ove abbiano come beneficiario un soggetto pubblico che risulti obbligato all’adesione. Al di là dell’effettiva applicabilità nel breve termine di quest’ultima norma (di cui abbiamo parlato in questo articolo), ci sembra chiaro che il 2019 dovrà essere l’anno della completa attuazione del progetto pagoPA da parte delle PA.

Il cambio di governance e quel che resta da fare

Il DL Semplificazioni dice che la governance del sistema passerà da AgID al Consiglio dei Ministri, nondimeno ci auguriamo che le competenze maturate dal Team e dall’Agenzia vengano portate nella nuova società, perché sul territorio c’è ancora molto lavoro da fare e il processo va ancora governato: il 2018, per la maggior parte della PA indagate, è stato l’anno della lunga fase di implementazione dei servizi, che comporta scelte dal punto di vista tecnologico e implementazione di nuovi processi. Molto è stato fatto ma ci sono Enti non ancora aderenti, e sono ancora pochissimi quelli che hanno già attivato tutti i servizi di pagamento tramite pagoPA.

Chi non ha ancora aderito dovrà farlo al più presto e chi ha già attivato alcuni servizi di pagamento dovrà adoperarsi per completare l’integrazione di tutti i propri servizi su pagoPA, pena trovarsi nell’impossibilità di incassare le proprie entrate.

Insomma, dopo un 2018 ricco di novità, si prospetta un 2019 altrettanto ricco e significativo.

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