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Criptovalute, che anno sarà dopo i traguardi del 2021

C’è stata di recente una forte crescita dell’universo criptovalute, non solo in termini valutari ma anche di accettazione e di applicazioni (defi, nft). Il 2022 porterà a maturazione queste tendenze

Pubblicato il 12 Gen 2022

Ferdinando Ametrano

AD di CheckSig

Bitcoin

Il 2021 è stato un anno di straordinaria crescita per i cosiddetti crypto-asset. Bitcoin, la prima e tuttora più rilevante tra le criptovalute, ha realizzato una performance del 60% ed ha raggiunto un controvalore di oltre un trilione di dollari. È stato superato come rendimento da Ether (392%) e da una pletora di token con ritorni dell’ordine del 1000% o persino 10000%. Apprezzamenti vertiginosi che hanno incitato una corsa all’investimento che ha talvolta trascurato l’analisi dei fondamentali e rischia per questo di generare bolle speculative.

Nel 2022 ci aspettiamo una regolarizzazione del fenomeno, su vari livelli.

I traguardi bitcoin

Già perché anche nel wild west del mondo cripto esistono fondamentali: quelli di bitcoin sono solidi, come ha mostrato il 2021.

C’è vita oltre il bitcoin: evoluzione delle criptovalute e nuove sfide per le banche centrali

  • Ha fatto notizia l’acquisto di bitcoin per diversi miliardi di dollari effettuato dalla Tesla di Elon Musk e da Michael Saylor con MicroStrategy, ma è tutto l’investment banking e asset management americano ad essere entrato nel mercato individuando in bitcoin uno strumento di diversificazione del rischio nell’allocazione patrimoniale
  • L’apertura della finanza statunitense è culminata con la quotazione ad aprile di Coinbase, la principale borsa cripto, sul NASDAQ. Oggi capitalizza oltre 60 miliardi di dollari, più della maggioranza dei gruppi bancari europei.
  • Il ruolo preponderante degli operatori cinesi nell’attività di mining, che fornisce potenza computazionale alla rete bitcoin, è stato fermato dalla proibizione del regolatore cinese senza alcuna rilevante conseguenza sull’operatività tecnica o sul prezzo di mercato.
  • Poche settimane dopo lo stop cinese, sia Jerome Powell (chairman della Federal Reserve), sia Gary Gensler (presidente della SEC) hanno chiarito che le autorità americane non hanno intenzione di proibire bitcoin.
  • È stato approvato l’ETF sul futures bitcoin: in poche settimane si è piazzato nel 2% degli ETF più scambiato al mondo
  • In scenari di inflazione galoppante (5% in Europa, 7% negli Stati Uniti), bitcoin è percepito come bene rifugio che protegge dall’inflazione e pare addirittura rubare questo ruolo all’oro, che nel 2021 si è invece svalutato del 5%
  • Il Salvador ha dato corso legale al bitcoin, con una mossa che potrebbe essere seguita da altri paesi dollarizzati o senza valuta nazionale forte
  • Lo sviluppo tecnico di bitcoin ha visto quest’anno la messa in produzione di Taproot, il secondo più rilevante aggiornamento della sua storia, dopo SegWit nel 2017. È l’evidenza di una ampia comunità di sviluppatori che lavora per irrobustire il protocollo bitcoin, senza promesse velleitarie, in maniera affidabile e costante.

I traguardi Ether

Ether, la criptovaluta nativa della piattaforma Ethereum, ha fatto meglio di bitcoin trainato dalla moda dei non-fungible-token (NTF) e della Decentralized Finance (DeFi). I primi sono l’evoluzione degli oggetti digitali che da decenni si possono comprare nei videogiochi (armi, strumenti, accessori, ecc.) e che, in questo caso, sono la rappresentazione in qualche metaverso di immagini, canzoni o video: possono essere non solo comprati, ma anche venduti. Siccome in questi metaversi si muovono i nuovi cripto-ricchi, ecco che questi oggetti vengono scambiati per controvalori di milioni di dollari. Una tendenza che secondo alcuni rappresenta una svolta epocale, secondo altri (incluso il sottoscritto) è una moda effimera che rinnova la truffa delle Initial Coin Offering (ICO) del 2017-2018, sotto spoglie intellettualmente più avvincenti ma altrettanto inconsistenti. Similmente, la DeFi sembra essere un parco giochi dove investitori culturalmente adolescenti replicano gli strumenti della finanza tradizionale, sostenuti da una liquidità gigantesca che rende possibili schemi inimmaginabili da Ponzi e Madoff. Una “cripto-crazia” finanziaria dove tutto quello che è tecnicamente possibile viene realizzato, senza alcun riferimento etico, morale, normativo o anche di semplice buon senso.

Siccome con NFT e DeFi si diventa facilmente ricchi, nel 2021 la giostra di ether ha girato vorticosamente. Gli investitori si sono dimostrati incuranti sia del regolatore americano che ha messo la DeFi nel mirino, sia delle crepe tecniche nell’infrastruttura di Ethereum. Queste ultime si allargano anno dopo anno, ma molti sperano che nel 2022 verranno finalmente realizzate le soluzioni promesse e rimandate da ormai cinque anni. Ethereum vede anche la concorrenza diretta o indiretta di piattaforme alternative che tentano di superare i suoi limiti e conquistare un ruolo dominante in ambito NFT e DeFi. Si tratta, a diverso titolo e con un elenco non esaustivo, di Binance Smart Chain, Terra, Cardano, Solana, Avalanche, Algorand, Polygon: tanto più grandi e velleitarie sono le promesse di queste piattaforme, tanto maggiore è stato l’apprezzamento della loro associata criptovaluta. E pazienza se finora hanno dimostrato un altissimo grado di centralizzazione o una preoccupante friabilità tecnologica.

Il circo DeFi è possibile grazie agli stablecoin, quelle criptovalute che non hanno appeal speculativo perché vogliono mantenere un valore sempre pari a un dollaro statunitense, rappresentandone quindi l’equivalente cripto. Nate per gli arbitraggi tra le diverse borse di scambio, perché trasferibili istantaneamente a differenza del dollaro della Federal Reserve, consentono di spostare capitali da una piattaforma DeFi all’altra. Peccato che la principale stablecoin, Tether, sia stata multata perché vantava riserve che non aveva e, a fronte di circa 70 miliardi di dollari di circolante, ci sono tuttora forti dubbi che il suo emittente sia davvero solvibile. Gli stablecoin sono, assieme a DeFi, l’altro punto di attenzione per il regolatore statunitense, preoccupato per i rischi sistemici collegati ad un importo gigantesco di dollari statunitensi non emessi dalla Federal Reserve.

Se questo è stato il 2021, gli esperti non possono esimersi dal gioco delle previsioni per il 2022. In assenza di una sfera di cristallo, l’aspettativa più ragionevole non può che estrapolare da quanto visto finora.

Criptovalute, che succederà nel 2022

Il regolatore europeo ha avviato una consultazione per regolare i Markets in Crypto Assets (MiCA) e il 2022 dovrebbe vedere un quadro regolamentare europeo. Nel 2014 l’Autorità Bancaria Europea invitò i regolatori nazionali a dissuadere gli operatori finanziari dal comprare, vendere o detenere criptovalute, fintanto che non fosse realizzato un quadro regolamentare europeo.

Sette anni sono passati senza fare nulla, nel tentativo di marginalizzare il fenomeno bitcoin se non, addirittura, di criminalizzarlo. È in realtà proprio la latitanza del regolatore ad aver lasciato campo libero ai ciarlatani e furfanti protagonisti delle truffe che hanno dominato le cronache. Il nuovo anno dovrebbe vedere, finalmente, l’affermarsi di qualificati operatori finanziari europei e le sinergie tra fintech e finanza tradizionale che abbiamo visto lo scorso anno negli Stati Uniti. Il flusso di capitali europei verso l’investimento in bitcoin non potrà che sostenerne i corsi del prezzo.

I crypto-asset alternativi, spinti da NFT/DeFi/stablecoin e sostenuti da una liquidità gigantesca in cerca di rendimento, continueranno probabilmente a crescere più di bitcoin, a meno di uno stop violento dovuto a crash tecnologici, crack finanziari o strette regolamentari. Difficile dire quanto a lungo possa durare il fenomeno: chi volesse seguire i fondamentali e investire andando contro l’euforia comune dovrà sempre ricordare il vecchio adagio che “il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto si possa rimanere solvibili”.

Da un lato, bitcoin e la sua progressiva finanziarizzazione rappresenteranno probabilmente la scelta conservativa in un mondo in cui l’anarco-capitalismo antagonista si sposerà con la tecnocrazia del web 4.0 e i suoi metaversi. Dall’altro lato, bisognerà vedere cosa succede all’economia internazionale, tra scenari pandemici, iniezioni di liquidità esorbitanti ed una inflazione nuova che origina più dalla diminuzione dell’offerta che dalla crescita di domanda. Sebbene bitcoin rappresenti per molti un investimento meramente speculativo, per altri è invece l’equivalente digitale dell’oro, un bene rifugio a cui ricorrere proprio in momenti di grande incertezza come quelli che sembra promettere questo 2022. Per fortuna oggi c’è anche questa possibilità, ognuno ne faccia quello che vuole.

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