Nel mese di maggio si sono moltiplicati gli avvisi da parte delle istituzioni sul rischio di perdita del risparmio privato investito nei criptoinvestimenti. La criptovaluta più famosa, il Bitcoin, è arrivata a perdere metà dei propri super guadagni ottenuti durante il periodo pandemico e tale circostanza, estesa alle altre perdite di tutti i criptoasset, ha generato la corsa da parte delle istituzioni a condannare tale tipo di investimento.
Ma le cose stanno davvero così oppure le perdite del periodo sono solo un pretesto per “regolamentare” un mercato che si è dimostrato inflessibile alle sanzioni e all’economia di guerra.
Il mercato delle criptovalute: Bitcoin, Ethereum e il caso Terra Luna
Bitcoin è la moneta virtuale più scambiata al mondo e rappresenta la più grande fetta di torta dell’intero pianeta delle monete crypto: è stata sia la prima, in termini cronologici, moneta creata, ma certamente è quella anche più diffusa.
Dal mese di agosto del 2011 il suo valore è cresciuto da qualche euro sino ad arrivare ai picchi della pandemia per un importo pari ad € 62.000,00 di ottobre del 2021.
Nulla di simile è riscontrabile nel mercato azionario e, oggi, malgrado la perdita dovuta all’instabilità dell’economia di guerra, generata dal conflitto tra la Russia e l’Ucraina, allargato allo scontro ideologico tra sistemi democratici e sistemi autarchici, mantiene comunque un valore medio pari ad € 31.100,00.
Ethereum è la seconda moneta più diffusa nel mercato delle criptovalute, seppur di fatto il nome identifichi tecnicamente la piattaforma all’interno della quale è possibile scambiare transazioni commerciali per mezzo di smartcontract con mezzo di pagamento virtuale nativo ETH (Ether).
Il valore di questo asset è variato da qualche decina di euro nel 2011 sino a raggiungere il suo picco, sempre durante la pandemia, a novembre del 2021 con l’importo di € 4.650,00.
Anche tale quotazione è repentinamente scesa sino al valore di circa 2.000 € attuali, ma ha incrementato comunque nel breve periodo il suo valore in modo esponenziale.
Il caso Terra Luna è diventato famoso per essere stato il primo episodio di speculazione monetaria perpetrata in modo massiccio dagli investitori digitali che hanno puntato “allo scoperto”, scommettendo sul fallimento della moneta nel mese di aprile del 2022.
Senza entrare nel tecnicismo, di fatto la moneta LUNA, che caratterizzava l’universo TERRA, era una cosiddetta “stablecoin”, che avrebbe dovuto garantire il pareggio con il dollaro americano.
Di fatto la mole di scommettitori sul fallimento e le massicce vendite mirate al default del sistema hanno generato due effetti: la sospensione della moneta e il dissolvimento rispetto al valore del dollaro USA.
Come le speculazioni degli anni ’90 anche le blockchain hanno avuto la loro Thailandia e il primo crack della storia della valuta virtuale.
Gli episodi di volatilità hanno portato la Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde a dichiarare il 21 maggio scorso: “Sono preoccupata per le persone che sono convinte di ottenere da questi investimenti grandi ritorni per coloro che non sono consapevoli dei rischi, per coloro che perderanno tutto, e per coloro che saranno terribilmente delusi. Per questi motivi credo che il mercato dovrebbe essere regolato”.
Il paragone con il paniere Nasdaq: Amazon, Facebook e Nvidia
Il Nasdaq è un mercato azionario (Borsa) che si basa sulla quotazione automatizzata, il primo della storia completamente elettronico, nonché mercato con il più ampio listino di società quotate in borsa, il cui andamento è riassunto dal Nasdaq Composite, un paniere che include più di tremila titoli, e dal Nasdaq 100, altro paniere più ristretto che ha nel proprio listino 100 società non finanziarie particolarmente importanti.
Secondo i dati forniti sul sito web della Borsa Italiana, analizzando il rendimento di alcuni titoli negli ultimi cinque anni, emerge con chiarezza come siano tutti quanti cresciuti incrementando il loro valore nel medio periodo. Ad esempio, il valore delle azioni di Amazon è passato dai 995 euro del 20 novembre 2017 ai 2.285,00 euro attuali. Anche Meta Platforms (Facebook), nel medesimo periodo, è passato dai 117 € agli odierni € 182,00.
Stesso discorso può essere esteso a una Big della Silicon Valley Nvidia Corp inc. (famosa per componentistica hardware), passata da 45 euro nel 2017 agli attuali 174,00. In generale questo fenomeno si osserva sulla quasi totalità dei titoli del paniere Nasdaq 100.
Interessante osservare come, analizzando gli stessi dati da inizio 2022 alla data odierna, in considerazione anche degli eventi globali, si osserva una contrazione negativa dei titoli, infatti, riprendendo gli esempi sopra citati, un’azione Amazon ad inizio 2022, aveva un valore di € 3.000 stessa dicasi per Meta Platforms, le cui azioni all’inizio dell’anno valevano 300 € e per Nvidia Corp., la cui quotazione ad inizio anno ammontava a 269 €.
Tutti gli esempi citati hanno visto il loro valore precipitare dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino in modo preoccupante, certificandone di fatto una volatilità finora sconosciuta.
Conclusioni
Le sincere preoccupazioni delle istituzioni internazionali in tema di mercato valutario sembrano poi non essere così sincere.
Tutti i mercati, azionari o criptovalutari sembrano esposti ai medesimi rischi di volatilità. Gli stessi mercati tradizionali, come il petrolio greggio, hanno subito variazioni fino ad ora mai riscontrate causate dal conflitto e dalle frizioni internazionali attuali. Sia nei mercati tradizionali, sia nell’universo virtuale, il rischio di perdita del patrimonio da parte di un investitore privato poco informato appare il medesimo.
Ma v’è un elemento in questo discorso che viene malcelato dalle dichiarazioni delle istituzioni occidentali: dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio, l’Occidente ha voluto congelare circa la metà dei 630 miliardi di dollari di riserve della Banca Centrale Russa, nonché ha impedito tutte le transazioni con la Russia trasferite mediante il sistema Swift.
Ebbene, in mancanza di un framework normativo definito o di un sistema consolidato regolamentato, l’universo cripto è rimasto libero di essere utilizzato anche in caso di guerra, senza alcuna limitazione imposta dagli organismi centralizzati. Tale nuova spinta propulsiva di regolamentazione appare oggi avere un motore politico piuttosto che garantista e precauzionale.