pagamenti digitali

Come pagheremo fra dieci anni: la sfida “euro digitale”



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Da cosa dipenderà il successo dell’euro digitale? Quale sarà il ruolo del pubblico e come sarà gestito il rapporto col privato? Un estratto del libro di Emilio Barucci “Euro digitale – Una sfida da vincere nell’interesse di tutti” (Egea) ci aiuta a orientarci

Pubblicato il 30 ago 2023

Emilio Barucci

professore di Finanza matematica presso il Politecnico di Milano



Contributi Ristori fondo perduto

Affinché abbia successo, l’euro digitale deve essere uno strumento conveniente, efficiente e ampiamente utilizzato. Ipotizziamo che questo sia il caso e che quindi l’uso dell’euro digitale prenda piede, proviamo a immaginare come cambierà il modo in cui faremo i pagamenti nel futuro.

Come cambierà il nostro modo di pagare

Con ogni probabilità all’apparenza non cambierà moltissimo. Molto dipenderà dagli strumenti tecnologici a disposizione: carte, app, QR code, sistemi contactless. Questi strumenti potranno essere alimentati da due diversi conti: quello in moneta commerciale e il wallet in euro digitale. Ci sarà un meccanismo manuale o automatico per passare da moneta commerciale a euro digitale e viceversa.

Il primo sarà perfettamente tracciabile, il secondo permetterà (se la normativa lo consentirà) pagamenti elettronici di piccolo ammontare con un elevato grado di privacy, soprattutto per quelli offline di prossimità. Starà a noi decidere se utilizzare la moneta commerciale o la moneta di banca centrale. I due sistemi saranno integrati ma anche in concorrenza tra loro. La BCE si è posta l’obiettivo di garantire una perfetta neutralità dei sistemi di pagamento rispetto all’utilizzo di moneta commerciale e dell’euro digitale ma sta anche valutando l’introduzione di un servizio armonizzato base per permettere un accesso universale.

Gli obiettivi di neutralità e di accesso universale

Gli obiettivi di neutralità e di accesso universale potrebbero sempre essere perseguiti tramite una decisione di imperio delle autorità monetarie, di regolamentazione o legislative, le intenzioni della BCE sembrano piuttosto andare nella direzione di livellare il campo di gioco in modo tale che sia i sistemi basati sull’euro digitale che su moneta commerciale possano sempre essere utilizzati. Affinché ciò avvenga, sarà importante valutare il punto di caduta tra la ricerca di un’esperienza armonizzata degli utenti, omogenea rispetto ai diversi paesi e agli intermediari che forniscono l’interfaccia, e la possibilità per gli intermediari di promuovere l’innovazione finanziaria per cogliere le opportunità di mercato e soddisfare le esigenze degli utenti. È troppo presto per capire che cosa ci aspetta, dovremo vedere come saranno definiti gli standard del regolamento dello «schema euro digitale» e il sistema di remunerazione degli intermediari.

Favorire l’innovazione finanziaria

A questo proposito occorre ricordare che uno degli obiettivi resi espliciti nel rapporto iniziale sull’euro digitale è che la sua emissione favorisca l’innovazione finanziaria permettendo agli intermediari di offrire servizi innovativi. D’altro canto la BCE ha chiarito che intende costruire sull’attuale sistema dei pagamenti, evitare la frammentazione e favorire l’interoperabilità, che è vista come un fattore chiave per favorire l’adozione dell’euro digitale.

Il necessario equilibrio pubblico-privato

Molto dipenderà dall’equilibrio pubblico-privato che si andrà a costruire. L’attuale sistema dei pagamenti vede una collaborazione tra banca centrale e privati ma il ruolo del pubblico (Eurosistema) è soprattutto nei pagamenti all’ingrosso, larga parte del segmento al dettaglio (distribuzione delle banconote tramite sportelli bancari o bancomat, sistemi di pagamenti elettronici) è nelle mani di operatori privati con un sistema che è andato consolidandosi nel corso degli anni.

Nel caso dell’euro digitale gli standard debbono essere costruiti da zero, è facile immaginare che si proceda con una sperimentazione tastando il terreno passo dopo passo. Il peso dell’infrastruttura pubblica si preannuncia ben più rilevante, questo potrebbe introdurre delle rigidità rispetto alla sperimentazione dell’industria privata e quindi dell’innovazione. Per natura i soggetti privati, che hanno relazioni commerciali con gli utenti finali, sono più sensibili alle loro esigenze rispetto a una autorità pubblica che è portata ad avere più un’attitudine di supervisione. L’Eurosistema – come tutte le banche centrali – non è attrezzato per seguire i desiderata del mercato. Del resto, lo sviluppo di funzionalità nel sistema dei pagamenti è sempre avvenuto su sollecitazione del mercato.

Euro digitale, criptovalute e blockchain

Un’opportunità interessante è, per esempio, quella che gli intermediari privati possano offrire soluzioni finanziarie per gli utenti prevedendo l’utilizzo dell’euro digitale come parte integrante delle stesse. La sollecitazione viene dalle criptovalute e dalle relative blockchain (Ethereum su tutte) che permettono di mettere a punto una moneta programmabile tramite smart contracts. Fabio Panetta ha chiarito che l’individuazione delle forme di pagamento condizionato sarà lasciata agli intermediari privati prevedendo formule tipo pagamenti ricorrenti, payment vs. delivery option, servizi pay-per-use, rimborsi automatici, pagamenti da macchina a macchina, mentre non è intenzione della BCE rendere l’euro digitale una forma di denaro programmabile (disponibile solo a certe condizioni e per l’acquisto di determinati beni o servizi). Il Rulebook si occuperà di definire standard per questo tipo di servizi.

C’è poi un’esigenza importante di mettere in relazione l’utilizzo della moneta digitale con la diffusione di asset digitali e la loro regolazione su blockchain, una prospettiva che sembra possa realizzarsi in tempi brevi. La decisione di non sviluppare questo tipo di soluzioni al momento deriva dal fatto che sicuramente non sono decisive per l’adozione dell’euro digitale da parte dei cittadini ma potrebbero essere importanti in futuro per lo sviluppo del mercato dei capitali in un mondo digitale.

La centralità dell’infrastruttura pubblica

La centralità dell’infrastruttura pubblica sarà positiva nel caso in cui sarà in grado di garantire effettivamente un livellamento del campo di gioco e l’universalità di accesso a basso costo, sarà negativa nel caso in cui introdurrà restrizioni eccessive. Un aspetto sicuramente positivo dell’euro digitale è che favorirà la concorrenza nel mercato dei pagamenti. Avendo l’Eurosistema finalità non commerciali, la presenza di una infrastruttura-bene pubblico dovrebbe impedire che le grandi aziende, e in particolare le big tech, assumano una posizione dominante. Questo dovrebbe favorire l’innovazione oltre che il benessere dei cittadini.

Le domande da porsi sulle finalità dell’euro digitale

Il ruolo del pubblico non può limitarsi a questo, il legislatore europeo e, a cascata, la BCE sono chiamati a stabilire se l’innovazione tecnologica debba essere diretta verso obiettivi che il mercato da solo non è interessato a perseguire. Tra questi abbiamo l’inclusione finanziaria, la fornitura di servizi a basso costo tramite una qualche forma di sussidio, lo sviluppo del rapporto cittadino-stato tramite le nuove tecnologie, la difesa della sovranità tecnologica e monetaria.

Un’altra domanda cui non possiamo dare risposta ad oggi riguarda la possibilità che i sistemi di pagamento basati sull’euro digitale siano destinati a coesistere con quelli fondati su moneta commerciale e banconote o se una delle tre forme è destinata a prevalere.

Monete private: stablecoin e token emessi da intermediari

Accanto a questi strumenti di pagamento potremmo trovare anche monete private sotto forma di token: stablecoin e token emessi da intermediari.

In presenza di utenti eterogenei nelle loro preferenze rispetto alle diverse forme di pagamento (anonimità, costo, remunerazione, funzionalità), le tre tipologie di moneta dovranno trovare la loro nicchia di utenti cui rivolgersi. È assai probabile che le banconote continuino a esistere svolgendo però un ruolo sempre più marginale. La concorrenza tra moneta commerciale e quella di banca centrale digitale potrebbe invece farsi serrata. Dalle prime indicazioni sembra difficile che i sistemi fondati sulla moneta commerciale possano essere superiori a quello basato sull’euro digitale in termini di costi, privacy e sicurezza. Il privato potrà competere sui servizi accessori (finanziamenti per esempio) e sul fatto che i depositi saranno remunerati a un tasso superiore. Come abbiamo mostrato, questo sarà probabilmente il fattore dirimente: i depositi dovranno continuare a essere la porta di accesso ad alcuni servizi e a godere di uno spread significativo rispetto all’euro digitale per scongiurare un’adozione troppo elevata. Questa sarà la forma di sussidio del sistema creditizio da mantenere per conservare un sistema privato dei pagamenti e un sistema creditizio attivi.

Conclusioni

Per la sua natura di infrastruttura-bene pubblico, l’euro digitale sarebbe l’unico strumento di pagamento al dettaglio in grado di garantire l’interoperabilità tra i diversi sistemi di pagamento elettronici permettendo sempre la conversione con moneta (digitale) avente corso legale.

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