Gli effetti concreti del cashback, che penso nessuno possa discutere perché facilmente documentabili, non sono da valutare sono nel mondo puramente economico (soldi spesi), ma soprattutto nell’insieme del sistema in cui lo strumento si colloca.
Nonostante le critiche e la sospensione voluta dal Governo Draghi, sono convinto che gli effetti del cashback (attenzione distinguiamo: non del supercashback) siano stati più che positivi e un esempio di come, premiando i comportamenti, si cambiano i sistemi e la cultura.
Risultati documentati del cashback
Il cashback come forma di premialità verso i cittadini è venuto dopo il bonus vacanze. Entrambi sono stati erogati mediante la piattaforma IO e hanno permesso una sua diffusione massiccia. Questo è documentabile guardando i download dell’app IO:
Figura 1 – Fonte dati: https://io.italia.it/dashboard/
Il cashback ha anche preceduto l’erogazione del Green Pass vaccinale su IO. Tutti e 3 gli strumenti (bonus vacanze, cashback, green pass) hanno quindi contribuito alla diffusione di IO, che mi auguro diventerà sempre più il punto di contatto (touch point) tra PA e cittadino nei prossimi anni.
È evidente come nella strategia di diffusione di IO (una delle piattaforme abilitanti fondamentale per la digitalizzazione della PA e del rapporto cittadino-PA) il cashback sia stato una mossa vincente.
Come effetto collaterale, visto che in IO si entra con CIE o SPID, la diffusione di IO ha portato a una crescita delle richieste di SPID e CIE.
Figura 2 – Fonte dati: spid.gov.it e Poligrafico e Zecca dello Stato
Figura 3 – Fonte dati: spid.gov.it e Poligrafico e Zecca dello Stato – Evidenzia la variazione di richieste di SPID in concomitanza con l’inizio del cashback a dicembre 2020.
Quindi come risultati documentati del cashback possiamo parlare di sviluppo della strategia di digitalizzazione dei servizi pubblici con adozione di IO, SPID, CIE. (chiaramente essendo oggettivi non dimentichiamo anche il “supporto” dato dalla pandemia).
Gli effetti misurabili del cashback
Proseguiamo con gli effetti misurabili.
Figura 4 – Fonte dati: https://io.italia.it/dashboard/
I cittadini aderenti sono 8.965.800, che rispetto alla popolazione totale di 59.258.000 sono il 15%.
Del resto, possiamo togliamo gli under 18 che non potevano partecipare (in Italia secondo dati Istat gli under 20 (da 0 a 19 anni) sono 10598610, quindi arrotondiamo dicendo che gli under 18 (0-17) sono circa 500.000). E togliamo gli over 80 ipotizzando che non siano proprio tra i super-utilizzatori di pagamenti digitali (circa 4.5 milioni di persone). Arriviamo quindi a una popolazione non di 59.258.000 persone ma a 44 milioni e mezzo di persone. Per cui l’adozione sale al 20%.
Un’adozione di uno strumento digitale del 20% del potenziale pubblico in un anno, penso non se la sognerebbe nemmeno Amazon o Google, o la più efficace delle startup.
Detto questo, va considerato un altro aspetto: essendoci il supercashback, lo scopo è “vincere” non solo partecipare come per il cashback. Quindi può essere che in nuclei familiari di più persone (secondo ISTAT i nuclei familiari italiani sono composti da 2,3 persone di media) avranno accentrato le spese su di un solo strumento digitale. Per cui può essere che su 4 persone, sia registrato solo il papà o la mamma.
I furbetti del Supercashback fanno saltare il sistema: prospettive
Quindi ipotizziamo di raddoppiare la percentuale non degli aderenti, ma dei coinvolti. E arriviamo al 40%.
Visto che i dati sono dati, vediamo che gli utenti con transazioni valide (quindi chi ha aderito è diverso da chi ha fatto transazioni) sono 4.635.766 (qualcosa di più di metà del quasi 9 milioni con cui siamo partiti). Il che rafforza il ragionamento che c’è un gruppo di “partecipanti” e un gruppo di coinvolti. Quindi il ragionamento sta in piedi, ma va dimezzato il valore dei coinvolti e riportato al 20% perché eravamo partito con 8.9 milioni e invece abbiamo una partecipazione reale di 4.6 milioni.
Per cui diciamo che il 20% dei cittadini italiani “abilitabili” ai pagamenti digitali sia coinvolto nel cashback e (meno) nella sfida del supercashback.
Questo non vuol dire che l’altro 80% non ne sappia niente. E qui viene il bello.
Cashback & Co, la cultura digitale è stata creata?
L’adozione del cashback (del bonus vacanze e ora del green pass) sta rendendo parte del linguaggio comune i termini IO, app di Stato, Spid, Cie, cashback, acquirer, issuer, bancomat, carta di debito, carta di credito, circuito (maestro, pagobancomat, mastercard …), app di pagamenti digitali (satispay, nexi …).
Questo vuol dire che la gente, in un modo o nell’altro, pur non partecipando o partecipando, ne parla. E noi italiano sappiamo che se c’è un fenomeno, siamo molto bravi a diventare esperti: in fondo come c’è stato un periodo in cui sapevamo tutto di “cazza la randa” e “stramba”, o un periodo (che dura da sempre) dove siamo tutti allenatori, ora viviamo un periodo dove siamo diventati esperti di pos e di tutto quanto gira intorno al mondo dei pagamenti digitali (tempi bancari di registrazione dei pagamenti digitali, integrazioni tra mondo bancario e pagoPA spa, latenze di registrazione dei pagamenti sull’app Io, gpay, alipay, circuiti).
Penso molti non avessero la minima idea di come funzionasse un pagamento digitale a novembre 2020, e ora sono “cintura nera” di tutta una serie di parametri che sono da “esperti del settore”.
Quindi cultura è stata creata: ovvero le persone si occupano di pagamenti digitali, usano i pagamenti digitali, parlano di pagamenti digitali, sviluppano un ecosistema di pagamenti digitali, capiscono di pagamenti e, non secondario, promuovono i pagamenti digitali.
Il sogno di ogni business è che il cliente diventi il miglior venditore. Un classico esempio sono i programmi dove se fai iscrivere un amico ricevi un bonus (o lo ricevete entrambi). Ecco nel cashback succede anche questo (non il bonus, ma che il cittadino diventa il miglior venditore).
Come promuovono? In prima battuta, chiedendo di avere una carta di credito o un bancomat. Purtroppo non ho dati in merito alla crescita delle richieste di questi strumenti da parte delle persone, del resto basandomi sulla mia esperienza personale ho visto in questi mesi “sfoggiare” strumenti digitali a persone che conosco come “paladini del contante”. Nonché ho visto persone di età avanzata utilizzare con simpatica goffaggine un bancomat ai supermercati, dandolo in mano alla cassiera e dicendo “faccia lei”. Persone che conosco di vista (il paese in cui vivo è piccolo) e che non avevo mai visto usare uno strumenti di pagamento digitale.
L’altro tipo di promozione è stato fatto massicciamente e capillarmente sugli esercenti. Questo perché a gennaio andare presso un esercente e dire “pago con bancomat” ti lasciava sereno forse 1 volta su 10, perché le altre volte le risposte erano “non c’è l’ho”, “è rotto”, “sotto i 5 euro niente bancomat”, “per le colazioni niente bancomat”, “non prendo bancomat”, “ti guardo male ma fa niente”, “se fa bancomat deve darmi 10 centesimi in più”. Oggi andare a pagare 1-2-3 euro con il bancomat o qualunque strumento digitale, è diventato naturale e la probabilità di successo “sereno” nel fare l’operazione è passata da una a nove volte 10. Chiaramente questa è esperienza vissuta, anche qui non ho numeri per certificare la diffusione dei pos, del resto il cambiamento è evidente e non parlo di certo di città come Milano, ma di paesi sotto i 15.000 abitanti.
Quindi quello che si è palesato è un cambio evidente culturale, e se non ne vediamo il valore in un momento di grande trasformazione digitale fondamentale per la messa a terra del PNRR e resa evidentissima dalla pandemia, sinceramente non riesco a capire quale sia il valore che vogliamo generare con i soldi del PNRR continuando a ragionare per entrate/uscite.
Conclusioni
Gli effetti desiderati di un investimento (soprattutto nel pubblico) non devono e non possono essere misurati solo economicamente, ma devono essere misurati (magari a fatica) con cambi di comportamenti, cambio di cultura e miglioramento iniziale dell’efficacia (e nel lungo termine dell’efficienza) del sistema nel complesso. Altrimenti si rischia di ottimizzare l’efficacia di breve (che si traduce nell’effetto “quarter” delle aziende americane che ottimizzano il quarter per gli azionisti) ma si distrugge valore nel lungo periodo. “Da efficienza a efficacia” è un cambiamento culturale che si traduce nelle aziende nella capacità di adattarsi e cambiare per sopravvivere sul mercato, nella PA nel fare progetti di lungo periodo cambiando i comportamenti e la cultura.
Quindi in questo articolo, non ho parlato di soldi e dell’economicità del cashback semplicemente perché visti i cambiamenti generati, non lo trovo rilevante e trovo che l’investimento sia stato efficace.
Del resto, per esserne sicuro credo sarebbe importante avere più dati sul cashback in modo da valutare l’impatto:
- partecipanti per fasce di età secondo divisione ISTAT delle fasce di età
- partecipanti per fasce geografiche (regioni, province, aree metropolitane)
- numero di transazioni medie per partecipante (aggiornato, trovo difficile pensare che il dato nella dashboard sia aggiornato visto che circa 14.000 avrebbero fatto più di 50 transazioni, perlomeno alla data del 04.07.2021)
E avere dati su:
- variazione mensile richiesta pos degli esercenti 2019-2021
- variazione mensile % dei pagamenti digitali periodo 2019-2021
- percentuali dei pagamenti digitali sul totale, intercettati dal cashback
Questi dati aiuterebbero sicuramente a fare una valutazione più puntuale dell’impatto del cashback.