La Commissione europea ha “chiarito” oggi che anche le criptovalute sono coperte dalle sanzioni alla Russia. Risponde così, in una dichiarazione, alla Banca centrale europea e alle tesorerie nazionali secondo cui le criptovalute potevano essere usate come una possibile scappatoia alle sanzioni.
Come la Russia costruisce un’autarchia digitale, contro le sanzioni occidentali
Sanzioni alla Russia anche per le criptovalute
Una mossa attesa anche se il suo impatto sarà probabilmente limitato.
I funzionari dell’UE sostengono che i beni crittografici sono sempre stati inclusi nelle sanzioni originali, e che il chiarimento odierno è servito solo a eliminare ogni dubbio.
“L’UE ha confermato che i prestiti e il credito possono essere forniti con qualsiasi mezzo, compresi i beni crittografici, così come ha ulteriormente chiarito la nozione di “titoli trasferibili”, in modo da includere chiaramente i cripto-asset, e quindi garantire la corretta attuazione delle restrizioni in atto”, ha detto la dichiarazione.
Alcuni ministri delle finanze si aspettavano che la Commissione presentasse nuove misure di sanzione che erano specificamente progettate per reprimere le criptovalute.
Ma i funzionari dell’UE hanno indicato che le sanzioni esistenti fanno abbastanza e hanno minimizzato il rischio che gli oligarchi usino il mercato delle criptovalute per spostare il loro denaro.
“Se c’è una scappatoia, siamo pronti a chiuderla. È una questione di applicazione”, ha detto uno dei funzionari la scorsa settimana. “Siamo pronti a rispondere a qualsiasi domanda sulle sanzioni”.
Perché le sanzioni su criptovalute saranno poco efficaci
Ma come detto con molta probabilità le sanzioni imposte come restrizioni al trasferimento di criptovalute non produrranno gli effetti desiderati, in quanto la presenza oramai nel mondo della blockchain di exchange decentralizzati che consentono il trasferimento di valute virtuali in completo anonimato e senza richiedere particolari obblighi di identificazione dei soggetti che effettuano le transazioni consentiranno ai soggetti colpiti dalle sanzioni di spostare capitali in tutta tranquillità.
Verò è, d’altra parte, che le difficoltà potranno essere incontrate nel momento in cui tali soggetti decideranno di cambiare le criptovalute in valute corrente, considerando il fatto che la gran parte dei Paesi che sono rimasti “amici” della Russia hanno da tempo vietato l’utilizzo delle criptovalute nel loro territorio (Cina, Medio Oriente, etc.) e, conseguentemente, non ne consentono il “cambio” in valuta corrente.
Sarà da capire se, per aggirare il meccanismo delle sanzioni, nasceranno dei servizi appositi per agevolare tali trasferimenti di denaro o se, addirittura, i Paesi più vicini alla Russia non siano disposti a far decadere i divieti per consentire direttamente detti cambi”.