Libra, la criptovaluta appena lanciata da Facebook, sarà facile da usare, relativamente stabile nel valore e disponibile gratuitamente nelle app che tutti noi già utilizziamo e questo ne farà sicuramente una killer application o, per meglio dire, una “killer criptovaluta” con cui probabilmente tutti, volenti o nolenti saremo “costretti” a convivere molto presto.
Sicuramente si dimostrerà molto popolare e con un potenziale di diffusione enorme, ma di fatto ha già provocato le prime, dure prese di posizione. Fra i primi a intervenire il Garante privacy italiano, Antonello Soro.
Tra gli altri nemici della prima ora, con tutta probabilità, ci saranno gli Stati e le banche centrali che detengono (attualmente) incontrastate il controllo delle politiche monetarie in attesa che anche la Federal Trade Commission americana (FTC) batta un colpo.
Il Garante italiano: evitare la nascita di monarchie digitali
E’ arrivato a stretto giro il durissimo monito del Garante Privacy italiano Antonello Soro che senza mezzi termini dichiara: “Con la loro moneta i big del web diventeranno Stati-padroni che potranno decidere ed agire in maniera completamente privatistica. Bisogna assolutamente evitare la nascita di queste monarchie digitali”.
Soro manifesta inoltre il suo stupore per come “i governi appaiano al momento o impotenti o inconsapevoli davanti a questo processo di trasformazione che accresce il potere delle grandi oligarchie fondate sul possesso dei dati personali”. Quote sempre maggiori di potere “stanno passando di mano dagli Stati a soggetti privati”, aggiunge il Garante. E quindi, “se il settore non sarà vincolato in fretta a principi di governance democratica, regolamentata dagli stati, rischiamo di consegnare un’ampia fetta dei nostri diritti ad un pugno di monarchie digitali, fondate sul possesso dei dati”, ha concluso.
La reazione della politica Usa
La politica americana, quella attualmente più “titolata” nel regolamentare i primi passi della criptovaluta globale, ha finora accolto con un certo scetticismo Libra.
Si è appreso però che la commissione bancaria del Senato Usa ha fissato per il prossimo 16 luglio un’audizione proprio per valutare gli impatti di questa nuovo “soggetto”.
Nessun segnale ufficiale invece dalla FED, la banca centrale americana, secondo cui, in linea generale, le criptovalute non hanno raggiunto un grado di maturità tale da preoccupare o turbare gli equilibri monetari e non rappresentano dunque una minaccia concreta per il dollaro. Con tutta probabilità però, questo parere, di tipo generico, dovrà essere presto rivisto alla luce dei nuovi soggetti che scenderanno in campo per giocare questa partita.
Libra in breve
La società Libra Networks è stata già fondata con un capitale sociale di appena 20mila franchi svizzeri. Dalla lettura dell’oggetto sociale nello statuto, appare chiaro che sarà questa società a sviluppare tutti i servizi legati alla criptovaluta. A capo di Libra Networks c’è David Marcus, che sarebbe colui che ha ideato e guidato lo sviluppo del progetto della nuova criptovaluta; già capo di Facebook Messenger ed ex presidente di PayPal.
Già questo dà l’idea dell’importanza dell’iniziativa per il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg.
I colossi, oltre Facebook che partecipano all’iniziativa non hanno bisogno di presentazioni:
Il “white paper” ufficiale che descrive Libra può essere letto qui.
Facciamo subito un esempio pratico che vale più di mille parole: diciamo che compriamo 5 euro di Libra. Gli operatori di Libra prenderanno quei 5 euro e li investiranno in attività a bassa volatilità, inclusi depositi bancari e titoli di stato in valute da banche centrali stabili e “rispettabili” (tipicamente euro e dollaro statunitense). Il compratore otterrà una quantità di Libra che rappresenta una quota proporzionale a tale investimento. Quando invece si convertirà la propria quota di tali beni in euro, una parte delle attività sarà venduta per finanziare la restituzione dei tuoi 5 euro. Ovviamente la parte principale dell’utilizzo sarà destinata per l’uso più tradizionale della moneta virtuale, per gli acquisti online in tutti i negozi convenzionati, ma anche negli esercizi fisici (non si stenta a credere che saranno tante le adesioni).
Concettualmente Libra è simile a un Exchange Traded Fund (ETF) che detiene attività “globali” a basso rischio. Presumibilmente, il tasso di cambio tra Libra e la valuta locale, diciamo euro, rifletterà le variazioni nella valutazione relativa delle attività in euro o delle attività in dollari statunitensi detenute come riserva di Libra. Il whitepaper dice molto poco sull’equazione che verrà utilizzata per determinare la proporzionalità tra le valute sottostanti delle attività di Libra. Qualunque sia comunque l’equazione, nulla impedisce a Libra di cambiarla in futuro (di questo non c’è traccia nel WP).
Libra sarà immune dal deprezzamento?
Tutte le valute legali possono deprezzarsi nel tempo. La maggior parte degli investimenti a “basso rischio” ha rendimenti reali negativi, molti infatti hanno rendimenti nominali negativi. Durante una recessione, un panico finanziario o una crisi con rischio di default del debito sovrano, anche i fondi di investimento considerati “sicuri” hanno occasionalmente o anche per periodi prolungati trimestrali in calo o addirittura interi anni in calo. Se i rendimenti sui beni di Libra vengono costantemente incanalati per pagare gli operatori stessi e gli operatori di Libra non rimborsano “il sistema” (come dichiarato nel WP) in caso di perdite di investimento, il rischio è che il valore della criptovaluta potrebbe svalutare a lungo termine. Certo è che, a parità delle altre condizioni, il valore dovrebbe essere abbastanza stabile soprattutto rispetto ad altre valute locali considerate deboli.
La corsa di massa verso questa nuova “valuta” ci sarà soprattutto da quei paesi che hanno una moneta debole o instabile o comunque più soggetta alle speculazioni dei mercati.
Privacy, questa “sconosciuta”
E’ risaputo che Facebook sia considerata la compagnia tecnologica meno affidabile soprattutto per i grandi problemi emersi nella tutela della privacy e nella spregiudicatezza con cui ha ceduto i dati presenti nella propria piattaforma a terze parti rivelatesi assolutamente inaffidabili. Tuttavia, sulla base della continua crescita soprattutto dell’ecosistema di prodotti di Facebook, Whatsapp e Instagram in primis, emerge in modo chiaro che la maggior parte delle persone non si preoccupi minimamente dell’abuso impenitente e continuativo della loro privacy.
Lo stesso avverrà probabilmente con Libra, soprattutto perché è deliberatamente pensata proprio per le persone che usano i prodotti Facebook.
Dal canto suo l’azienda, proprio per “aggirare” questi ragionevoli timori, ha subito precisato che Libra non sarà gestita solo da Facebook, ma da un gruppo di solide società tecnologiche e finanziarie. Tra i partner dell’iniziativa infatti, ci sono dei player di primissimo livello come Visa, Mastercard, PayPal, Ebay, Vodafone, etc.
Un dato significativo: nel white paper di Libra la parola privacy appare solo una volta nell’intero documento e in modo del tutto generico:
“Libra continuerà a valutare nuove tecniche che migliorino la privacy nella blockchain considerando le preoccupazioni di praticità, scalabilità e impatto normativo”
Facebook insiste sul fatto che non verranno “mischiati” i dati di Libra con tutti gli altri dati che già hanno sui loro utenti. Ciò non significa che non guarderanno o non potranno guardare e incrociare i tuoi dati presenti su Libra. Questo, soprattutto nel medio lungo termine, visti i poco rassicuranti precedenti, comporta dei seri rischi sulla cessione dei dati finanziari a soggetti terzi. E per rischi si intendono non solo la vendita che avvenga in modo deliberato, ma anche il pericolo di un data breach (violazione anche accidentale con perdita di dati) o la commistione involontaria tra i dati presenti nelle piattaforme social e Libra.
In ultimo ci sarà da capire, come Libra sarà adeguata al regolamento europeo per la protezione dei dati personali GDPR, visto che ad oggi non ci sono tracce di riferimento a questi aspetti.
Libra e la blockchain
Partiamo da un concetto molto importante: l’anonimato.
Il white paper dice (sorprendentemente) poco sull’anonimato:
“L’utilizzo della tecnologia Blockchain consente agli utenti di mantenere uno o più indirizzi che non sono collegati alla loro identità del mondo reale.”
In altre parole Libra sarà anonima come lo sono PayPal o Facebook perché puoi creare un account con un nome falso e le generalità che sono verificate solo in parte e in modo comunque non sufficiente a garantire l’individuazione certa di un soggetto. Questo è, secondo me, un problema molto consistente. Se parliamo di soldi non poterli ricondurre univocamente ad una persona è un problema di non poco conto.
Libra sarà crittografata. Questo significa molto poco se non si entra nel merito. Come termine di paragone, anche il sito Web di Facebook è crittografato. Essere “criptati” è una dichiarazione priva di significato o meglio non garantisce intrinsecamente la sicurezza di tutta la piattaforma, se non che i dati non passeranno “in chiaro” (e vorrei ben vedere).
Libra sarà basata su una blockchain. L’elaborazione della blockchain di Libra sarà “decentralizzata” nella misura in cui un piccolo gruppo di grandi società tecnologiche e finanziarie la gestiranno. Qui un primo elemento di attenzione in quanto, in questo caso, la decentralizzazione anonima potrebbe essere a rischio perché i gestori sono il punto “chiave” della blockchain.
Libra potrebbe non essere nettamente decentralizzata, né significativamente anonima (punti fondamentali per il paradigma).
Come affermato nel white paper, i “portafogli” di Libra dovranno rispettare tutti i requisiti normativi e legali in qualsiasi giurisdizione in cui risiedono i loro proprietari. Gli account potrebbero essere sospesi, congelati o confiscati dalle autorità locali. Gli operatori di Libra potrebbero decidere di negare i servizi se non vengono rispettate delle regole di base. Questo potrebbe divenire un consistente problema perché gli operatori leader di Libra (Facebook, PayPal, Visa, Mastercard, etc.) sono abbastanza noti per negare servizi a persone che, a loro modo di vedere, non sono conformi ai loro regolamenti. Potrebbero promettere di non farlo, o per lo meno di farlo in modo da poter avvisare con anticipo e consentire un’uscita “morbida” dalla piattaforma, ma nulla impedisce agli operatori di Libra di decidere liberamente su questo tema.
In che modo Facebook “farà soldi” con Libra?
Partiamo da un punto importante del white paper:
“Gli utenti di Libra non ricevono un ritorno diretto dalla riserva. La riserva sarà investita in attività a basso rischio che produrranno interessi nel tempo. Le entrate derivanti da questo interesse andranno innanzitutto a sostenere le spese operative dell’associazione – per finanziare investimenti nella crescita e nello sviluppo dell’ecosistema, sovvenzioni a organizzazioni non profit e multilaterali, ricerca ingegneristica, ecc. Una volta coperto, parte del rimanente i rendimenti andranno a pagare i dividendi ai primi investitori nel Conto di investimento di Libra per premiare il loro contributo iniziale. ”
Le entrate generate dalle attività detenute da Libra dunque non saranno utilizzate per sostenere il valore della criptovaluta, o utilizzate per pagare interessi ai detentori della stessa, o utilizzate per compensare il decremento del valore reale delle valute tradizionali di “appoggio”. Gli interessi saranno utilizzati per pagare le persone che gestiscono Libra e finanzieranno i loro progetti e associazioni. Per Facebook e i suoi partner, Libra è come un fondo gratuito, i cui proventi e i relativi investimenti verranno diretti nelle attività da loro concordate e deliberate senza che gli utenti possano intervenire nelle decisioni. Potranno investire alcuni dei proventi di Libra nelle proprie azioni o obbligazioni societarie? Probabilmente non inizialmente, ma nel lungo periodo?
Libra sì, Minibot no?
Libra irrompe anche nel caldissimo dibattito politico italiano. Soprattutto per un tweet di Giorgia Meloni di FdI che ha sollevato le polemiche e l’attenzione per la correlazione di Libra con un altro argomento molto caldo in Italia e cioè i minibot.
Senza dilungarmi evidenzio quella che da subito risulta la differenza sostanziale: con Libra si avrà la possibilità di decidere se aderire/acquistare e usare la moneta virtuale mentre con i minibot questa libertà non ci sarebbe perché la pubblica amministrazione potrebbe liberamente pagare i suoi debiti verso le imprese con questa nuova valuta statale. Tutta differente poi la metodologia di finanziamento che sta alla base delle due valute.
Il paragone e la relativa polemica dunque, appaiono quanto meno demagogiche e finalizzate ad alimentare un dibattito che va oltre l’evidenza delle differenze sostanziali che indubbiamente ci sono.
Detto questo, è certamente giusto che gli Stati pongano la loro attenzione nel regolamentare un fenomeno che di fatto già esiste ma, visti i nuovi attori in gioco, merita certamente un’attenzione superiore.
Perché Libra avrà successo
Soprattutto per le persone che vivono in uno dei paesi che non hanno banche e denaro affidabili, Libra sarà un’alternativa probabilmente migliore alla moneta circolante e più economica nei costi delle transazioni. Inoltre Libra potrebbe essere molto meglio rispetto a sistemi di pagamento virtuale già in uso come PayPal, PostePay e forse anche di carte di debito o credito.
Per chi sarà invece interessato all’anonimato, alla tutela della privacy, oppure di base non pensa che Facebook abbia e mantenga una governance efficace delle proprie piattaforme o non ha fiducia nella stabilità delle principali valute globali e nella salute del sistema finanziario globale, Libra non è la soluzione giusta.