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Pagamenti digitali, Italia sempre più “cashless”: tendenze e resistenze



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L’Italia è sulla strada giusta per diventare una società senza contanti. Gli ostacoli sono ancora numerosi e richiedono interventi mirati da parte delle istituzioni e degli operatori del settore. Ma i benefici che si possono ottenere sono tali da giustificare gli sforzi necessari per questa transizione

Pubblicato il 15 mag 2024

Giovanni Abramo

Consultant, The European House – Ambrosetti

Lorenzo Tavazzi

Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti



Digital-payment

Negli ultimi anni, in Italia, la diffusione dei pagamenti cashless ha subito un’importante accelerazione: il valore transato cashless è quasi triplicato dal 2015 al 2022 (da 174 miliardi di Euro a 400 miliardi di euro), arrivando a valere quasi quanto il transato in contanti e rappresentando il 39% dei consumi delle famiglie. Ma la “corsa” del cashless non si ferma qui: per il 2023 si stima un aumento fino a 450 miliardi di euro, che permetterebbe al transato cashless di superare la soglia del 40% dei consumi.

Nonostante la crescita significativa degli ultimi anni, l’Italia riporta tuttavia ancora notevoli margini di crescita: nel 2022, infatti, il nostro Paese è solo 21° tra i 27 Paesi UE per numero di transazioni cashless pro-capite, con un valore pari a 138 e bendistante dalle 232 in media a livello europeo.

Risultati del Cashless Society Index 2024

Il quadro “a luci e ombre” del nostro Paese relativamente alla digitalizzazione dei pagamenti – caratterizzato da un posizionamento relativo rispetto agli altri Paesi europei ancora poco virtuoso ma da una crescita a doppia e tripla cifra negli ultimi anni – trova riscontro anche nel Cashless Society Index (CSI) di The European House – Ambrosetti, l’indicatore composito proprietario della Community Cashless Society che dal 2016 fornisce ai policy maker e agli stakeholder di riferimento uno strumento di monitoraggio della situazione dei pagamenti elettronici in Italia, evidenziandone i gap esistenti rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea.

Nel dettaglio, il Cashless Society Index è calcolato su una scala crescente da 1 a 10 e si articola in 16 Key Performance Indicator (KPI) raggruppati in 2 macro-aree, ovvero “Fattori abilitanti” e “Stato dei pagamenti”. A ciascuna di queste aree sono attribuiti pesi differenti (30% alla macro-area “Fattori abilitanti” e 70% alla macro-area “Stato dei pagamenti”). Nello specifico, la macro-area dei “Fattori abilitanti” raggruppa i KPI che misurano il grado di sviluppo delle infrastrutture e dei servizi abilitanti alla diffusione dei pagamenti cashless, mentre i KPI della macro-area “Stato dei pagamenti” esaminano il livello di propensione dei cittadini e delle imprese ai pagamenti elettronici e digitali.

Nell’edizione 2024 dell’Indice l’Italia si posiziona 21° tra i Paesi UE-27 guadagnando ben 4 posizioni rispetto all’edizione precedente: si tratta del posizionamento più alto nell’Indice da quando è stato costruito per la prima volta nel 2016.

Percezioni, bisogni e ostacoli alla diffusione dei pagamenti cashless

Ma la comprensione di un fenomeno complesso come la digitalizzazione e in questo caso l’avanzamento della Cashless Society in un Paese non può limitarsi all’analisi di dati a consuntivo e trend passati, quant’anche su quelle che sono le percezioni, i bisogni, i vantaggi e gli ostacoli che i cittadini e gli esercenti attribuiscono alla diffusione dei pagamenti cashless. È proprio per tali motivi che l’Osservatorio della Community non è costituito solamente da indicatori quantitativi basati su relazioni statistiche ed econometriche, ma anche da indagini condotte presso i cittadini e gli esercenti, con l’obiettivo – da un lato – di misurare l’attitudine dei cittadini nei confronti dei pagamenti cashless, indagare i principali use case che sostengono il ruolo dei pagamenti digitali e i gap informativi e – dall’altro – di indagare il ruolo dei pagamenti cashless per la digitalizzazione degli esercenti e individuare i principali ostacoli all’accettazione dei pagamenti cashless. In particolare, evidenze estremamente interessanti emergono dalla lettura congiunta delle due indagini.

In primo luogo, dalla quinta edizione della survey somministrata ai cittadini italiani, emerge come per il terzo anno consecutivo la quota di italiani che dichiara di voler aumentare il ricorso al cashless si conferma pari a oltre il 70%, evidenziando un chiaro consolidamento delle abitudini dei cittadini. Di conseguenza, secondo il modello proprietario ad hoc elaborato da TEHA per monitorare i progressi dell’Italia verso una società sempre più cashless (c.d. Cashless Society Ladder), l’Italia si posiziona in una fase di «adozione di massa» dei pagamenti cashless, che caratterizza quei paesi dove la percentuale di cittadini che fa ricorso al cashless oscilla tra il 70% e il 90%.

Nel dettaglio, guardando al trend di crescita, circa 6 italiani su 10 (il 58%) hanno aumentato l’utilizzo dei pagamenti cashless nell’ultimo anno e in particolare le fasce più giovani della popolazione, dove tale valore sale fino al 75,4%. A questo si lega il fatto che oltre 2 italiani su 3 (il 67,2%) utilizzano i mezzi di pagamento elettronici più volte a settimana o ogni giorno, mentre solo l’1% dei cittadini dichiara di non fare mai ricorso al cashless. Di questi, tuttavia, il 38,3% ha dichiarato che ridurrà la frequenza dei pagamenti in contanti nei prossimi anni.

Cosa spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al cashless

Ma cosa spinge gli italiani a fare sempre più ricorso al cashless e sempre meno al contante? La survey 2024 ai cittadini italiani offre conferme importanti in questo senso: i principali benefici del cashless si confermano velocità e comodità, “votate” dal 60% dei cittadini e riportando una crescita di circa 10 punti percentuali all’anno (i relativi valori erano 38% nel 2022 e 49% nel 2023). Dall’altra parte, i principali benefici del contante – ovvero abitudine e prassi – vedono una continua (e parallela) riduzione delle preferenze dei cittadini, con un valore pari a 23,1%, ben inferiore al 33,9% del 2023 e al 37,3% del 2022. Infine, ulteriori benefici riconosciuti al cashless in crescita nella presente edizione della survey sono l’efficienza nella gestione delle spese (+100% vs. 2023), la sicurezza del pagamento (+77,6% vs. 2023), la convenienza economica (+26,7% vs. 2023) e l’integrazione del pagamento nello smartphone (+23,8% vs. 2023).

La crescita dei pagamenti innovativi

Alla luce di quanto riportato finora, non stupisce dunque che l’incremento degli ultimi anni del pagamento cashless sia spinto in particolare dai pagamenti innovativi (con smartphone/digital wallet e in modalità P2P/A2A), ovvero facili da usare, veloci, comodi e sicuri e il cui peso è quintuplicato dal 2020 al 2024 (da 2% a 10,7%), anno in cui il relativo valore transato potrebbe valere fino a 50 miliardi di Euro.

I dati su e-commerce e Buy Now Pay Later in Italia

A conclusione di questa prima panoramica sulla survey ai cittadini, risulta utile evidenziare due degli use case approfonditi dalla Community Cashless Society e che oggi contribuiscono alla diffusione del cashless in Italia, ovvero e-commerce e Buy Now Pay Later. Per il primo si stima un valore transato al 2023 (per la sola componente B2C di beni e servizi) pari a oltre 50 miliardi di Euro, con una triplicazione attesa di tale valore fino a 160 miliardi di Euro al 2030. In particolare, oltre 1 rispondente su 2 afferma di aver fatto maggiormente ricorso al canale online nell’ultimo anno, con i pagamenti in modalità P2P che rappresentano per il 50% degli italiani il mezzo di pagamento preferito per fare acquisti sul canale online, dietro solo le carte di credito/debito (62,3%).

Al tempo stesso, Il Buy Now Pay Later (BNPL) si sta affermando sempre di più come nuova soluzione di pagamento e 7 italiani su 10 vi hanno fatto ricorso nell’ultimo anno. Evidenze ancora più interessanti e che offrono diversi spunti di riflessione sono quelle relative al fatto che per 4 italiani su 10 il BNPL rappresenta oltre il 10% dei propri acquisti online e (ancora più sorprendentemente) 1 su 2 ritiene che senza di esso non avrebbe potuto effettuare l’acquisto, implicando un effettivo bisogno di ricorrere a tale modalità di pagamento (che, si ricorda, permette di rateizzare l’acquisto) nell’attuale contesto economico caratterizzato da incertezza e inflazione.

Le tendenze del settore dei pagamenti digitali in Italia

Come riportato in precedenza, dalla lettura congiunta delle due survey (ai cittadini e agli esercenti) emergono elementi ancora più interessanti e utili a comprendere come – nei prossimi anni – possa andare a delinearsi lo scenario dei pagamenti cashless. In primo luogo, i pagamenti cashless rappresentano un fattore di «attrattività» per i consumatori, con 3 italiani su 4 che ritengono «importante» o «molto importante» la possibilità di pagare in modalità cashless presso gli esercizi commerciali. Non sorprende, dunque, che la principale motivazione che ha spinto gli esercenti ad aumentare l’accettazione del cashless è l’incremento della domanda da parte dei Clienti (58,3% delle risposte), un valore oltre due volte superiore alla seconda motivazione, ovvero la diffusione del mobile POS (26% delle risposte). Di pari passo con tale evidenza vi è il fatto che 2 esercenti su 5 ritengono di perdere clienti nel caso non accettassero più pagamenti cashless: nel dettaglio, la stima della perdita di clienti è del 26%,con valori oltre il 60% per alcune categorie come Alimentari, Abbigliamento (al dettaglio), Bar/Tabacchi e Hotel/Strutture ricettive.

I benefici economici della digitalizzazione dei pagamenti

A testimonianza di tale “paura”, gli esercenti italiani negli ultimi anni hanno notevolmente aumentato la loro propensione all’accettazione del cashless e, di conseguenza, il cashless oggi assume una particolare rilevanza anche economica: quest’ultimo rappresenta – per 7 esercenti su 10 – oltre il 30% del fatturato e per il 34,5% di essi oltre il 50% del fatturato. Oltre 1 esercente su 2, infatti, riporta un aumento delle vendite a seguito della maggiore accettazione del cashless.

Gli ostacoli alla diffusione del cashless tra gli esercenti

Nonostante le “buone notizie” elencate finora, permangono oggi degli ostacoli e delle criticità che rallentano la diffusione del cashless nel Paese. In primis, secondo i cittadini italiani, i maggiori ostacoli all’utilizzo dei pagamenti cashless risiedono nel timore di possibili frodi (42% delle risposte) e nei costi di utilizzo (44,3%). Su quest’ultimo punto molto si è dibattuto di recente e molto è stato fatto (“sdoganando” in un certo senso la rilevanza del tema”), con l’accordo – raggiunto a luglio 2023 – tra ABI, APSP, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e FIPE per la definizione del “Protocollo d’intesa per la mitigazione, la maggiore comprensibilità e comparabilità dei costi di accettazione di strumenti di pagamento elettronici”, il quale prevede:

  • La promozione di iniziative commerciali nei confronti degli esercenti, volte a ridurre l’impatto dei costi delle transazioni di basso valore (inferiori 30 Euro);
  • L’utilizzo di uno schema standard dei Prestatori di Servizi di Pagamento (ad esempio i circuiti) per le offerte commerciali.

L’accordo sembra aver funzionato nell’obiettivo che si era dato, ovvero quello di garantire maggiore trasparenza ai costi: secondo i risultati della survey, infatti, per 9 esercenti su 10 le commissioni applicate per il POS sono chiare.

Dalla survey agli esercenti, invece, sono emersi 3 fattori che rallentano lo sviluppo dei pagamenti cashless:

  • Presenza di bias informativi riguardo i benefici del contante: circa 1 rispondente alla survey su 5 dichiara di non riscontrare benefici nell’accettare pagamenti cashless o non ne è a conoscenza;
  • Forti divari Nord-Sud relativi all’accettazione e utilizzo del cashless: i rispondenti alla survey del Sud ritengono più sicuro il contante rispetto alle altre aree del Paese (21,3% vs. 18,8% del Centro e 15,6% del Nord) e, inoltre, è più alta al Sud la quota di rispondenti alla survey che ritengono sconveniente accettare il cashless oltre una determinata soglia;
  • Bassi livelli di cultura digitale diffusa: 1 rispondente alla survey su 4 non utilizza Internet e 3 su 5 giudicano «basso o molto basso» il livello di valorizzazione dei dati dei loro Clienti. Inoltre, 1 rispondente su 2 ritiene di non avere bisogno all’interno della propria attività di persone con competenze digitali avanzate, mentre quasi 6 rispondenti su 10 non ritengono utile l’utilizzo di percorsi di formazione sulle potenzialità dei pagamenti digitali. Conseguenza diretta di ciò è che solo il 12,6% degli intervistati è favorevole al confronto con Partner commerciali per incrementare la digitalizzazione dell’attività.

In sintesi, lo “specchio” di quanto riportato finora è il fatto che il 27% dei cittadini italiani ha riscontrato – durante il 2023 – almeno una volta un rifiuto di accettazione di pagamento cashless. Tale valore è in riduzione rispetto al 29,9% del 2022, ma i margini di miglioramento ci sono e occorrerà agire per cogliere tutte le opportunità legate alla digitalizzazione dei pagamenti.

Le esternalità positive della diffusione dei pagamenti cashless

Promuovere i pagamenti cashless, infatti, genera molteplici esternalità positive per il sistema-Paese, raggruppate e quantificate dalla Community Cashless Society nell’Indice dei benefici economici. In particolare, l’Indice si sviluppa lungo 5 principali esternalità positive attivate dalla diffusione di pagamenti cashless:

  • riduzione del costo della gestione e circolazione del contante;
  • sicurezza delle transazioni;
  • equità dei contribuenti (emersione dell’economia sommersa);
  • stimolo allo sviluppo economico;
  • tempo risparmiato.

A questi, a partire da quest’anno è stato aggiunto un sesto beneficio sistemico, ovvero la sostenibilità ambientale delle transazioni cashless rispetto al contante, stimata in un -21% per singola transazione.

Nel dettaglio, l’indicatore fornisce una visione di sintesi sul valore economico delle esternalità positive generate dall’aumento delle transazioni cashless. Secondo le stime della Community, tra il 2015 e il 2022, la crescita della Cashless Society in Italia ha generato benefici complessivi per un valore cumulato pari a 33,3 miliardi di Euro: ciò vuol dire che ogni miliardo di Euro di transato cashless in più attiva nel sistema-Paese circa 150 milioni di Euro di esternalità positive.

Conclusioni

In conclusione, la digitalizzazione dei pagamenti rappresenta indubbiamente un fattore su cui investire per promuovere il benessere all’interno del Paese, con spillover positivi che non si limitano – come dimostrato – all’industria in sé ma riguardano trasversalmente anche il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, l’equità dei contribuenti (grazie all’emersione dell’economia sommersa e alla riduzione del VAT gap) e alla diffusione di una cultura digitale presso i cittadini, gli esercenti e le aziende in Italia.

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