Ad oggi, numerosissime banche centrali, tra cui la Banca Centrale Europea, hanno in corso progetti per l’adozione di Central Bank Digital Currency (CBDC).
Possiamo definire le CBDC, in estrema sintesi, come la risposta delle banche centrali al fenomeno delle criptovalute: infatti, la diffusione delle criptovalute è notoriamente ritenuta dalle banche centrali un fattore di rischio per la politica monetaria.
Più in dettaglio, le banche centrali si preoccuperebbero del fatto che “una valuta digitale ”privata” possa rimpiazzare il denaro contante e la moneta fiduciaria (le banconote) “pubblica”, riducendo la base monetaria che le banche centrali controllano e di conseguenza limitando la loro capacità di controllare l’inflazione e monitorare la stabilità finanziaria”[1].
Da ciò deriva, in sostanza, la promozione di progetti, da parte delle banche centrali, volti alla realizzazione di una propria valuta digitale – Central Bank Digital Currency, appunto.
Come si accennava in precedenza, diverse banche centrali hanno in corso progetti per la realizzazione di una CBDC. Al riguardo, l’esperienza della Cina è significativa: una delle prime banche centrali a promuovere la creazione e l’utilizzo di una CBDC è stata appunto quella cinese, che ha introdotto lo yuan digitale o eCNY, ad oggi già pienamente operativo.
Alcune interessanti caratteristiche dell’euro digitale
A livello europeo, invece, è da tempo che sono in corso progetti volti allo studio ed all’elaborazione di un euro digitale[2], e secondo quanto recentemente affermato in una recente intervista da Fabio Panetta, membro dell’Executive Board della Banca centrale europea (BCE), questa CBDC potrebbe essere introdotta tra tre o quattro anni[3].
Nella medesima intervista Fabio Panetta specifica alcune probabili caratteristiche dell’euro digitale che paiono particolarmente interessanti:
- La BCE non avrà accesso ai dati personali di coloro che utilizzeranno l’euro digitale, mentre, per quanto riguarda gli intermediari finanziari che distribuiranno l’euro digitale, sarà necessario trovare “un equilibrio tra la salvaguardia della privacy e la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo”;
- la BCE emetterà ma non distribuirà l’euro digitale e “i cittadini non avranno un conto presso la BCE o le banche centrali nazionali”.
- l’euro digitale sarebbe un mezzo di pagamento, non una forma di investimento o di risparmio e potrebbe essere fissato “un limite massimo per ciascun individuo pari a 3.000 euro“, ovverosia un importo vicino al salario medio lordo nell’area dell’euro.
CBDC, perché piacciono poco (e dividono molto)
Preliminarmente, occorre osservare che le CBDC sono un tema molto polarizzante nella comunità crypto – non solo a livello italiano ed europeo, ma anche mondiale.
La ragione è piuttosto evidente: se Bitcoin e, possiamo dire, l’intero mondo crypto partono dal presupposto della decentralizzazione, della tutela della riservatezza (anche) sulle transazioni finanziarie e così via, le CBDC sono l’esempio più lampante dell’eterogenesi di questi fini.
Infatti, se il settore crypto nasce formalmente verso la fine degli anni Duemila, le radici ideologiche (e tecnologiche) sono ben più profonde, e risalgono agli anni Novanta. In quegli anni, con lo sviluppo di internet, si affermano alcuni gruppi che si rifanno al pensiero libertario, secondo cui la libertà è un valore assoluto dell’individuo e l’autorità centrale deve incidere il minimo possibile su di essa; di conseguenza, secondo questa impostazione ci deve essere meno controllo da parte dello Stato sui suoi cittadini, e soprattutto non devono esserci sacrifici eccessivi di diritti e libertà da parte dell’individuo nei confronti dello Stato.
Cypherpunks e Crypto-Anarchist
Su queste basi nascono e si diffondono principalmente due gruppi, i Cypherpunks e i Crypto-Anarchist. Entrambi sostengono l’utilizzo della crittografia per proteggere la privacy dei cittadini nei confronti del potere pubblico, e per difendersi dalla sorveglianza sulle comunicazioni fra le reti di computer. Quindi all’affermarsi dell’era digitale questi gruppi non contrastano la mancanza di privacy rifuggendo dalla tecnologia, anzi cercano risposte nella tecnologia e in particolare nella crittografia.
Non è difficile quindi capire perché le CBDC piacciano molto poco, per usare un eufemismo, ai sostenitori più “oltranzisti” del mondo crypto e di Bitcoin. Bitcoin, infatti, si basa sulla decentralizzazione, sulla tutela della riservatezza, sull’alternativa, in sostanza, al sistema finanziario “tradizionale” e sull’impossibilità che le autorità possano intervenire nel controllare, o vietare, alcune transazioni, o ancora “bloccare” i fondi, mentre le CBDC sono del tutto centralizzate, del tutto asservite al sistema finanziario tradizionale, e – almeno potenzialmente – non rispettose della riservatezza e “censurabili” da parte delle autorità centrali.
CBDC, le preoccupazioni in materia di privacy
Sotto questo profilo, sono sicuramente rassicuranti le affermazioni di Fabio Panetta secondo cui non vi sarà accesso ai dati personali degli utenti dell’euro digitale. Ciò è stato ribadito da Panetta, in maniera più articolata, nel report “Digital euro – for everyone, everywhere in the euro area” del 17 maggio scorso.
È evidente, tuttavia, che le preoccupazioni in materia di privacy della comunità crypto continuano ad essere del tutto legittime, in attesa di vedere come poi sarà concretamente implementato l’euro digitale – anche perché comunque questa CBDC rimane almeno potenzialmente “a rischio” privacy e controllo statale, e nulla esclude che le circostanze delineate da Panetta possano mutare in contesti eccezionali.
La lezione dell’esperienza cinese
Del resto, l’esperienza cinese è emblematica: è pur vero che si tratta, com’è ovvio, di un contesto politico e socio-economico totalmente diverso e non paragonabile a quello europeo, tuttavia gli esperti che seguono il progetto dello yuan digitale sostengono che ciò apra la strada a nuove forme di sorveglianza governativa e di controllo della società, tant’è vero che “a ottobre 2022 Jeremy Fleming, capo della Gchq (Government communications headquarters, l’agenzia governativa britannica che si occupa di sicurezza, spionaggio e controspionaggio nell’ambito delle comunicazioni), ha sottolineato in un discorso che il governo cinese potrebbe usare la sua moneta digitale per monitorare i cittadini ed eludere le sanzioni internazionali”[4]. In altri termini, quindi, è pur vero che l’euro digitale nascerebbe sotto tutt’altre premesse e finalità, ma l’esperienza del “parente” cinese non può certo ritenersi confortante per il settore crypto.
CBDC, un ulteriore fattore di instabilità per il sistema bancario
Ad ogni modo, al di là di queste (legittime) preoccupazioni in tema di centralizzazione e di privacy, è interessante concentrarsi su alcune ulteriori “luci ed ombre” dei progetti CBDC che si stanno realizzando.
Un primo aspetto potenzialmente problematico delle CBDC è che parte del mondo crypto le vede come un ulteriore fattore di instabilità per il sistema bancario: nel momento, infatti, in cui al correntista viene data la possibilità di trasferire con pochi click tutte le sue disponibilità finanziare su una CBDC alla prima notizia negativa sulla propria banca, è evidente che la velocità con cui si manifesterebbero le crisi di fiducia nei confronti delle banche si riflette sulla stabilità delle stesse[5].
Ciò nonostante, è necessario considerare anche la posizione, decisamente diversa, recentemente enunciata nel rapporto “Digital Euro: An assessment of the first two ECB progress reports” del Parlamento Europeo dell’aprile scorso[6], secondo cui “i recenti avvenimenti che hanno coinvolto Silicon Valley Bank e Credit Suisse hanno dimostrato che il sistema bancario rimane fragile senza il sostegno implicito (o esplicito) dei fondi pubblici. Il ruolo principale delle banche, cioè, investire nell’economia, dovrebbe quindi essere separato il più possibile dal loro ruolo di facilitare i pagamenti. A tale riguardo, un euro digitale sarebbe un punto di svolta. Fornirebbe un mezzo naturale per pagare, incoraggiando le banche a ridurre la loro dipendenza dai depositi. Ciò ridurrebbe la necessità di salvarle in tempi di turbolenze del mercato. Azionisti e detentori di obbligazioni imporrebbero quindi più disciplina alle banche di quanto non avvenga attualmente […] Gli effetti a lungo termine sulle banche sarebbero limitati. Possono adattare il loro modello di business per adattarsi a quel nuovo ambiente. Anche se questo potrebbe essere costoso per le banche a breve termine, i vantaggi sociali a lungo termine di un sistema bancario più resiliente e di un sistema di pagamento più efficiente sarebbero probabilmente notevoli”.
In questa prospettiva, quindi, una CBDC europea sarebbe vista come un fattore che, al contrario, contribuirebbe alla stabilità del sistema bancario, affrancando quest’ultimo dalla “dipendenza” dai depositi dei correntisti. Va tuttavia rilevato come la previsione di un limite pari a 3.000 euro sembrerebbe andare in decisa controtendenza rispetto a questa affermazione; occorrerà quindi vedere come le istituzioni europee riusciranno a trovare un punto di sintesi tra queste due posizioni. Ad oggi la Banca Centrale Europea riconosce che “l’uso eccessivo dell’euro digitale come forma di investimento e il rischio associato di improvvisi ingenti spostamenti dai depositi bancari all’euro digitale dovrebbe essere evitato” (Rapporto della BCE su un euro digitale, 2020).
CBDC, un problema di appeal nei confronti dei consumatori privati
Un secondo aspetto critico da considerare è che, tutto sommato, le CBDC sembrano soffrire di un problema di appeal nei confronti dei consumatori privati. Infatti, non è affatto detto che vi sia l’esigenza di un CBDC in capo a tali soggetti, e in questo è mostrato piuttosto chiaramente dall’esperienza cinese.
Al riguardo, occorre notare che allo stato attuale la CBDC cinese ha una diffusione ancora piuttosto limitata: l’adozione dello yuan digitale procede infatti a rilento, tant’è vero che la Cina ha introdotto diverse misure per promuovere l’adozione della CBDC, tra cui l’erogazione degli stipendi ai dipendenti pubblici in forma di yuan digitala: dal maggio scorso, infatti, nella città cinese di Changshu il personale della pubblica amministrazione e delle imprese statali di ogni livello viene retribuito in tale forma[7].
Tuttavia, è stato notato che “molti abitanti delle zone, però, non vedevano la necessità di una nuova forma di pagamento digitale, dal momento che potevano già utilizzare i servizi di pagamento mobile offerti da Alipay – una piattaforma di pagamento online lanciata dal gigante cinese dell’ecommerce Alibaba – e da WeChat Pay, il wallet digitale di Tencent”[8].
Come riportato in un recente articolo[9], nel dicembre scorso un ex funzionario della banca centrale cinese ha ammesso pubblicamente che “l’utilizzo dello yuan digitale è stato basso” e “altamente inattivo“, aggiungendo inoltre che “i risultati non sono ottimali“. In effetti, secondo gli stessi report della banca centrale, la CBDC rappresentava a gennaio circa lo 0,13% dei 10,47 trilioni di yuan (1,54 trilioni di dollari) in circolazione alla fine del 2022[10].
Gli ultimi aggiornamento dello yuan digitale
Proprio al fine di incrementarne l’attrattività, dal gennaio scorso lo yuan digitale ha ottenuto degli aggiornamenti che le conferiscono la funzionalità di smart contract insieme a nuovi use case, tra cui i seguenti:
- con il pagamento mediante wallet e-CNY, si attiva uno smart contract che analizza le parole chiave e gli articoli acquistati nell’ordine, e se un utente acquista qualcosa presente nell’elenco delle parole chiave del giorno, partecipa all’estrazione di un premio;
- l’acquisto di security, tramite l’applicazione mobile di Soochow Securities, una società di brokeraggio locale;
- l’effettuazione di pagamenti offline e contactless, utilizzando telefoni Android, anche se il loro dispositivo è privo di internet o di alimentazione.
Sarà interessante valutare se e in che misura questi nuovi casi d’uso potranno servire da stimolo per l’adozione delle CBDC, e quindi da spunto anche per progetti in fase meno avanzata come appunto l’euro digitale.
Conclusioni
L’impressione generale, comunque, è che quello delle CBDC sia per le banche centrali un progetto di lungo, se non lunghissimo termine. Occorre probabilmente modificare una serie di abitudini di pagamento: è vero che, secondo una recente indagine della BCE, solo il 22% degli intervistati dichiara di pagare in contanti (contro il 55% che dichiara di preferire pagare con le carte e il 22% è indifferente), ma la realtà dei fatti contraddice queste dichiarazioni, poiché nei negozi le carte hanno una quota di mercato inferiore rispetto ai contanti, dato che il contante è stato utilizzato nel 59% delle transazioni, mentre le carte sono state utilizzate solo nel 34% delle transazioni[11]. È quindi evidente la difficoltà di far adottare una modalità di pagamento ulteriore (e, con ogni probabilità, sensibilmente più complessa per gli utenti) in un contesto che in fin dei conti non ha ancora una completa confidenza nei mezzi di pagamento elettronico più “tradizionali” come appunto le carte di credito.
Probabilmente, se si vuole promuovere l’adozione di una CBDC nel lungo periodo andrà anche riconsiderato il rapporto dei cittadini con la tecnologia, dato che le criptovalute non sono ancora appannaggio della gran parte della popolazione. In Europa, il numero degli utenti delle criptovalute è diminuito nel 2022 (circa 31,8 milioni di utenti, anche se il trend complessivo è comunque in crescita), e in generale si è ancora ben lontani sia da una mass adoption, sia probabilmente da una consapevolezza e conoscenza diffusa in materia[12].
D’altro canto, però, è ben possibile che l’adozione delle CBDC e le azioni che verranno poste in essere per favorire l’adozione delle stesse abbiano conseguenze positive anche per il settore crypto in generale: è infatti probabile che, se si abituano i cittadini all’utilizzo di un wallet, al pagamento tramite valute digitali, e in sostanza al funzionamento in concreto della blockchain per l’effettuazione dei pagamenti, i cittadini stessi saranno maggiormente propensi a misurarsi anche con le criptovalute. Del resto, anche con l’avvento delle CBDC, le criptovalute (e financo le stablecoin) non sembrano affatto destinate a sparire, ma semmai a coesistere con quelle delle banche centrali, anche se ovviamente molto dipenderà dalla regolamentazione che verrà adottata in materia di CBDC nel prossimo futuro[13].
Note
[1] M. Mangia, L’euro digitale? Meglio “all’ingrosso”, Repubblica.it, 19 giugno 2023
[2] Si veda al riguardo P. Licata, Euro digitale, la Bce: “Possibile l’integrazione con il sistema di pagamenti Ue”, Corrierecomunicazioni.it, 29 maggio 2023
[3] BCE, Panetta: potremmo introdurre l’euro digitale tra tre o quattro anni, La Stampa (lastampa.it), 24 maggio 2023.
[4] J. Conrad, Come sta andando lo yuan digitale in Cina, Wired.it, 1° dicembre.2022
[5] Si veda al riguardo l’intervento di Christian Miccoli, CEO e Co-founder di Conio, ad un recente convegno (https://www.youtube.com/watch?v=9s8x92CDCt8&t=60s).
[6] C. Monnet, Digital Euro: An assessment of the first two ECB progress reports, European Parliament’s Committee on Economic and Monetary Affairs, aprile 2023, 19.
[7] A. Sarkar, A partire da Maggio i dipendenti pubblici della città cinese riceveranno lo stipendio in yuan digitale, Coitelegraph, 24 aprile 2023
[8] J.Conrad, op. cit., 1° dicembre 2022
[9] J. Coghlan, Lo yuan digitale cinese ottiene la funzionalità di smart contract e nuovi casid’uso, Cointelegraph, 20 gennaio 2023
[10] Ibidem.
[11] C. Monnet, op. cit., European Parliament’s Committee on Economic and Monetary Affairs, aprile 2023, 19.
[12] Organismo Agenti e Mediatori, Survey – Le criptovalute: conoscenza, consapevolezza, fiducia e percezione del rischio di Italia, Francia e Spagna, giugno 2023
[13] A. Graziani, «Valute digitali e stablecoin, il futuro è la coesistenza», Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2021