“Non si accettano contanti”. Stante la rapida evoluzione digitale del mondo dei pagamenti, non è difficile immaginare che tra qualche anno potremmo leggere questa frase sul registratore di cassa del nostro negozio di fiducia. Del resto, questa è già realtà in alcuni paesi del Nord Europa, dove i piccoli negozi spesso evitano di accettare il contante per contenere rischi sanitari e rischi di rapine.
In questo caso, però la ragione sarà legata non a ragioni contingenti (quali sicurezza sanitaria e sicurezza fisica) ma sarà l’effetto della digitalizzazione dei mezzi di pagamento, del denaro in sé.
Criptovalute delle banche centrali, ecco la risposta del G7 alla Cina
La sperimentazione di valute di stato digitali
È oramai ampiamente diffusa a livello globale la sperimentazione di valute di Stato digitali emesse dalle Autorità centrali. Si tratta di una rappresentazione virtuale delle monete di stato: anziché stampare euro, dollaro, yuan o rublo in contante, le banche centrali emettono monete virtuali.
Ma cosa cambia rispetto ai pagamenti digitali che già eseguiamo mediante carte o app? Anche in questo caso, infatti, si potrebbe pensare che la transazione abbia ad oggetto una moneta digitale. In realtà, nei pagamenti che eseguiamo digitalmente, l’oggetto della transazione è la versione digitale dei biglietti e delle monete emessi dalle banche centrali e depositati presso le istituzioni finanziarie private, che hanno il compito di mantenere riserve e depositi a sostegno della moneta. Al contrario, una moneta digitale emessa dalla banca centrale (CBDC, Central Bank Digital Currency) è universalmente e direttamente accessibile da parte degli utenti senza l’ausilio di un intermediario bancario. Da qui la prima conseguenza di ordine sistematico: la digitalizzazione della moneta dovrebbe comportare in primo luogo l’estromissione delle banche commerciali dall’obbligo della riserva obbligatoria: nell’ambito dell’operatività di una CBDC la passività sarebbe detenuta dalla banca centrale e l’utente maturerebbe un diritto di credito direttamente nei confronti di quest’ultima.
Lo stato dell’arte
“La valuta digitale porterà a un più efficiente ed economico sistema di gestione della valuta”, queste le parole con cui la Ministra delle finanze di Nuova Delhi Nirmala Sitharaman, presentando la finanziaria 2022, ha annunciato che l’India lancerà nel 2022-23 la sua rupia digitale.
Ad oggi, sono dieci i Paesi che hanno completato con successo il lancio di una valuta digitale della banca centrale (Bahamas, le nazioni della Banca centrale dei Caraibi orientali[1], Nigeria e Cina), 14 Paesi sono nella fase pilota con le loro CBDC e stanno preparando un possibile lancio completo e 87 Paesi stanno studiando la possibilità di introdurla nel proprio paese, compresa la Federal Reserve degli Stati uniti e la Banca centrale europea (Bce)[2].
La pioniera del lancio della valuta digitale è stata certamente la Central Bank of the Bahamas, che nel mese di ottobre 2020 ha reso disponibile il suo “Sand Dollar,”; ma il primato per la migliore strategia mediatica nella diffusione della propria CBDC va senza dubbio riconosciuto alla Cina, che ha approfittato dell’interesse massmediale connesso alle Olimpiadi di Pechino per lanciare la versione digitale dell’yuan, l’e-cny.
L‘e-cny cinese
I visitatori, utenti e giornalisti dei Giochi Olimpici possono scaricare un’app di portafoglio digitale in e-cny e così usufruire di una forma di pagamento che, grazie ad un metodo completamente contactless, tutela gli utenti dalla diffusione dell’epidemia da Covid-19. Inoltre, per dare supporto ai potenziali utenti dell’e-cny, sono stati predisposti numerosi punti informativi dedicati e per una più facile gestione dei pagamenti è stata concessa la possibilità ai clienti di acquistare dei braccialetti collegati all’app che consentono di effettuare il pagamento mediante una semplice “strisciata” sulla cassa. Il debutto internazionale dell’e-cny segue più di un anno di prove pilota in una dozzina di regioni in tutto il paese. Alla fine del 2021, oltre 260 milioni di persone possedevano portafogli in e-CNY e le transazioni totali in yuan digitali hanno raggiunto quasi 90 miliardi di yuan (14 miliardi di dollari o 12 miliardi di euro).
“Yuan digitale”, la Cina procede: arma finale per la supremazia geopolitica e monetaria
Nel frattempo negli Usa
Mentre la Cina sperimenta la prima messa in strada della sua CBDC, l’UE e gli Stati Uniti sono ancora alla fase embrionale della sperimentazione.
Dal fronte europeo si attende una risposta sulla strada da percorrere nel 2023, anno in cui dovrebbe concludersi il progetto di studio dell’emissione dell’euro digitale iniziato nel 2021. A Washington D.C., per quanto ne sappiamo, non hanno iniziato a testare il lancio del dollaro digitale, ma la Federal Reserve ha recentemente pubblicato un rapporto sul tema, intitolato “The U.S. Dollar in the Age of Digital Transformation”. Il documento discute i potenziali benefici e rischi di una CBDC nell’economia statunitense e cerca di generare un dialogo sulla questione, senza tuttavia accennare ad un progetto sperimentale di emissione del dollaro digitale. A buon punto nella progettazione pilota delle valute digitali di stato si collocano Russia, Iran e Giappone, che promettono il lancio delle loro CBDC entro la fine del 2022. Mentre la Svizzera si trova alla soglia della seconda fase di testing del progetto di sperimentazione della CBDC messo a punto dalla Banca Nazionale Svizzera, da cinque banche commerciali, dalla Banca dei Regolamenti Internazionali e da SIX, il principale fornitore di servizi di infrastrutture finanziarie in Svizzera. Novità arrivano anche dal continente africano: pare, infatti, che dopo il lancio dell’e-naira da parte della Nigeria, le banche centrali del Ghana, dello Zambia e del Kenya abbiano avviato uno studio di fattibilità delle rispettive valute digitali.
Ma cosa rende tanto lunga la fase di sperimentazione di una CBDC?
Tra tutti gli aspetti da soppesare, il punto nevralgico della sperimentazione è certamente rappresentato
dalla ricerca della modalità di emissione della CBDC “più calzante” e della conseguente tecnologia di base idonea a supportare il sistema di CBDC scelto (le cui differenze ci accingiamo a descrivere).
L’architettura e l’infrastruttura della CBDC
Le Central Bank Digital Currencies possono essere emesse direttamente dalla Banca Centrale: in questo caso l’autorità centrale gestisce l’intera filiera di emissione della moneta fiat digitale, preoccupandosi di registrare e gestire tutte le transazioni al dettaglio con l’utente, che matura un diritto di credito direttamente nei confronti della banca centrale.
Nel caso in cui, invece, la Banca Centrale dovesse decidere di utilizzare un modello di emissione indiretta, l’utente riceverebbe la moneta digitale per il tramite di intermediari finanziari privati, appositamente delegati, mentre la Banca Centrale si occuperà dei pagamenti all’ingrosso.
Esiste poi la possibilità di creare un modello di gestione ibrido, che prevede il controllo e la gestione accentrata dell’emissione della valuta digitale di corso legale da parte della banca centrale (come nel modello diretto), con una esternalizzazione della gestione del sistema operativo ad istituti privati.
L’adozione del modello di emissione diretto o ibrido potrebbe determinare i problemi tradizionalmente legati alla disintermediazione: una crescita dei tassi applicati dalle banche dovuta alla progressiva perdita di depositi e di riserve di denaro. Mentre il modello indiretto potrebbe neutralizzare le prospettive di inclusione finanziaria e di una maggiore accessibilità ai pagamenti attese dall’ingresso della CBDC.
Quanto all’infrastruttura della CBDC, può essere centralizzata: in questo caso, la condivisione dei dati e le transazioni avvengono per mezzo di un unico deposito digitale gestito esclusivamente dalla banca centrale; oppure decentralizzata, ossia emessa tramite “registri digitali” (DLT – Distributed ledger technology) in cui ogni nodo-utente di un network peer to peer partecipa attivamente al processo di collezione delle transazioni con CBDC, come avviene in una qualsiasi blockchain.
Ogni sistema di design di un sistema CBDC comporta un certo grado di rischio e benefici: benché la distribuzione e il decentramento promettano di migliorare la resilienza del sistema e l’accessibilità ai pagamenti, non si può tacere sulle criticità che potrebbero sorgere circa l’affidabilità in termini di privacy e sicurezza.
Prospettive e sfide
A favore dell’emissione di una CBDC concorrono certamente i minori costi di emissione rispetto a quelli legati al conio e alla stampa di monete e banconote, nonché al loro trasporto e custodia. I costi dovuti al lancio di una CBDC dovrebbero, infatti, essere limitati allo sviluppo della tecnologia che la gestisce e la supporta, che verrebbero ad essere assorbiti nel lungo termine (la c.d. scalabilità). E ancora, benefici potrebbero registrarsi in termini di incremento di pagamenti offline e istantanei, accessibilità immediata e rapida al denaro, resilienza del sistema di pagamento, interoperabilità di diversi sistemi di CDBC. A questi si aggiunge l’aspirazione alla realizzazione di una effettiva inclusione finanziaria nei mercati emergenti: consentire anche a chi non è titolare di un conto presso una banca privata di utilizzare i pagamenti digitali.
Di contro, si teme un abbassamento del livello di tutela della privacy e dell’anonimato degli utenti. Di certo l’obiettivo non è quello di un anonimato assoluto, che potrebbe facilitare le transazioni illegali e compromettere il rispetto delle regole collegate alla verifica dell’identità del cliente (Kyc, “Know your customer”) e all’antiriciclaggio (Aml, Anti-money laundering). Ci si riferisce piuttosto al potenziale accesso da parte delle banche centrali o degli intermediari privati dell’enorme numero di informazioni connesse all’identificazione dell’utente la tipologia e l’entità delle transazioni (rischi che sono stati ad esempio adombrati dal governo britannico in relazione all’introduzione del digital yuan). Simili criticità potrebbero invece scemare in un sistema di CBDC decentralizzato, soggetto tuttavia a rischi di perdita e furto delle credenziali di accesso all’account o del proprio token.
Conclusioni
In ambito tecnologico ed economico accade sovente che il “first mover” sia in grado di influenzare il mercato globale, diventando modello e competitor per il resto del mondo. Questa è la ragione per cui gli esperimenti condotti dalla Cina per un renminbi digitale rappresentano una fonte di crescente preoccupazione per le restanti economie dominanti. Timori che sono stati espressi, più o meno velatamente, dalle rispettive autorità.
Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha recentemente dichiarato a proposito dello studio sull’euro digitale: “Dobbiamo agire insieme sulle questioni digitali per mantenere il controllo delle attività economiche essenziali e stabilire gli standard più elevati per i nostri cittadini.”
Oltreoceano, il senatore della Pennsylvania, Pat Toomey, secondo un rapporto recentemente pubblicato da Reuters, avrebbe inviato una lettera al Segretario di Stato Antony Blinken e al Segretario del Tesoro Janet Yellen affermando: “L’importanza di rimanere i leader nell’economia digitale globale e sostenere le nuove innovazioni come le valute digitali è sinonimo di dominio significativo della concorrenza strategica con altri paesi, tra cui la Cina”.
Fare la mossa giusta nell’implementazione della propria CBDC potrebbe essere determinante per i mercati finanziari e sconvolgere drasticamente il sistema finanziario globale.
Non sappiamo con certezza quale sarà il sistema di emissione della CBDC più adottato da parte delle Banche Centrali, né quale tecnologia di base si rivelerà più idonea a soddisfare gli interessi in gioco. Quel che è certo è che oggi le Banche Centrali di tutto il mondo hanno la possibilità di prendere decisioni che gli consentiranno di guidare la prossima fase economica-digitale o di subirla.
Note
- Antigua e Barbuda, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Dominica e Montserrat. ↑
- Vedi la mappa globale pubblicata dal Consiglio Atlantico, https://www.atlanticcouncil.org/cbdctracker/. ↑